Gigante crocevia per la Coppa del Mondo femminile

L’ho già detto e scritto, mi ripeto: il gigante a livello femminile, per me, sarà il crocevia verso la Coppa del Mondo generale. Chi vuole vincerla deve andarsi a prendere i punti soprattutto lì, come sta facendo Lara Gut in questo momento. Ma era già chiaro a inizio stagione. Tra le porte larghe Lara si gioca tanto, rispetto a Vonn, che pure ha vinto ad Aare. Rebensburg e Weirather? Stesso discorso. A Lienz era l’ultima chiamata per loro, hanno risposto presente. Quindi per la Coppa ci proveranno anche loro, pur essendo indietro. Difficile rimontare, ma almeno a Lienz hanno dimostrato di esserci.

GUT – Momento fantastico per Lara sotto ogni punto di vista, in Svizzera si sta parlando ovviamente molto di lei. Ci sta mettendo tanto, tantissimo del suo e ha anche un po’ di fortuna che non guasta. Tutto sta girando nel verso giusto. L’aspetto che mi preme sottolineare è il fatto che quest’estate lei e il suo staff si sono resi conto che avevano bisogno di una mano, di un aiuto ulteriore da chi ne sa. L’hanno fatto e i risultati si vedono. Morisod, Cuche per il nuovo materiale, anche Ravetto. Tutti hanno dato il loro contributo. Per il resto, rimarco anche la grande preparazione fisica di Lara, ma quella c’è sempre stata. Infine, aggiungo un pensiero sulla nuova ‘scarpa’, che secondo me si adatta perfettamente al tipo di sciata di Gut. Se continua il trend positivo sarà difficile anche per la Vonn batterla, ma come sappiamo poi le situazioni nello sci cambiano in fretta. Quindi vedremo già come andrà a gennaio.

ITALI– A Soelden le gigantiste azzurre erano molto in forma, secondo me è stata buona l’idea di andare più tardi in Argentina, a Ushuaia. Sono uscite bene da quell’allenamento, con le buone condizioni trovate negli ultimi giorni in Sudamerica. Poi ho visto un calo evidente in terra francese e un calo anche nella prima manche a Lienz, dove la situazione è migliorata alla fine. Per me rimane una squadra forte che può condizionare, in gigante, anche la lotta per la Coppa del Mondo generale, togliendo punti alle atlete che lottano per la classifica finale, ma nelle ultime gare non è successo più di tanto. Mi sembra che a volte si accontentino un po’ tutti e invece si può fare di più. Bassino? Non vedo passi avanti, secondo me bisogna rivedere qualcosa sotto l’aspetto fisico, che è molto importante. Sono curioso di rivedere Francesca Marsaglia, che a Lienz finalmente ha fatto due buone manche, e le sorelle Curtoni.

SLALOM – In questo momento è la disciplina più aperta senza Shiffrin. Partirei però da Aspen, dove Mikaela aveva dato una mazzata morale a tutti, atlete ed allenatori, perché quelle due gare lì avevano messo in chiaro quanto ci fosse ancora da lavorare per le altre ‘presunte’ big prima di raggiungere il livello del’americana. Aggiungo che a Lienz mi è finalmente piaciuta la tracciatura della seconda manche, non la prima, ancora troppo facile. Mi sembra che a volte si cerchi di ‘camuffare’ il livello, in slalom, tracciando appunto in maniera semplice, in modo da poter avere gare più combattute. Una considerazione che ho già fatto negli ultimi tempi: secondo me lo slalom è diventato importante per vincere anche in gigante. Finora soprattutto a livello maschile, ma ci stiamo arrivando anche con le donne. Tra i maschi lo vedo come un supporto importante pure per il gigante. Vhlova? Mi ha sorpreso per come ha gestito la seconda manche ad Aare, senza tremare. Porta una sciata diversa ed è vero che ricorda un po’ Vreni Schneider. Ha questa caratteristica tecnica: toglie l’esterno a fine curva, quasi lo alza per riuscire a invertire velocemente. E’ abbastanza interessante, una sciata più di forza sicuramente rispetto a Shiffrin, che è più fluida, più continua, più bella da vedere.

SLALOM ITALIA – Quand’ero direttore tecnico della Svizzera mi ero trovato in una situazione simile. Non ci sono ricette magiche, avevo preso gente come Holdener e Feierabend e per due anni avevo fatto un lavoro soprattutto sulla quantità. Qualcosa di buono poi si è visto. Lo slalom necessita di ore, ore e ore di allenamento e migliaia di pali, soprattutto per ragazze tra i 16 e i 18 anni. Ce l’ha insegnato papà Kostelic con la sua filosofia, che era la seguente: fino ai 22 anni, incremento sempre la mole di lavoro di anno in anno. Aumentando quindi le giornate di sci. Poi invece dai 22 anni in avanti lavoro più sulla qualità e meno sulla quantità. Se non c’è il grande talento in questa disciplina, bisogna allora costruire una squadra di slalomiste giovani, ma farle lavorare moltissimo.

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