Sembrava il Direttore Sportivo naturale, invece…
Se anche un coach non proprio ‘ravettiano’ come Alberto Ghezze affermava che «quello a rigor di logica era il posto di Claudio», qualcosa vorrà pur dire.
GAME OVER – Claudio Ravetto, il direttore tecnico dello sci alpino maschile, non ha più trovato spazio nei piani dei vertici della Federazione Italiana Sport Invernali. Finisce un’epoca, si conclude un’era. Ravetto ha avuto tanti meriti. Ha vinto tanto, fra medaglie iridate ed olimpiche, ma il suo grande risultato è stato quello di portare in questi anni lo sci alpino maschile fra gli sport italiani più vincenti. Mica roba da poco. Ravetto, circondato ovviamente da validissimi collaboratori, sarà ricordato in questi anni come il tecnico che ha sdoganato l’Italia dello sci, che è riuscito insomma a creare un movimento di atleti vincenti, un gruppo competitivo di ragazzi, sciatori con una nuova mentalità, quella di non accontentarsi mai, di provarci sempre, di rischiare. Vi ricordate l’oltre Tomba? Ecco, l’opposto.
I RISULTATI – Dopo l’oro olimpico di Vancouver, dove era già dt, un quadriennio superlativo. Le vittorie 13, 41 i podi, 214 volte nei ‘top ten’su 150 gare. Poi 7 medaglie mondiali e due olimpiche. Non male. Valido tecnico e stimato motivatore, è stato in contrasto qualche volta con alcuni atleti e dirigenti, come è normale che sia d’altronde, ma tutti hanno sempre riconosciuto il suo ruolo ed è stato sempre apprezzato. «Se non Ravetto, chi nel ruolo di Direttore Sportivo? Claudio è uno che di idee ne ha eccome», ha sempre sostenuto Gianluca Rulfi. «La persona giusta al posto giusto», diceva Raimund Plancker. E poi l’impegno per la ricerca, dal centro Mapei, a Novarello, lo sviluppo dei rapporti con Ushuaia, le novità e le strumentazioni per la preparazione atletica grazie ad una serie di collaboratori che lo hanno sempre accompagnato (ricordiamo fra questi Vittorio Micotti e Stefano Maldifassi). E poi quella schiettezza con cui ha attaccato il malcostume morzentiano rimarrà nella storia di questo sport. Tanti pregi, anche difetti ed errori, come ad esempio l’ostinarsi in certe occasioni a non riempire i contingenti in Coppa del Mondo.
CON RODA ‘MURO CONTRO MURO’ – Il ruolo di DS sembrava apposta disegnato per lui. Ma forse ha fatto un errore di tattica, di trattativa, di approccio. Si è scontrato con il presidente Flavio Roda su ruoli e competenze del Direttore Sportivo. Non ha mediato, non ha fatto presente, probabilmente sbagliando, che dietro aveva consenso e stima. Ha perso lui nel ‘muro contro muro’, nel volere ‘carta bianca’, potere decisionale. Ha sbagliato tatticamente? Forse però è anche questo un pregio e un suo tratto distintivo. La convinzione e la coerenza di metterci sempre la faccia, di non scendere a patti e a mezze misure. Di credere in quello che si fa. Ed è questo che ci mancherà di Claudione…