Trenta podi in Coppa del Mondo (il primo dodici anni fa), otto vittorie, un bronzo iridato uscente in superG, ma anche tre Mondiali consecutivi saltati per infortuni, una serie infinita di guai fisici, muscolari, ai legamenti crociati anteriori di entrambe le ginocchia, alla cartilagine, cadute, giramenti di testa (saltò la seconda gara di Lake Louise delle tre disputate a dicembre 2022, ma nella prima e nella terza salì comunque sul podio!), due stagioni intere praticamente ai box (2019-2020 e 2020-2021, due sole gare disputate). Insomma, chissà come sarebbe potuta essere la carriera di Cornelia Hütter, austriaca, classe 1992, originaria di Kumberg, vicino a Graz, non esattamente immerso nelle montagne, ma appartenente a un Bundesland che di campioni ne ha sfoggiati tanti, con un percorso più lineare e fortunato. Eppure, Conny, questo il suo soprannome, il sorriso non l’ha mai perso. E’ detentrice della Coppa di specialità in discesa, ha già vinto due gare nel 2024-2025 (discesa a Beaver Creek, superG a St. Moritz) e si racconta così a Race Ski Magazine a pochi giorni dai Mondiali di Saalbach.
Cornelia, subito due vittorie a inizio stagione. Ti aspettavi un avvio così?
«Sicuramente abbiamo svolto una buona preparazione estiva, è stato il primo passo per affrontare al meglio la nuova stagione ed è stato molto bello iniziare così. Ma aspettarsi questo è impossibile. Diciamo che l’inizio di stagione è stato un sogno per me. Sono felice e soddisfatta».

Tanta gloria, molti infortuni. Quanto è difficile recuperare la fiducia per una specialista della velocità?
«La mia carriera è forse diversa da quella di altre atlete. Sì, ho passato molto tempo a casa e anche sul… divano, devo dire, ma tutto sommato questa è la mia vita, questa è stata la mia carriera, questa è la storia dello sport scritta per me e devo accettarla. Ho avuto giorni belli, giorni brutti, come tanti altri: alcune volte mi sono sentita giù di morale perché avevo quasi paura di tornare o di farmi male ancora e avevo perso la fiducia in me stessa, anche se credo sia normale. Quando si è infortunati forse si ha questa sensazione spesso, ma ora ammetto di riuscire a gestire il tutto. Anni e anni di Coppa del Mondo e di gare mi hanno insegnato a controllare meglio tali situazioni, quindi quando mi tornano in testa dei pensieri negativi so che posso cambiarli e trasformarli in positivi. E’ qualcosa che di sicuro non mi mancherà, ma che è stata parte integrante della mia vita».
C’è rivalità tra i vari “Länder” austriaci? Ti abbiamo vista festeggiare la Coppa con Götschl e Schmidhofer, stiriane anche loro.
«Renate è molto famosa, una delle discesiste di maggior successo non solo in Styria, ma di tutta l’Austria. E’ bello perché per me è una leggenda fin da quando ero bambina. Io iniziavo la mia carriera e lei la terminava, ma l’ho vista sciare, gareggiare, ed è stato unico! Dopo che ho vinto la Coppa di discesa c’era anche lei insieme a me e a Nicole Schmidhofer: siamo tre ragazze stiriane, abbiamo festeggiato insieme ed è stato davvero molto divertente. Io vengo da un piccolo Paese vicino a Graz e quella zona lì in effetti non è troppo famosa per gli sciatori, non ci sono molte montagne alte, ma solo piste che si possono percorrere; non come il Tirolo, certo, o altri Länder. Ma tutto sommato siamo austriaci e non importa da dove veniamo, abbiamo la stessa passione, la stessa voglia e lo stesso stile di vita, ci piace sciare, amiamo lo sport e questa è la cosa più importante».

In Italia abbiamo grande tradizione negli sport invernali, ma domina comunque il calcio. Quant’è difficile invece per uno sciatore austriaco entrare in squadra nazionale?
«Molto difficile, davvero: non siamo così grandi come l’Italia, come Paese, però tutto sommato abbiamo una squadra forte e una squadra molto forte di velocità; per entrare in Coppa del Mondo devi essere sempre al massimo, abbiamo le qualificazioni all’inizio della stagione, siamo in tante, è tosta. Anche il calcio in realtà è uno sport importante nel nostro Paese, ma credo che lo sci lo sia di più, perché rimane lo sport nazionale. È bello. Sicuramente abbiamo molta pressione, ma penso che quando si ha l’attenzione dei media è comunque gratificante. Gareggi e ti seguono tutti, hai la risposta dei quotidiani, delle tv, del pubblico e tutto sommato a un certo punto impari a convivere anche con la pressione e con i rischi che corri in pista. Io comunque mi metto tanta pressione da sola. Quindi, non c’è problema».
Soddisfatta della carriera finora? Rimpianti?
«Sono stata molto soddisfatta dei miei primi anni in Coppa del Mondo, perché entravo nel sistema senza esperienza e senza pressioni, il mio unico obiettivo era sciare e mi piaceva, e sciavo anche prendendomi molti rischi. Poi è arrivato quel momento che conoscete e ho passato molto tempo… a casa con le ginocchia malandate o altro. Anche gli ultimi anni sono stati belli perché dopo tanti infortuni pensi addirittura di smettere e invece ecco la mia seconda possibilità dopo i tanti problemi passati. Mi sono divertita molto in generale e non ho rimpianti, certo a volte penso “forse con meno infortuni avrei potuto avere più successo”, ma è anche vero che ho imparato molto, ho sviluppato tutta una mia routine particolare, e anche il mio carattere è cambiato e si sta sviluppando in maniera diversa. Sì, sono davvero soddisfatta di tutto».

Quanto è importante la scelta corretta dei materiali in velocità e quanto tempo ci si spende?
«Non è facile, per niente, dipende dalla neve, dai segni o dai minimi dettagli che trovi in pista, soprattutto quando si ha molta velocità. È bello quando gli sci non fanno troppe curve, allora in quel caso utilizzi sci diversi. Quando hai parti ripide in discesa e superG devi trovare degli sci più “facili”. Dobbiamo sistemare tutto nella nostra skiroom, ma in generale abbiamo dai 5 agli 8 sci da velocità davvero buoni, quindi sì, l’inizio della stagione è sempre quel momento non semplice in cui devi trovare il materiale giusto, ma con noi ci sono sempre anche gli sci della stagione precedente. La cosa più importante è avere grande fiducia nel proprio skiman. Gli racconto ogni volta le mie sensazioni e tutte le cose che sento di condividere su come “girano” gli sci e così via. Quindi prendere una decisione è solo una questione di parole, di fiducia. Credo che quando l’obiettivo è essere veloci bisogna fare il lavoro giusto e fidarsi del proprio skiman».
Che rapporto hai con l’Italia? Si è sviluppata un’amicizia particolare con qualche atleta azzurra?
«Tutto sommato le grandi Nazioni sono sempre in una bolla, noi rimaniamo un po’ tutte nella nostra bolla. Forse nelle piccole Nazioni si ha bisogno l’uno dell’altro per gli allenamenti, per i video, ma quando si è in una grande squadra come l’Austria, siamo tutti incastonati dentro la nostra squadra. Sicuramente ci rispettiamo a vicenda, ma non abbiamo legami al di fuori del weekend di gara. Poiché tutti sono in un tunnel, tutti si allenano molto con la squadra, in inverno non abbiamo tempo per guardare a destra o a sinistra. A volte abbiamo un giorno, due di riposo e magari ci rilassiamo sul divano, neanche usciamo. Tutto sommato ci rispettiamo, ci piacciamo, ma non è facile trovare un amico nel circus della Coppa del Mondo perché non c’è tempo per questo. Mi piace l’Italia, la cultura, il cibo, la pizza e il tiramisù in particolare. È sempre speciale stare in Italia, anche in inverno con le Dolomiti, ma pure in estate è davvero splendido per le vacanze e tutto il resto. Sì, mi piace molto l’Italia».

Cosa ne pensi di un futuro legato a team magari sponsorizzati, come nel ciclismo, con gare anche nell’altro emisfero?
«Ci sono le varie marche di sci, ovviamente, e penso che in generale il sistema sia molto vecchio e che vogliano cambiarlo, dall’alto. Ma è anche bello gareggiare per il proprio Paese, io voglio gareggiare per l’Austria e avere una squadra austriaca, non voglio cambiare tutto questo.
Gareggiare nell’altro emisfero? Per quanto riguarda la velocità è molto difficile, perché abbiamo bisogno di tempo per prepararci, non è sempre facile trovare piste di velocità, bisogna trovare spazio e tempo per preparare la pista di discesa, costa molto lavoro, è più facile fare slalom, in questo senso. Sulle piste da discesa serve anche tanta sicurezza. Abbiamo bisogno di tempo per prepararci, anche per i ragazzi e le ragazze che arrivano in Coppa del Mondo e sono giovani. È davvero importante avere il nostro mese di allenamento in Cile o a Ushuaia, dove abbiamo le piste, il tempo, senza fretta, e se saltiamo quel periodo per gareggiare, diventa complicato. Non penso sia la direzione giusta da prendere».
Ultime gare?
«St. Anton e Cortina. Ero ammalata. Sicuramente è stato un brutto momento, a St. Anton il venerdì ho sentito la febbre, i brividi, non ero più nel mio corpo. Così non è facile pianificare la giornata e la preparazione come piace a me, come volevo fare io. I weekend a St. Anton e Cortina non sono stati dei migliori, no, me la sono cavata, ma non proprio bene. In ogni caso ora sono a posto e non vedo l’ora di gareggiare a Garmisch e soprattutto e ai Campionati del Mondo a casa. Ci sarà un po’ di allenamento prima, spero che tutto sia pronto per l’evento più importante della stagione».