Se ne è andato Armando Trovati, maestro di immagini

Una vita a fotografare, immortolare, scattare, mettere a fuoco, sottolineare. La fotografia è arte ma anche cronaca, è racconto e romanzo, è descrizione. E’ punto di vista, è essere obiettivi grazie a un obiettivo. Mettere in risalto, mettere a punto, mettere come priorità. Per Armando Trovati anche critica, presa d’atto, scelta. Armando era uno dei più grandi fotografi. Non solo di sci, non solo di sport. Un cancro l’ha portato via a 73 anni a Milano. Fotografo prima di cronaca nera, fra le foto più celebre in materia quella del delitto Calabresi, anno 1972. Non solo sci, ma anche calcio, ciclismo, automobilismo. Calcio? La foro mitica di Marco Tardelli che urlava a squarciagola alla finale poi vinta nel Mondiale 1982 in Spagna. Ciclismo? Le rampe, le discese, la pianura, insomma ogni angolo di Italia al Giro, grande passerella nazionale a pedali. E poi lo sci, di cui era, dal punto di vista fotografico, il pioniere, l’inventore, il numero 1.

Marco Tardelli

PRIMO FOTOGRAFO NELLO SCI – In una parola, il maestro. Tutta la Coppa del Mondo fin dal 1969, passando per Mondiali e Olimpiadi. E fra gli eventi a cinque cerchi, spicca il ruolo di foto manager di tutti i siti olimpici a Torino 2006, l’indimenticabile Olimpiade di casa. Fotografo per eccellenza delle gesta di Alberto Tomba e suo grande amico, fino ai campioni di oggi. Con Tomba di tutto, di più: ovunque al suo seguito. Nel 1975 mitico fu quello scatto nel parallelo in Val Gardena ad Ingemark Stenmark che poi cadendo cadendo decretò la vittoria al nostro Gustav Thoeni (particolare, solo il suo obiettivo era sullo svedese). Partito da collaboratore dell’agenzia AP, fondò nel 1978 Pentaphoto e fino all’anno scorso era ancora a presidiare qualche tappa del circo bianco. Armando è stato non solo padre ma anche maestro di Alessandro e Marco, ora i fari dell’agenzia milanese. «I figli quando crescono vedono generalmente il papà la domenica a pranzo, io con mio padre ho girato il mondo, vissuto esperienze indimenticabili. Per me e Marco è stato padre e maestro, quindi riferimento nella vita e nel lavoro», ci dice Alessandro…

Alberto Tomba

 

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