A Zurigo sono i giorni del tradizionale meeting autunnale, delle riunioni delle commissioni e dei settori e delle ultime decisioni in vista dell’ormai imminente inizio della stagione agonistica, che scatterà esattamente tra un mese sul Rettenbach di Sölden.
A pochi giorni dalla morte di Matteo Franzoso, al centro delle discussioni non può non esserci la sicurezza. «Questa è la nostra priorità numero uno, non c’è niente che le si avvicini nemmeno lontanamente – afferma il presidente della FIS Johan Eliasch – L’ecosistema che circonda gli sport d’élite è complesso e dipende da molti fattori e parti interessate, ma se c’è un’organizzazione che può fare da guida quando si tratta di mettere la sicurezza al primo posto, questa è la FIS. È nostro dovere farlo».
Il messaggio è chiaro, le prime linee guida sono state tracciate. Si parla di omologazione delle piste di allenamento per garantire condizioni sicure e adeguate, regolamentazione degli standard delle attrezzature e dei protocolli di sicurezza per proteggere gli atleti a tutti i livelli, ma anche di maggiore educazione e consapevolezza in merito alle responsabilità in materia di sicurezza in tutto lo sport.
Nelle scorse ore, sulla questione, è intervenuto anche Marco Büchel, ex sciatore che oggi lavora nel mondo della comunicazione come moderatore di eventi ed esperto tecnico della televisione tedesca. In un post, che riprende la lettera aperta della Fis, scrive: «Le vostre dichiarazioni nella lettera aperta sulla cultura, la consapevolezza o il dialogo tra le parti interessate non sono più sufficienti. Le parole non salvano la vita. La tragica morte di Matteo Franzoso è un altro doloroso promemoria del fatto che lo sci agonistico è passato dall’essere uno sport pericoloso a uno sport estremo ad alto rischio».

Poi lancia la sua idea, ovvero la creazione di un fondo per la sicurezza FIS per «aiutare le stazioni sciistiche e le federazioni a installare reti nei tratti critici delle piste di allenamento in tutto il mondo. Con il finanziamento dal 50% all’80% delle infrastrutture e la restante parte in capo alle località e alle Federazioni, la sicurezza migliorerebbe immediatamente».
Un concetto contenuto anche nelle due proposte della Fisi, delineate nel consiglio straordinario della scorsa settimana. Una prima riguarda la Fis, l’identificazione di alcune piste di allenamento e la messa in sicurezza da parte della stessa Federazione internazionale. Una seconda è rivolta invece all’attività sul territorio italiano, con le attrezzature per l’allestimento dei pendii a carico invece di Fisi, con il supporto del Ministero dello Sport.
Tante idee emergono ogni giorno, alcune praticabili da subito, altre che richiedono passaggi, tempo, confronti e risorse.




