L’idea di un anno sabbatico modello-Maze (ma a 27 anni, non a 32…) era circolata negli ultimi mesi, circola ancora in realtà, ma non trova consensi. Lo stesso folletto di Annaberg ai microfoni di Eurosport dalle Finali di St. Moritz ha già lanciato la sfida ai suoi avversari per la stagione 2016-2017, dal 30 ottobre. Per carità, libero di fare qualunque cosa, ci mancherebbe, ma proprio adesso che arriva il bello? Perché un conto è eguagliare i record, un conto è stabilirne di nuovi. C’è una bella differenza. Ci spieghiamo meglio. Sì, cinque Coppe del Mondo consecutive non le aveva mai vinte nessuno tra i maschi (solo Annemarie Moser-Pröll, tra le donne), ma a quel numero comunque Marc Girardelli ci è arrivato, seppur in otto stagioni. Volete mettere però la soddisfazione di raggiungere quota sei, proprio nel momento in cui, tra l’altro, la concorrenza sembra in aumento per la overall? Insomma, la facciamo breve: non fare scherzi, Marcel Hirscher! Ti vogliamo in pista ancora per tanti anni. C’è anche il tabù oro-olimpico di sfatare, e, come per il suddetto Marc, non è l’albo d’oro a mancare a lui, è il suo nome a mancare all’albo d’oro, perché ci starebbe proprio bene insieme a tanti campioni e molti carneadi…
LEZIONE – Non resta granché di cui parlare sull’austriaco, si è già detto e scritto tutto e i numeri sono chiari. Fra poco li snoccioleremo; a noi piace però sottolineare la sua etica del lavoro, perché di solo talento naturale, per quanto unico, non si vive più, nello sport moderno. E non solo nello sci. Hirscher si nasce, sicuramente, ma non si sopravvive alla sfida dei più quotati avversari se non si lavora quanto o più di loro. Marcel è quel talento che se deve mettere su cinque chili di muscoli in più per contrastare Ligety in gigante li mette, se li deve perdere per resistere alle leggerezza della sciata di Kristoffersen li perde, è quel campione che stabilisce nuovi canoni per il riscaldamento pre-gara, è quel fenomeno che lavora due settimane a cavallo di Natale per colmare il gap da Ted in gigante, e ci riesce, perché salire sul podio sempre va bene, ma a due secondi dall’americano no, non è accettabile per un fenomeno. E da lui, come da Ivica Kostelic, dotato però di meno classe naturale dell’austriaco, bisogna ripartire per insegnare l’etica del lavoro ai giovani. Sono loro i punti di riferimento, per la quantità e la qualità dell’allenamento, atletico e sugli sci. Avete talento? Bene. Lavorate come Marcel e Ivica, altrimenti non vincerete così tanto. E’ questa la grande lezione che continua a lasciarsi Marcel Hirscher.
CARATTERE – Chissà poi perché si è diffusa l’idea, a maggior ragione Italia, che Marcel sia antipatico, anti-personaggio, frase poi che significa tutto e nulla. La fidanzata di Hirscher è una ragazza come tante altre, ma gli sponsor che muove il folletto sono gli stessi dei supercampioni delle neve di sempre, come quantità, qualità e anche cifre a sei zeri. Sulle inforcate, siamo tutti d’accordo: bisogna fermarsi quando si verificano. Subito. Senza se e senza ma, senza aspettare il traguardo. Non sempre è accaduto in passato e lo si è fatto notare con chiarezza. Ma non prendiamo la scusa di questi episodi, pur da condannare, pur verificatisi almeno in 4-5 occasioni, per far finta di non riconoscere un talento cristallino o per allargare poi l’orizzonte a tutto il carattere di Marcel, che nessuno può conoscere bene se non che chi sta accanto tutti i giorni. L’abbiamo incontrato, anche singolarmente, per esempio all’Atomic Day. Hirscher è persona assai intelligente, disponibile con i Media, ma esige domande di alto livello: se saprete porgli delle questioni furbe, intriganti, riceverete risposte molto interessanti…
NUMERI – Trentanove vittorie in tre specialità diverse (se vogliamo equiparare il City event allo slalom, altrimenti sono quattro) nel circuito maggiore, 91 podi, ma non sono questi a impressionarci. No. Sono altri i numeri speciali, li avevamo già dati più volte, ora li aggiorniamo: in 92 gare tecniche disputate dalla stagione 2011-2012, in Coppa del Mondo, Marcel è salito 70 volte sul podio vincendo in 33 occasioni. Pensateci bene, 70 podi in 92 gare. Un numero impressionante. E in gigante sono 35 sulle ultime 43 prove disputate, con 16 vittorie. Un rendimento pazzesco. La sfida sale di livello, perché dalla prossima stagione Kristoffersen e Pinturault potrebbero essere davvero pronti per lottare fino all’ultimo per la conquista della Coppa del Mondo generale, senza dimenticare Svindal e Jansrud. Marcel lo sa e infatti sta allargando il suo campo d’azione, con continuità, al superG, dove quest’anno ha vinto, ottenuto un altro podio in una gara meno tecnica di Beaver Creek come Hinterstoder, e chiuso al sesto posto la graduatoria di specialità senza nemmeno disputarli tutti. Situazione che lo avvicina ai grandi polivalenti del passato modello Zurbriggen e, ancora, Girardelli, nonché Hermann Maier che però gli slalom non li disputava.
Riuscisse a vincere anche in discesa e soprattutto la sesta Coppa del Mondo, la discussione sul più grande di sempre in questo sport, per carità roba solo per giornalisti e fine a sé stessa, ma divertente, andrebbe ancor più di moda, anche se le 86 vittorie di Stenmark probabilmente non le raggiungerà, a meno che non voglia andare avanti ancora 7-8 stagioni a questo livello. Proprio sicuri che non ci stia pensando?