ALTA BADIA – Marco Odermatt è gigante, sempre più gigante. Una classe immensa, una sciata incredibile, una macchina capace di calibrare la potenza. Spingere e gestire, controllare e attaccare. A lui bastano quattro curve per fare la differenza e salutare gli avversari dall’alto. È il padrone della Gran Risa, della Coppa del Mondo e del gigante. Agli altri non basta neppure la manche perfetta per stare davanti all’elvetico. La manche di ieri di Zubcic insegna.
Oggi Odermatt ha fatto il vuoto eppure non sembrava spingere in alto. Ma sul traguardo il tempo è stato ancora una volta dalla sua: 2’28″14 di curve sulla Gran Risa, la pista simbolo del gigante, uno spettacolo irrinunciabile per chi ama lo sci e la competizione. Ha scalfito la sua firma sul ghiaccio badiota per la quarta volta, come Alberto Tomba, una volta in più di Massimiliano Blardone e Kalle Palander. Classe pura, dopo una settimana di velocità in Val Gardena.
Ha impiegato 1″05 in meno di Marco Schwarz, austriaco che si candida a essere il diretto inseguitore di Odermatt in Coppa del Mondo, ora a 92 punti. Non c’è nulla di scontato, è tutto molto aperto ed è sicuramente positivo per il movimento. Ora in terza posizione della generale c’è Zubcic, che oggi non è riuscito a ripetersi, pasticcia un po’ e finisce fuori dal podio. Quarto posto, ma un’altra gara solida per il croato, preceduto dallo sloveno Zan Kranjec, un feeling particolare con l’Alta Badia. Oggi è terzo a 1″22. Restano a guardare, giù dal podio Alexis Pinturault (quinto), Henrik Kristoffersen (settimo), Loic Meillard (nono).
L’Italia, in acque agitate per le dichiarazioni di Luca De Aliprandini dopo la prima manche rincarate e confermate in zona mista al termine della seconda, sorride per il nono posto di Giovanni Borsotti, arrivato nel giorno del suo 33° compleanno. Una bella seconda manche, più in generale un buon momento per il piemontese, aiutato senza dubbio dalla velocità. Ha messo a segno il terzo tempo nella seconda manche, recuperando sei posizioni. Non acciuffava la top 10 dal 2015, quando a Val d’Isère chiuse sesto.
Tredicesimo posto per Filippo Della Vite, non così contento della sua sciata ma felice del clima e dello staff azzurro. Con determinazione respinge al mittente le polemiche e fa quadrato sul team. E Filippo ammette che la sua prestazione dipende solo ed esclusivamente da lui e dalla sua attuale sciata.
Altra bella prestazione di Alex Vinatzer, ventunesimo e sempre più suo agio in gigante, segno che la strada della doppia specialità, voluta dal DT Max Carca, funziona e porta i suoi risultati.
Ventiquattresimo posto per Luca De Aliprandini, partito con un pettorale con il numero scritto a penna, perché il suo ha deciso di lanciarlo in tribuna al termine della manche iniziale. Sembrano essere dietro l’angolo provvedimenti federali per le dichiarazione rilasciate in diretta a Rai Sport. Il giorno dopo il secondo gigante dell’Alta Badia, l’azzurro ha voluto tornare sul fine settimana e ha postato sui suoi profili social. Chiude il messaggio con la spiegazione di quel pettorale numero 18 utilizzato nella seconda manche, dopo aver ceduto l’altro al termine della prima, e scrive: «Ps: il pettorale scritto a penna. SI, ho regalato il mio numero ad un ragazzino appena ho lasciato la zona traguardo, perché avevo fatto male il mio lavoro, quindi mai avrei pensato di qualificarmi per la seconda manche. Pensando di almeno poter regalare un sorriso».
Nelle righe precedenti invece, ha raccontato il resto: «Ok, “Weekend” (domenica/lunedì) difficile sportivamente parlando, sicuramente non quello che mi aspettavo dalle due gare di casa su una pista fantastica come la Gran Risa. Grazie a tutti i tifosi». E poi ancora: «Post gara ancora più pesante dal punto di vista emotivo, mai avrei pensato di sentirmi così vuoto, esausto, con il fiato corto e le lacrime agli occhi. E non per i miei scarsi risultati ma pensando a quanto possa essere grande l’ ego di qualcuno pur di non chiedere SCUSA per trovare un compromesso». Questioni interne, di gruppo, che verranno chiarite tra le parti interessate.