The “next big thing”, come direbbero in America. Già il presente, forse, risponderebbero dalla Svizzera. Soprattutto in un momento come questo, con Gut-Behrami e Corinne Suter (due campionesse olimpiche in carica) infortunate e Flury e Hählen di rientro dopo una lunga riabilitazione.
La fortissima squadra rossocrociata si aggrappa alla classe, alla gioventù, alla serenità di Malorie Blanc, classe 2004, da Anzère, nel Canton Vallese, già iridata juniores in superG nel 2024, con un infortunio grave alle spalle (poco dopo il titolo mondiale giovanile, al ginocchio sinistro), ma anche un primo podio in Coppa del Mondo, seconda in discesa a St. Anton l’11 gennaio 2025, dietro Federica Brignone, e nona in superG il giorno dopo. E’ esplosa una stella? Sembrerebbe proprio di sì. Malorie si è racconta così a Race Ski Magazine.
Malorie, com’è andata la sua estate?
«Mi sento molto bene, fortunatamente. L’estate è trascorsa in maniera splendida, divertente, e soprattutto al 100% in salute rispetto a quella precedente, con un infortunio da affrontare. In quel momento era stato difficile e duro per me tornare in palestra e soffrire un po’. Poi sono riuscita a recuperare un buon ritmo. Tutto sommato è stato interessante vedere come si è sviluppato il lavoro in questa estate senza intoppi rispetto a quella precedente. Anche sugli sci è andato tutto alla perfezione perché abbiamo trovato condizioni splendide sul ghiacciaio, in Svizzera, soprattutto a Zermatt, prima di andare in Cile. Per me è stato un piacere e un onore potermi allenare con Corinne Suter e Jasmine Flury in Sud America, ma anche i ragazzi della velocità. Divertente e interessante il paragone con loro. Sono stati tutti molto amici e aperti con me, mi sono divertita. Poi mi sono allenata un po’ anche a Diavolezza, pure in gigante. Quindi sì direi che la preparazione è andata davvero molto bene».
Ora sente più pressione dopo il primo podio in Coppa del Mondo nel gennaio scorso?
«Io sono la prima a mettere un po’ di pressione su me stessa, perché l’ultima stagione è stata buonissima, meglio di ogni previsione. Ma voglio continuare così, a fare bene, partendo da un’ottima preparazione. Non vedo l’ora di iniziare la stagione e vedere come sarà».

Come ci si sente quando si viene etichettata come “prossimo grande talento” di una Nazione già al top in questo sport?
«Questa è una bella domanda. Potrei dire che sia un po’ complicato, anche se poi in realtà non ci pensi più di tanto, perché altrimenti non riusciresti a sciare senza pensieri e a essere libera mentalmente. La mia idea è di prendere tutto questo come una motivazione forte, perché tutte le atlete che sono in Coppa del Mondo hanno talento, il che rende difficile dire di me stessa “sì sono un grande talento”. Hai talento? Ok, ma devi lavorare per tirarlo fuori al meglio, come per un diamante grezzo. La vedo così. Devo andare avanti continuando a lavorare, migliorare, e poi magari sarà tutto più bello, divertente. Ogni volta mi pongo delle domande, ogni volta voglio fare meglio qualcosa. Ecco, questa è la mia maniera di prendere tale etichetta. Per cercare di andare ogni volta più veloce. E’ bello anche leggere certe cose, certamente, ma c’è ancora un bel po’ di lavoro da fare e sono pronta per quello».
Può raccontarci del podio a St. Anton? Alla sua seconda gara di Coppa del Mondo, ma prima in discesa, proprio come Lara Gut-Behrami nel … 2008.
«Quel momento ovviamente è ben fissato nella mia mente, con tutte le emozioni che ho provato. E’ stato bellissimo, perché dopo l’infortunio non pensavo di tornare in Coppa del Mondo così in fretta né tantomeno di salire sul podio! Invece poi tutto è andato alla perfezione con la riabilitazione, mi sono sentita bene e ho trovato il mio posto nel circuito maggiore. Ho lavorato tantissimo per raggiungere di nuovo il top, ma è stato divertente e una grande sfida allo stesso tempo. Prima e dopo la gara in St. Anton la situazione si è rivelata molto diversa. Prima ho potuto sciare liberamente, senza pensare troppo; poi la mia mente ha iniziato a elaborare quanto accaduto, con tante attenzioni attorno a me e tutto è stato diverso, ma anche affascinante da analizzare. In estate ci ho ripensato e ho visto quel podio come una motivazione in più per continuare a lavorare duramente, per tornarci. Non sarà facile, ma viviamo per quei momenti e per quelle emozioni. E’ stato bello e vorrei riviverlo ancora».

La Svizzera sta vivendo un periodo storico di successi nello sci alpino. Cosa c’è di così speciale? L’organizzazione? Il talento? I buoni allenatori?
«Sicuramente stiamo parlando dello sport nazionale qui in Svizzera. C’è tanto movimento attorno a questa disciplina, non manca nemmeno un grosso sostegno economico che aiuta sempre, dobbiamo dirlo. Ma penso che ci sia soprattutto un grande spirito di emulazione. Voglio dire, quando ero bambina guadavo la squadra svizzera, era bellissimo vedere così tanti atleti forti e competitivi. E penso che siano un’enorme fonte di ispirazione per tutti i ragazzini. Questo crea anche una forte concorrenza, che aiuta. Io sono del 2004 e ci sono tante sciatrici forti nate in quell’anno, in Svizzera. Siamo tanti, cerchiamo di emergere, vogliamo vincere, vogliamo essere al top, e questo aiuta tutto il sistema. La Federazione fa un grande lavoro. E’ bello avere anche solo una chance di far parte di questa squadra».

Qual è il suo rapporto con l’Italia e le sciatrici italiane?
«Wow, amo davvero l’Italia! Lo so che non sarò certo la prima a rispondere così, ma penso che la cucina italiana sia il massimo assoluto. Mi piace prendermi tutto il tempo possibile per godermi i pasti quando sono in Italia. Mi piace molto la mentalità italiana in questo senso ed è pure simile a quella della mia regione, perché anche a noi piace condividere molto determinati momenti. Il rito del pranzo o della cena è bellissimo da condividere con la famiglia, con gli amici, ed è proprio la cosa che mi piace di più dell’Italia. Poi comunque io non sono troppo lontana dalla Valle d’Aosta o dal Sempione (sic). Quando ero più piccola venivo spesso in vacanza in Italia con la mia famiglia e mi godevo sempre ogni momento. E’ davvero una storia d’amore tra me e l’Italia. Sono amica con diverse sciatrici italiane; l’aspetto divertente è che quando ero più piccola non sapevo assolutamente che in Italia ci fossero persone in grado di parlare molto bene il tedesco e questo poi ha reso più facile per me diventare amica o comunque stringere buoni rapporti con gli atleti che provengono dall’Alto Adige. Ma voglio assolutamente imparare a parlare italiano, la prossima volta la faremo nella vostra lingua l’intervista! Sono amica di Sara Thaler, Vicky Bernardi, Teresa Runggaldier, per me è sempre un piacere incontrare le atlete italiane perché hanno una bella mentalità».
Nel 2027 i Campionati del Mondo si terranno a Crans Montana, molto vicino a casa sua. Ma è vero che c’è… rivalità tra Crans e Anzère? Lei è cresciuta nello Sci Club di Anzère…
«E’ vero, sono di Anzère e c’è rivalità, fin da bambini, ma di quelle sane, divertenti. Quando mi trovo fuori dalla Svizzera e mi chiedono di dove sono, alla risposta Anzère mi guardano strano. Allora dico “ok ok, vicino a Crans Montana”. “Ahhhhh sì sì conosciamo”. Ecco, quindi praticamente divento di Crans Montana anch’io perché è una località molto più conosciuta del mio paese. Per me ovviamente il Vallese è il miglior Cantone di tutta la Svizzera. Mi fa sempre sorridere tutta questa storia. Spero di poter gareggiare ai Mondiali e nel caso non vedo l’ora. Di sicuro sarò orgogliosa di mostrare a tutti quanto è bella la nostra regione e quanto ci si può divertire con le persone che vivono qui».





