Longo: «Cortina all’altezza dei Giochi, l’eredità sarà importante»

Nel cuore della regina delle Dolomiti, all’interno del suo accogliente ufficio con vista sulle montagne, abbiamo realizzato una lunga e articolata chiacchiera con Stefano Longo, Presidente di Fondazione Cortina, vicepresidente vicario Fisi e da quarant’anni nel settore assicurativo. 

Presidente, qual è lo stato dei lavori a meno di un anno dai Giochi per la Fondazione Cortina?
«Sulla parte sportiva direi che le cose stanno andando molto bene, perché per quanto attiene alle infrastrutture utili alle gare olimpiche e paralimpiche i lavori sono molto avanzati. Intanto tutta l’area della Tofana per lo sci alpino era già stata fortemente attrezzata per i Mondiali del 2021, una vera e propria legacy. Per le Olimpiadi c’è un miglioramento sulla parte tecnologia che rientra in un costo massimo di un milione e mezzo. Come località. Per quanto attiene allo stadio del ghiaccio, anche qui ecco un grandissimo lavoro di legacy: quindi un rifacimento dello stadio olimpico soltanto per la parte dei servizi e la conservazione di quello che era già stato fatto nel 1956, le tribune per esempio (si tratta di fare solo un lavoro di restauro). Il tetto invece era già stato collocato una ventina di anni fa circa alla luce delle nuove disposizione tecniche. Viene completamente rifatta, perché era inevitabile, risaliva al 1956, tutta la parte inerente agli spogliatoi, alla dimensione degli ascensori ecc.ecc. Quindi c’è una innovazioni dei servizi, in particolare riferita agli atleti. Lo stadio del ghiaccio di Cortina d’Ampezzo viene già utilizzato dalla squadra di hockey di Cortina, idem per l’associazione curling. Cortina ha anche una bella squadra femminile di pattinaggio artistico e curling paralimpico». 

E poi c’è lo sliding center Eugenio Monti.
«Rifatto completamente e già ampiamente utilizzato in queste settimane di prova. Il tracciato è piuttosto diverso da quello dell’antica pista, ma è collocato nella stessa area di Ronco dove sorgeva quella precedente. Io non sono un tecnico, ovviamente, ma questa è una pista più facile rispetto alla “vecchia” Eugenio Monti. Perchè? Intanto perché deve essere utilizzata non solo per il bob, ma anche per skeleton e slittino. E poi perché deve avere la capacità di attrarre un utilizzo turistico, così come per esempio accade a La Plagne (in Francia, impiegata per i Giochi di Albertville 1992, NdR). Questa sarà una pista che si baserà dal punto di vista economico soprattutto sui ricavi degli allenamenti e dall’utilizzo non agonistico, chiamiamolo appunto turistico. Lo sfruttamento post è oggetto di un lavoro estremamente raffinato, che parte da un incarico dato dalla Regione Veneto a KPMG, che ha fatto uno studio finanziario/economico sul futuro della pista; parte da degli accordi istituzionali molto precisi fra regione Veneto, provincia autonoma di Trento, provincia autonoma di Bolzano, provincia di Belluno, comune di Cortina e FISI. C’è massima attenzione al tema con una tempificazione molto ampia degli accordi, proprio affinché la pista abbia nel futuro una sua collocazione e una sua capacità di resistenza economica rispetto all’esperienza che c’è sulle piste da bob nel mondo, che sono 16 attualmente (quelle utilizzate). Non sono piste per fare soldi, parliamoci chiaro. Ma un pista di bob, parabob, skeleton, slittino e turistica, va compresa nel sistema d’offerta di una località, nell’ambito di una precisa strategia. E la strategia di Cortina d’Ampezzo è quella di essere, nel futuro, un grande hub sportivo internazionale e collocarsi nelle migliori posizioni al mondo nella realizzazione di grandi eventi sportivi, in particolare invernali. Senza dimenticare l’hockey, che ha in Cortina un’enorme tradizione. Così come il curling, nato a Cortina d’Ampezzo negli anni trenta dello scorso secolo».

Ci parla di Fondazione Cortina?
«Fondazione Cortina ha una sua organizzazione, ma poi ha dei gangli sottostanti che sono i club specialistici: Sci Club Cortina per lo sci alpino, Snowboard Club Cortina per snowboard cross e snowboard, con l’associazione curling e il bob club Cortina, elemento fondamentale nell’esistenza attuale e futura della pista Eugenio Monti. Se non hai questi specialisti, non puoi avere queste discipline specialistiche. La vita dell’Eugenio Monti futura si basta sull’esistenza, la coesistenza e il lavoro svolto dal bob club Cortina. Noi ci poniamo sopra queste strutture specialistiche come una sorta di holding, che garantisce a queste strutture sottostanti, molto leggere dal punto di vista aziendale, con passione e specializzazione però, la parte finanziaria, di gestione, marketing, business, legal, gestione risorse umane ecc. ecc. C’è un lavoro di coordinamento da parte di Fondazione Cortina molto ben avviato. Le federazioni internazionali sono già venute più volte a trovarci proprio per iniziare a organizzare il post 2026. Questo è già accaduto da un anno a questa parte, cioè da quando si è deciso di procedere con il budello ghiacciato e tutti i dubbi e i punti di domanda di allora che oggi, pian piano, si stanno attenuando, proprio anche alla luce della pre omologazione in corso della pista. In questi giorni, le discese complessive a livello di test, non di singolo mezzo, sono state più di 1000. Gli atleti si sono detti entusiasti anche quelli stranieri, in particolar modo dal mondo tedesco, un po’ un punto di riferimento. Una caratteristiche di questa pista è che si raffredda ad acqua glicolata, elemento rispettoso dell’ambiente. E’ un punto chiave. Le vecchie piste si raffreddavano tutte ad ammoniaca, quella di Cesana aveva, per dire, 300.000 litri di ammoniaca. Dal punto di vista ambientale abbiamo tolto un bel rischio. L’acqua glicolata raffredda un po’ più lentamente, ma raffredda e non è a rischio ambientale sotto nessun punto di vista».

Questione ricettività?
«Apriamo una parentesi: Cortina non ha mai avuto, almeno negli ultimi 50 anni, una situazione alberghiera preponderante rispetto alle seconde case. Le seconde case sono sempre state, in particolare nel secondo dopoguerra, molto più numerose rispetto al numero di posti letto alberghieri. A Cortina ci sono attualmente circa 27.000 posti teorici delle seconde case, e 4.800 posti letto. Alberghieri. Poi ci sono i residenti, che sono 5.400. Quindi abbiamo un Paese che  nel momento di punta diventa una località da 50.000 persone. La presenza di molte seconde case nei decenni passati non ha consentito un enorme sviluppo delle strutture alberghiere. Chi andava in albergo negli anni ’60/’70 ha pensato poi di comprarsi una casa. Non c’è una forza alberghiera come c’era e c’è ancora in Svizzera, Austria, in alcune località, e anche in Alto Adige. Detto questo, proprio grazie ai Giochi Olimpici e Paralimpici, molti gruppi internazionali sono voluti entrare nel mondo dell’Hotellerie ampezzana. C’è un po’ di ritardo nel restauro o costruzione ex novo degli alberghi: alcuni sono già pronti, altri non lo saranno per il 2026. Io credo che troveremo una Cortina rinnovata, con anche una buona qualità dei servizi, tra il 2027 e il 2028. Sarà finito per le Olimpiadi il rifacimento, cosa molto importante, dell’Ospedale Codivilla, di proprietà pubblica, ma affidato con un contratto di lungo termine, alla GWM. Attualmente i servizi vengono garantiti all’interno dell’ospedale Putti. Non è un aspetto secondario. Perché uno dei punti di valutazione anche del mondo sportivo internazionale è la presenza in loco dell’ospedale, del pronto soccorso ben attrezzato con tutti i servizi sanitari. E’ estremamente importante e qualificante avere un ospedale attrezzato a tre minuti di ambulanza dalla pista da bob, per dire. Poi vale per tutti ovviamente, abitanti, turisti ecc. ecc».

Gli atleti FISI hanno ottenuti grandi risultati in stagione. Propedeutici per Milano-Cortina 2026?
«La FISI, io la penso in questo modo, è un piccolo CONI invernale. Ha 15 discipline, di cui 11 olimpiche. Idem Fisip: il mondo paralimpico si sta avvicinando molto al mondo dei normo dotati. Questo è un elemento da non sottovalutare in futuro. Poi vedremo come si svilupperà, per me però è oggetto di grande curiosità. Per molti aspetti posso essere soddisfatto dei risultati della Federazione Italiana Sport Invernali, ma bisogna anche leggere i dati negativi e vedere dove si può migliorare. Slalom maschile e femminile nello sci alpino, per esempio; il bob è un buco nero, certo, ma anche perché non c’erano le strutture. Forse adesso qualche sorpresa positiva ci sarà e nello skeleton possiamo essere una bella novità. Mandiamo un abbraccio enorme a Federica Brignone, che ha avuto un infortunio da piangere, dico da piangere perché quando l’ho vista vincere qui a Cortina assieme a Sofia Goggia, mi son detto “se son rose, fioriranno”. Ora incrociamo le dita. Speriamo che possa guarire in fretta. Le abbiamo scritto una lettera come Fondazione, ci sembrava il minimo per un’atleta come lei».

C’è qualcosa che la preoccupa in vista degli ultimi mesi prima dei Giochi?
«Attualmente non ci sono delle cose che mi preoccupano particolarmente. Per mia esperienza personale mi attendevo comunque una situazione che qua e là può sembrare non chiara. Per un motivo molto semplice: mentre nella realizzazione delle gare di Coppa del Mondo la località ha grandissima esperienza, ce n’è molta di meno nella realizzazione di un progetto olimpico. E’ un po’ come una prateria inesplorata. Per cui ti trovi a dover affrontare delle novità e soprattutto a mettere insieme delle persone che magari non hanno mai lavorato fra di loro. A cominciare dai rapporti con Milano-Cortina 2026, che per altro sono ottimi e molto funzionali. Dire che non sono preoccupato sarebbe un atto di ottimismo irrazionale. Io sono un ottimista razionale. La preoccupazione e l’ansia del risultato secondo me sono sempre importanti. Perché sennò si rischia di essere superficiali. E quindi bisogna affrontare le cose con grande attenzione».

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