Ha già subito un rinvio, ma il decreto legislativo 36/2021, meglio conosciuto come la Riforma dello Sport sembra prossimo all’entrata in vigore. La data è quella del 1 luglio 2023. Una svolta nel mondo dello sport, ancora con dubbi interpretativi e criticità operative, soprattutto per quello che riguarda il mondo dei contratti e delle collaborazioni.
Per tutto lo sport, ovviamente, sci compreso.
«È una riforma che va nella direzione dei lavoratori e delle loro tutele, ma comporta anche un bel carico per le società sportive – spiega Roberta Cataldi, presidente dello sci club Napoli e adesso anche della Commissione Scuola Tecnici Federali, ma di professione commercialista – stiamo valutando proprio con STF di organizzare un incontro per i dirigenti per spiegare al meglio cosa comporta questa riforma. Credo che dopo un periodo iniziale di normali problemi transizione, si possa arrivare alla piena attuazione senza troppe difficoltà».
Ma di cosa si tratta nel dettaglio? Cambiano, o meglio non esisteranno più i compensi sportivi dilettantistici, così come li abbiamo conosciuti sino a oggi. Dilettantistici, perché per lo sport professionistico l’unica forma riconosciuta è quella del rapporto di lavoro subordinato. Dunque, cosa cambia nello sci, e pensiamo primo di tutto al rapporto tra sci club e allenatori? Si potrà ovviamente stipulare un contratto di natura subordinata, vale a dire essere assunti dallo sci club, oppure gli allenatori liberi professionisti con partita iva continueranno a emettere fattura per i loro pagamenti. In questi due casi poco o nulla cambia.
Cambiano invece tutte le altre forme di contratto. Nella riforma la prestazione si presume oggetto di contratto di lavoro autonomo nella forma di co.co.co. con le rispettive tutele previdenziali e in materia di malattia, infortunio, gravidanza, maternità, genitorialità, disoccupazione involontaria, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro… Tutto questo avrà un costo in più: due terzi a carico del datore di lavoro, un terzo a carico del lavoratore. Questo presuppone che per uno sci club (o un comitato) garantire lo stesso importo all’allenatore significherebbe un aumento dei costi di circa il 25% in più. Altra strada potrebbe essere quella di appoggiarsi a una scuola sci – spesso i club lavorano già in sinergia con una scuola sci – ma anche in questo caso i costi ricadrebbero sulla scuola e di conseguenza sui club. Si spera non (troppo) sulle quote per le famiglie…. Ci sarà poi un maggiore lavoro di segreteria per quanto concerne le comunicazioni dei contratti e dei conseguenti pagamenti.
Il Primo maggio, Mauro Berruto che per anni è stato tecnico della pallavolo italiana e oggi è seduto trai banchi della politica, ha pubblicato un lungo post sulla sua pagina Facebook, ricevendo un mare di commenti, richieste e delucidazioni. «Dal 1990 al 2015 ho lavorato nel mondo dello sport – scrive – Metà della mia vita l’ho passata dedicandomi solo a quel mestiere, iniziato in un oratorio e finito come CT della nazionale italiana maschile. Sono stato fortunato, ho avuto il privilegio di realizzare il sogno di tanti… Il lavoro sportivo non è mai esistito. Zero tutele, zero diritti, zero Inps. Milioni di uomini e donne di questo paese hanno passato la loro vita nello sport senza la dignità di essere riconosciuti come un qualsiasi lavoratore o lavoratrice. Fantasmi. Siamo stati fantasmi…».
Un discorso, come potete immaginare, piuttosto complesso e che sta suscitando un dibattito sulla questione. Non a caso il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ascoltato alle Commissioni riunite di cultura e lavoro della Camera, a inizio marzo ha spiegato che una riforma organica non sia più un fatto procrastinabile, ma anche che il punto cruciale della riforma sportiva è di coniugare la tutela dei diritti dei lavoratori con la sostenibilità economica e finanziaria delle misure adottate precisando inoltre come ci sia la necessità di prevedere ammortizzatori finanziari per limitare l’impatto economico della riforma.
Insomma non è neppure da escludere che ci possa essere una ulteriore proroga della riforma. Intanto il 1 luglio si avvicina, sono già in programma webinar per dirigenti e amministratori proprio per la complessità della materia.