All’inizio non c’era quell’atmosfera che ci si potrebbe e dovrebbe aspettare all’Olimpiade. Abituati alla bolgia umana e al grande happening dei Mondiali di Schladming, questa mattina l’ingresso alle tribune di Rosa Khutor è filato via liscio, niente code, controlli precisi ma non invasivi, il solito esercito dei volontari con il sorriso in bocca. Niente capannelli di gente, un palco con quattro ballerini e una decina di persone a guardarli, più stupita che incuriosita. Fino all’inizio della gara le tribune erano più vuote che piene. Chi è salito da Sochi ha trovato diversi imbottigliamenti e infatti, mano a mano che scendevano i concorrenti, le tribune si sono riempite e il termometri dell’atmosfera si è riscaldato.
PELLEGRINAGGIO A ROSA KHUTOR – Anche il viaggio dei giornalisti partiti dal ‘Main Media Center’ di Gorki Gorod è stato abbastanza lungo. Ammassati su un pullman nuovissimo che abbiamo aspettato per una ventina di minuti, ci siamo ‘sciroppati’ le tante curve che portano alla finish aerea come su un autobus dell’ATM all’ora di punta, chi in piedi, chi seduto. La teoria di pullman, van e auto dell’organizzazione creava una processione, un vero e proprio pellegrinaggio verso la Rosa Khutor. Il cielo velato, la temperatura leggermente più alta, qualcosa era cambiato.
EMOZIONI – Con il passare dei concorrenti si è capito che l’Olimpiade è sempre l’Olimpiade. Il tifo ha preso quota, i boati hanno riempito le montagne, lo show è stato ‘santificato’, poteva andare decisamente peggio. Due momenti hanno segnato più di tutto questa prima, spettacolare gara dello sci alpino di Sochi 2014: Il volto impietrito, stanco, quasi incredulo di Bode Miller e l’urlo liberatorio di ‘Inner’, uno spot per questa Olimpiade come lo era stato quello di Tardelli al Mundial. Accanto a loro il viso sorridente, concorrente dopo concorrente, di Matthias Mayer come a dire… ‘vi ho fatto una bella sorpresa!’.
I CLAN – Tra pubblico vero e verosimile (si è anche parlato di migliaia di poliziotti in borghese confusi tra il pubblico…), anche i giornalisti sono stati conteggiati tra i tifosi. Nella ‘mixed zone’ i cartellini che contrassegnavano le aree riservata alla stampa dei vari Paesi per le interviste contribuivano a creare delle tribù. Alla ‘curva Italia’ come accade spesso all’Olimpiade, c’erano volti noti e meno noti: il freelance che copre più quotidiani, le radio ma anche i ‘senatori’ che non ne perdono una.
LA SQUADRA – Ecco, dopo la gara siamo sembrati tutti, atleti, tecnici, giornalisti, un’unica grande squadra, una panchina lunga che alla fine ha sollevato la Coppa pur non giocando. Ed è quello che hanno detto insistentemente anche tutti gli atleti e il DT azzurro Claudio Ravetto al traguardo. I ragazzi si sono aiutati a vicenda già nelle prove, si sono sostenuti, una medaglia il primo giorno fa morale, fa… squadra. «A Schladming è iniziata così e poi una medaglia l’ho fatta anche io» ha detto Peter Fill. Se il buon giorno si vede dal mattino.