È una parola lunghissima, sempre più utilizzata dai preparatori atletici di tutto il mondo. Multidisciplinarità, che non ha bisogno di essere spiegata o tradotta, ma che rende bene l’idea, specie per lo sci dove si vive di tante variabili e poche certezze.È una parola lunghissima, sempre più utilizzata dai preparatori atletici di tutto il mondo. Multidisciplinarità, che non ha bisogno di essere spiegata o tradotta, ma che rende bene l’idea, specie per lo sci dove si vive di tante variabili e poche certezze. In mezzo a queste diciannove lettere che compongono la parola si nascondono un’elevata quantità di esercizi fisici, così come di attrezzi, strutture e stratagemmi. C’è chi preferisce alzare i tradizionali chili di ghisa e vedere allo specchio quanto pompano i suoi muscoli, chi invece ama la bicicletta e s’inerpica sui grandi colli, chi ancora porta avanti altre attività e ci mette del suo per variare le sedute.
Il programma di Federica Brignone rientra in quest’ultima categoria, così come quello della sciatrice di Coppa Europa Martina Perruchon e dell’azzurra di snowboard Raffaella Brutto. Tre atlete, tre azzurre che rientrano sotto il simbolo delle tigri (hanno fatto anche delle magliette) e sotto le tabelle di Federico Colli, preparatore atletico di Milano che spesso trova casa ai piedi del Monte Bianco, dove allena i ragazzi dello sci club Courmayeur. Uomo esperto e innovativo nella preparazione, maestro di sci e allenatore in attività, sportivo che ama il brivido e l’adrenalina nel tempo libero. Ed è proprio lui ad aver introdotto nel programma atletico una disciplina che è fuori dagli schemi: wakeboard e wakesurf. Sì, uscite al lago che paiono essere più di divertimento che di lavoro, ma che in realtà rientrano a tutti gli effetti nei cicli di allenamento. Quasi una nuova moda sempre più visibile sui canali social degli sciatori di alto livello. Federico Colli è una vita che per passione pratica questa disciplina: le sue vacanze sono fatte di mare, tavole e onde. Una passione che presto ha trasmesso anche a Federica Brignone, una passione che è stata trasportata all’interno delle tabelle con una logica ben precisa. Il wakesurf va di pari passo con l’equilibrio perché il surfista di professione, o l’atleta che si allena, deve sfruttare l’onda creata dal motoscafo per rimanere in piedi, compiere acrobazie o più semplicemente avanzare e non affondare in acqua. Ecco che un’uscita sul lago non è solo puro divertimento, ma nasconde anche un’utilità tecnica che Federica Brignone sfrutta da un paio di anni e che anche altre Federazioni stanno introducendo. «Lo sci è uno sport di adattamento e non possiamo fare sempre le stesse cose – ha detto Federico Colli – Queste uscite ti permettono di lavorare sull’equilibrio in modo diverso, affrontando una preparazione legata alla propriocezione a tutto campo». Durante i cicli di lavoro le tigri cambiano spesso gli attrezzi, le modalità e le superfici per lo svolgimento degli esercizi, affrontando così situazioni sempre differenti e mai scontate o conosciute. Una rotazione continua di tabelle che porta Federica Brignone circa tre o quattro volte l’anno sul lago di Viverone. Lì, a metà strada tra Milano e Courmayeur (le altre sedi di allenamento estivo), si pratica il wakesurf grazie alla collaborazione nata con LSN School of Wakeboard. Un angolo tranquillo e fuori dalla ressa, circa due mila metri quadri di verde per respirare a pieni polmoni e per lavorare atleticamente perché prima di tuffarsi nel lago si fa fatica. E quanta fatica. Dopo una corsetta, per un tradizionale riscaldamento, si passa a un programma fatto di andature a corpo libero e utilizzando gli elastici. Poi sessione di pesistica: chili e ghisa anche per Brignone, Perruchon e Brutto, bilanciere e squat, poi chiusura con addominali. Due ore di fatica e di sudore, due ore per stancare i muscoli.
È questo il vero intento di Federico Colli, perché entrare in acqua con le gambe riposate è un conto, farlo dopo un lavoro di resistenza alla forza è tutta un’altra cosa. E allora sì al wakesurf, sì al divertimento, ma con il «muscolo stressato», proprio perché rientra a tutti gli effetti nel programma di allenamento. Due ore di palestra all’aperto, due ore in mezzo al lago con rotazioni da dieci minuti e musica a tutto volume.
Dietro a risate e shooting fotografici c’è comunque tanta serietà nel cavalcare l’onda e c’è anche una particolare attenzione ai movimenti, ai gesti tecnici e alle acrobazie. «Il lavoro di forza è di quelli classici, non c’è nulla di particolare – prosegue Colli – Lo facciamo proprio perché voglio che le ragazze entrino in acqua con il muscolo stanco, in modo da lavorare ancora meglio sull’equilibrio». Un’invenzione, anzi una passione trasformata in programmazione, che ha della magia perché l’atleta che vive in mezzo alla neve e al freddo si gode panorami e temperature estive, con le gambe sempre più stanche e l’equilibrio che rischia di venire meno. Questo direbbe la logica, ma a vedere quanto si divertono le atlete non è così: resterebbero in acqua per sempre, a saltare e a provare, prendendo anche qualche facciata.