Baldini, Domobianca: «Non bisogna gareggiare meno, ma farlo con una mentalità diversa»

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Una realtà solida nel Verbano-Cusio-Ossola il 365 Domobianca Ski Race, che è pronta a partire per il quinto anno con la nuova denominazione: «La stazione sciistica dove operiamo si chiama Domobianca 365 e così noi, essendo il riferimento di Domodossola e delle zone circostanti e facendo base appunto all’Alpe Lusentino, ci siamo voluti identificare con questo progetto», fa sapere il direttore tecnico, nonché istruttore nazionale, Giacomo Baldini. Ottanta elementi, fra la pre-agonistica fino alla categoria Giovani. Il Baldo, trentanove primavere, entra nel dibattito dello sci giovanile e lo fa allontanandosi da paraventi demogogici quando si parla di esasperazione, tema tante volte discusso ma che spesso sfocia in qualunquismi.

Fa sapere: «E’ sbagliato dire bisogna fare meno, ovvero sciare ed allenarsi meno. Bisogna sostenere il fatto più che altro su cosa si fa, cosa è necessario adottare. Ad esempio, prendiamo la tanto discussa disciplina dello slalom. E’ una specialità dove è importantissimo allenarsi, cimentarsi fra i pali con continuità per apprendere tecnica e gesto al meglio. Bisogna macinare pali, ma allo stesso tempo è necessario arrivare a undici-dodici anni con una preparazione motoria e una abilità che ti possano permettere di poter costruire l’atleta, di alzare a questo punto il ritmo e il livello di allenamento. Puoi far tutti i pali da slalom che vuoi a sedici anni, ma se prima non hai addestrato le abilità è difficile poter lavorare efficacemente su un ragazzo. Nei Pulcini con Alessandro Parravicini cerchiamo di lavorare molto con le abilità, abbiamo fatto un significativo lavoro a secco e precisamente con i roller. Ovviamente non è tutta un’equazione, ma le basi sono importanti. Quindi dico si alla quantità, dipende quando, come e se di qualità».

Gicomo Baldini non è uno di quelli che deve vuole inventare a priori cose, ma cerca di rivedere e ripensare quello che c’è già. Magari cerca una nuova declinazione. Quello si. Continua: «Uno può fare mille gare da Pulcino o da Children. Anzi, serve per tante ragioni gareggiare. Tuttavia bisogna farlo dando importanza non eccessiva al risultato, che in certe categorie ha un significato davvero relativo. Si, gareggiare, ma non per qualificarsi a quella o quell’altra manifestazione. Gareggiare per allenare il ritmo gara, per convivere con l’agonismo, per confrontarsi, per adattarsi, per essere a proprio agio nell’imprevisto. Non pensare che quello che fai a dieci anni serve per qualificarsi ad un’altra gara, ad un altro passaggio, ad un altro step. Sono calcoli che non hanno senso, anzi innescano tensioni, ansie, problematiche. Che ti faranno poi tirare il freno».

Il sodalizio presieduto da Valero Beltrami, osserva sedici elementi nella pre-agonistica curati da Amedeo Motetta e Christian Mazzocchio. Poi una trentina di Pulcini agli ordini di Fabrizio Mordenti, Matteo Curcio, Danilo Alberti ed Emanuele Brocca. Otto i ragazzi con Massimo Caramello, invece il direttore tecnico insieme a Chiara Mosoni si prendonoi cura degli Allievi. Termina Baldini: «Nel gruppo Giovani Giulio Della Valle allena i quattro che si cimentano nelle Fis, mentre l’istruttore nazionale ed ex azzurro Maurzio Feller i sei che puntano alla selezione Maestri. Da quest’anno è passata al GB Ski Club Serena Arrigoni. Insieme a lei abbiamo individuato questo nuovo percorso con il team diretto da Alain Pini, che è più in grado di allenare la velocità, disciplina dove lei pare essere portata, e inoltre avere un confronto quotidiano maggiore con diversi atleti validi». Un buono sci club serve anche a questo: allenare, far crescere, trovare soluzioni a volte anche alternative.

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