Marta Rossetti: «È dura, mi sentivo in fiducia. Ma ci crederò sempre. E sugli infortuni…»

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Un altro infortunio ai legamenti crociati anteriori, un’altra stagione che nemmeno comincia, per giunta quella olimpica, dopo aver dato la sensazione, a tratti, di poter essere davvero veloce, di poter stare con le migliori. E in allenamento, da quanto si è saputo, stava veramente sciando forte. Marta Rossetti prima, poi Marta Bassino, con Federica Brignone ancora ai box e Martina Peterlini alle prese con un problema a un ginocchio. Davvero non è un momento fortunato per lo sci alpino femminile italiano. Un grazie speciale alla slalomista bresciana che si è aperta con Race Ski Magazine dopo un infortunio che la priverà purtroppo dei Giochi in Italia, oltre a tutto il resto.

Marta, come sta soprattutto nel morale?
«Io penso di averla presa abbastanza bene, nel senso che, a parte i primi giorni quando lo sconforto aveva preso il sopravvento, ci ho riflettuto poi molto in maniera diversa. Non penso ci sia nulla di positivo in quello che mi è capitato, soprattutto nella condizione in cui ero, ma ora lo accetto come rischio nel mio sport. Purtroppo capita a tanti, è capitato pure a me. Cerco di vivere giorno dopo giorno la riabilitazione senza avere idee e programmi sul futuro, anche se il mio pensiero fisso ovviamente va lì, va al ritorno sulla neve. Non vedo l’ora di tornare a sciare, ci penso, ci ho già pensato, ma ora mi devo concentrare sulla riabilitazione e basta. Sarà impegnativa e lunga. Almeno mi toglie un po’ di malumore, perché se pensassi solo allo sci non sarebbe il massimo in questo momento, ecco».

Come procede, appunto, la riabilitazione?
«Sono a Brescia a fare tutto il lavoro, al Centro di Riabilitazione, con Cristiano Durante che già mi ha seguito quando ho subìto il primo infortunio nel 2021. Sono rimasta con lui e mi ha poi seguito atleticamente in tutti questi anni. Adesso non posso ancora fare molto, seppur le sedute durino tre ore. Il menisco era messo abbastanza male, devo lasciargli il tempo di guarire. Non posso ancora appoggiare il piede, adesso faccio tutto da sdraiata e non posso nemmeno piegare bene il ginocchio. Se di mezzo c’è anche il menisco, i tempi sono un po’ più lenti. L’idea è di rientrare in 7 mesi, non voglio assolutamente forzarli. Il mio sogno è tornare sulla neve per fine maggio/inizio giugno. Spero sarà così».

Marta Rossetti
Marta Rossetti ©Pentaphoto

Dispiace davvero tanto per un infortunio arrivato quando le cose stavano volgendo al meglio, giusto?
«Sinceramente mi sentivo bene, eravamo tutti felici. Dispiace ancora di più anche per quello e pensare che giusto un paio di giorni prima stavo facendo una riflessione in camera da sola, di questo tipo: “Quest’anno mi devo ritenere fortunata. Ok stiamo lavorando tanto, ma non è scontato che ti riesca tutto bene: mi sentivo sciolta, mi sentivo in fiducia e non è una situazione scontata, soprattutto per me a inizio stagione”. E… ho parlato, anzi pensato, troppo presto. Mi dispiace moltissimo, per la Coppa del Mondo, per i Giochi, davvero tanto. Quando sono caduta io mi sono accorta subito che mi ero fatta male, mi sono agitata molto, mi sono vista tutto passarmi davanti. Ho detto: “No, non è possibile”».

Con le compagne si era creato un bel feeling…
«Sì, infatti le ho sentite tutte. Con Martina poi c’è un rapporto speciale, mi è venuta a trovare all’ospedale, prima dell’operazione e dopo, infatti le ho detto scherzando: “Ti vedo più qua che quando siamo a sciare”. Lei è particolarmente empatica, siamo molto amiche, ma con tutte vado molto d’accordo. Questo sarebbe il quarto anno con la stessa squadra, e sembrava, sembra comunque quello in cui abbiamo aggiunto un tassello in più e fatto le cose ancora meglio. Io parlo per me in ogni caso: avevamo aggiunto dei giorni durante l’autunno per cercare di arrivare più in forma durante il primo periodo di gare, in cui facevo sempre più fatica. Avevo sciato di più in gigante, per esempio, non pochi, e persino qualcosa in velocità. Sugli sci mi sentivo proprio bene e per questo secondo me avevo lavorato benissimo. Con il team ormai ci conosciamo al meglio. C’è anche Simoncelli come nuovo allenatore, pur seguendo più il gigante».

Marta Rossetti
Marta Rossetti ©Agence Zoom

Tanti infortuni. E’ solo un caso?
«Anche su questo argomento ho avuto modo di riflettere. Prima ho sempre pensato ci fosse una correlazione tra infortunio, stato d’animo, stato di forma fisica, ecc. ecc. Oggi penso semplicemente che si tratti di sfortuna. Era il periodo pre stagione in cui mi sono sentita meglio sugli sci e in tutto. Non c’era una cosa che avrei fatto diversamente, fisicamente stavo benissimo, avevamo appena fatto i test atletici. Quando si va al massimo il rischio c’è, ma è sfortuna. Non va dimenticato neanche il cambio di neve: torniamo da Ushuaia dove la neve è più primaverile e andiamo in Val Senales dove invece il manto è più aggressivo. La neve dove mi sono fatta male io era molto facie, ma aggressiva. Di sicuro quando la differenza la fanno i centimetri di angolazione, per farti male o meno, conta anche quello. E infatti molti atleti si fanno male in questo periodo».

Ai Giochi quanto ci pensava, ci pensa…
«E’ tremendo. Adesso resto ancora serena, forse, perché non sono ancora iniziate le gare di slalom… Ho cercato di accettare il tutto come parte del gioco e dentro di me comunque ci credo tantissimo, per il futuro. Spero di non illudermi, ma le sensazioni che ho avuto nell’ultimo periodo prima di farmi male erano belle, quindi non voglio stare qui a piangermi addosso per questi Giochi persi, e spero di avere altre possibilità in futuro, ecco».

Marta Rossetti
Marta Rossetti ©Pentaphoto

 

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