La notizia è clamorosa anche se passata un po’ sotto traccia, in Italia; non in altri Paesi. Durante il Meeting FIS di Zurigo la Federazione Internazionale ha approvato l’introduzione di test biologici a cui dovranno sottoporsi le atlete che desiderano competere nelle categorie femminili.
È evidentemente una tendenza del momento. La FIS (Federazione Internazionale Sci e Snowboard) ha annunciato in un comunicato di aver approvato una politica di ammissibilità per le sue competizioni, maschili e femminili. In altre parole, intende introdurre test di femminilità, come già avviene in diverse federazioni, tra cui la Federazione Internazionale di Atletica Leggera, dal 1° settembre.

Questi test biologici avranno lo scopo di rilevare la presenza o l’assenza del gene SRY, situato sul cromosoma Y e responsabile dello sviluppo di diverse caratteristiche maschili. Di conseguenza, «solo le concorrenti negative al SRY potranno partecipare alle competizioni femminili», afferma la FIS. Ad oggi, non è stata indicata alcuna scadenza per l’introduzione di questi test. Per Johan Eliasch, presidente della FIS, «questa politica è la pietra angolare del nostro impegno a proteggere lo sport femminile, e siamo convinti che ci sia un solo modo giusto e trasparente per raggiungere questo obiettivo: basarsi sulla scienza e sui fatti biologici». Ne parla anche Blick.
La FIS annuncia che collaborerà con le federazioni nazionali «e altre parti interessate» per introdurre questi test biologici. Ma per quanto riguarda, per esempio, la squadra francese, come riporta Ski Chrono, la FFS (Federazione francese di sci) rischia di scontrarsi con la legislazione. Tali test sono infatti vietati in Francia dalla legge sulla bioetica del 1994, che punisce «il fatto di ricercare l’identificazione di una persona attraverso le sue impronte genetiche per fini che non siano né medici né scientifici o al di fuori di un’indagine o di un’istruttoria avviata nel corso di un procedimento giudiziario». A priori, quindi, sarà impossibile per gli atleti effettuare questi test in Francia, ma nulla impedirà loro di sottoporvisi in un altro Paese. In ogni caso, questa nuova politica rischia di dividere, sia dal punto di vista etico, sia scientifico.
Nell’atletica leggera la federazione mondiale aveva richiesto per la prima volta un test genetico SRY a tutte le atlete prima dei Campionati mondiali di Tokyo, conclusisi domenica scorsa. Inizia una nuova era per lo sport?




