Ma a cosa serve vincere il Gran Premio Italia Senior?

Squadre praticamente fatte, in via di definizione solo il progetto giovani che da quest’anno osserva oltre alle squadre C anche due team C2 (o chiamate Leve). Intanto un nodo sembra irrisolto, o meglio, urgono risposte su questioni ancora aperte. Una, importante, per il futuro di questo sport, è se serve ancora o meno il Gran Premio Italia Senior. Ad oggi solo chi primeggia in questo circuito ed è come anno di nascita nel primo biennio Senior può avere accesso alla squadra nazionale. Una scelta restrittiva, rigida, severa. 

BARU E PIETRO – Quest’anno si sono aggiudicati il circuito, una volta chiamato Coppa Italia, Stefano Baruffaldi (Fiamme Gialle) e Pietro Franceschetti (Sporting Campiglio) con i medesimi punti. Lasciamo stare che i due hanno migliorato i propri punteggi Fis, lasciamo stare che spesso hanno messo i bastoni fra le ruote a questi ragazzi per volare fuori dall’Europa (a proprie spese) per cimentarsi in Cina, Giappone e in altri angoli del pianeta, lasciamo stare che il livello nelle discipline tecniche in Italia non è certo di primissimo piano, ma servirebbe una considerazione maggiore per il GPI Senior al di là del nome dei due in questione. Il Gran premio Italia Senior è l’unico strumento per ritornare in gioco, per riprendere la strada verso l’alto livello. Va bene non inserire il vincitore in squadra nazionale (scelta discutibile, ma ci sta), ma almeno mettere nero su bianco il fatto di avere la certezza di essere considerati per la Coppa Europa per una fetta della stagione a seguire. Invece sembra tutto in balia dei se e dei ma. Staremo a vedere. Anche questi due Senior diranno addio all’agonismo? Ci auguriamo di no.

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