Una settimana a Sölden. Sarà sfida a tre per la Coppa? La storia dice che…

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Una settimana al via della sessantesima edizione della Coppa del Mondo femminile (e 8 giorni prima della partenza di quella maschile, di cui ci occuperemo). Tra l’altro anche la gara sul Rettenbach porterà con sé un numero storico, visto che quella femminile sarà la n.50 sul ghiacciaio sopra Sölden, dal 1993: tutte disputate in slalom gigante.

Le competizioni previste in calendario per le ragazze sono 37, ovviamente meno delle consuete 40-42 presenti in una stagione senza i cosiddetti grandi eventi; in questo caso il grande evento c’è, eccome, e sarà in Italia dal 6 febbraio al 22 febbraio: i Giochi Olimpici di Milano-Cortina 2026. Ancora una volta non può non essere rimarcata la differente distribuzione fra le varie specialità, visto che sono previste 9 discese, 8 superG, 10 giganti e 10 slalom. Ripartizione sicuramente sbilanciata verso le discipline tecniche (e sarà così anche al maschile): 20 gare tra gigante e slalom, 17 sommando discesa e superG.

Marco Odermatt e Federica Brignone
Marco Odermatt e Federica Brignone ©Agence Zoom

Che sfida dobbiamo attenderci tra le donne per la sfera di cristallo generale, in assenza, almeno all’inizio, della detentrice Federica Brignone, che dovrebbe tornare sugli sci a novembre per poi capire se insistere e provare a disputare almeno una parte di stagione, oppure concentrarsi per l’annata agonistica 2026-2027, che dovrebbe in ogni caso disputare? In teoria molto aperta, date le circostanze. I favori del pronostico vanno inizialmente al duo Shiffrin-Gut-Behrami, con la prima data di nuovo in ottima forma (ma partirà al di fuori del primo gruppo in gigante, disputerà solo alcuni superG e nessuna discesa libera) e la seconda, liberata mentalmente (per sua sessa ammissione) proprio alle Finali di Sun Valley 2025 dove disegnò un capolavoro assoluto in superG, pronta a lasciare il segno proprio nella stagione dell’addio. Esiste, eccome, la suggestione Sofia Goggia, reduce da una preparazione finalmente ottimale, tra test dei materiali, allenamenti atletici e sugli sci, in tutte le specialità previste dal suo programma. Attenzione, ovviamente, alla crescita della tedesca Emma Aicher (la più pronta tra le giovani emergenti) e di Lara Colturi, che dovrebbe/potrebbe cimentarsi anche in superG, mentre Ljutic, Rast ed Hector restano molto competitive, ma in due discipline, slalom e gigante, situazione che al momento potrebbe non bastare loro per i sogni di gloria. Avremo una sfida equilibrata per il successo finale, magari con decisione proprio sul filo di lana? Possibile, perché no. E in passato è successo in svariate stagioni, tutte leggendarie.

La storia della Coppa del Mondo femminile, giunta appunto alla 60ª edizione, è ricca di finali thrilling, colpi di scena, situazioni ribaltate in poche porte, anche all’ultima manche dell’ultima gara, recuperi, emozioni, passioni. In una parola: epopea. Proviamo a inquadrarla meglio, con una premessa, doverosa: la classifica generale ha vissuto principalmente sul dominio di grandi nomi, protrattosi anche per anni, vedi quello di Annemarie Moser-Pröll, piuttosto che Vreni Schneider (soprattutto nella stagione 1988-1989), Petra Kronberger, Katja Seizinger, Lindsey Vonn, o Michaela Shiffrin, mentre altre atlete hanno saputo imporsi con ampio margine pur vincendo magari “solo” una volta, come Rosi Mittermaier, Pernilla Wiberg, Alexandra Meissnitzer, Renate Götschl o Tina Maze, autrice dell’attuale record assoluto di punti (2.414, da quando esiste questo sistema, cioè dall’annata 1991-1992, ritoccato leggermente un anno dopo) nel 2013. In mezzo, le doppie vincitrici come Wenzel, Hess, Figini, Walliser, Seizinger, Pärson, Fenninger (Veith) e Federica Brignone.

Lindsey Vonn
Lindsey Vonn ©Agence Zoom

Agli albori del circuito, nel 1967 (va detto che le prime due stagioni di Coppa, cioè quelle 1966-1967 e 1967-1968, hanno visto le rispettive gare disputarsi solo in un anno solare, il 1967 nel primo caso e il 1968 nel secondo. Dalla stagione 1968-1969 il calendario è scattato finalmente o a inizio dicembre o, successivamente anche prima, come accade ai nostri giorni, a ottobre), la canadese Nancy Greene superò la campionessa olimpica francese Marielle Goitschel nella gara conclusiva, avendo a disposizione solo la vittoria (che ottenne, a Jackson Hole, Stati Uniti, in slalom, il 26 marzo 1967) per il gioco degli scarti. Alla fine scavalcò la rivale in classifica e la lasciò a soli 4 punti, per tanti anni il differenziale più basso tra prima e seconda classificata. Va detto, però, che Greene saltò diverse gare in Europa tra fine gennaio e inizio febbraio, dopo un grande inizio, per poi “ricomparire” nel lungo finale in Nord America. Era un altro mondo.

Jean-Claude Killy e Nancy Greene
Jean-Claude Killy e Nancy Greene, vincitori della prima edizione della Coppa del Mondo generale

Il primo vero dominio fu quello di Annemarie Moser-Pröll, che conquistò cinque coppe consecutive dal 1970-1971 al 1974-75, salendo sempre sul podio finale con un italiano, o Gustav Thöni o Pierino Gros. Ma attenzione: nella stagione 1971-1972 Françoise Macchi, 20enne francese di grandi speranze e già messasi in evidenza a 18 anni, vinse quattro delle prime sette gare (per altro consecutive), era in testa alla classifica generale e si sarebbe giocata la sfera di cristallo fino all’ultimo istante se non fosse stata costretta a chiudere la carriera subito, a causa di un gravissimo infortunio subito poco prima dei Giochi Olimpici di Sapporo, durante un allenamento sul monte Eniwa, quando era già in Giappone. Sfortuna nera. Per lei e per la Francia.

Nella stagione 1983-1984 solo 9 punti (con altro sistema di punteggio però e sempre attraverso il gioco degli scarti) separarono nella graduatoria finale Erika Hess da Hanni Wenzel, futura mamma di Tina Weirather, dopo per altro essere stata esclusa dalle Olimpiadi di Sarajevo per “professionismo” (come Stenmark). Bellissimo il duello finale tra l’austriaca Anita Wachter e la tedesca Katja Seizinger nell’annata agonistica 1992-1993. Katja si impose in sei gare nell’arco della stagione, Wachter “solo” in 2 (gigante e combinata), ma fu più costante. La rimonta finale non bastò a Seizinger, che seppe anche vincere due competizioni in un sol giorno (20 marzo 1993, gigante e superG), ma non fu in grado di completare il recupero visto che l’ultima prova in calendario, uno slalom, era decisamente più favorevole alla sua avversaria, Wachter, che alla fine conquistò il trofeo per soli 20 punti (già con l’attuale sistema di calcolo).

Katja Seizinger Deborah Compagnoni Sonja Nef
Katja Seizinger, Deborah Compagnoni e Sonja Nef ©Agence Zoom

Nel 2004-2005 solo tre punti, alla fine, sperarono Anja Pärson dalla storica grande rivale, la croata Janica Kostelic (finì 1359 a 1356) e quello divenne lo scarto minore tra due sciatrici al termine di una singola stagione, replicato poi nel 2010-2011, quando, in un mare di polemiche per la cancellazione di due gare su quattro alle Finali di Lenzerheide, una “tremolante” Maria Riesch, dopo essere stata impeccabile per tutta l’annata agonistica, respinse nello slalom l’assalto del lanciatissimo “squalo” Vonn, lasciata poi a sole 3 lunghezze, appunto, 1728 a 1725, due punteggi clamorosi. E’ lecito pensare che se almeno una delle due gare cancellate, superG e gigante, si fossero disputate, l’americana avrebbe completato il sorpasso trovandosi ora in bacheca 5 (e non 4) Coppe del Mondo.

Janica Kostelic e Anja Pärson
Janica Kostelic e Anja Pärson ©Agence Zoom

E chi non ricorda le ultime magiche porte di Vreni Schneider alle Finali di Bormio ’95 (quelle del trionfo di Alberto Tomba, per dire), proprio nell’ultima manche dell’ultima gara, uno slalom speciale, poche ore dopo il superG disputato nello stesso giorno e vinto dalla grande rivale Katja Seizinger, quando rimontò e superò Pernilla Wiberg di soli 25 centesimi, trionfò (non avrebbe potuto permettersi nemmeno un secondo posto!) e si prese la Coppa per soli 6 punti sulla tedesca, lasciata in lacrime? Per altro la stessa Schneider nella stagione precedente, ancora vittoriosa, si era giovata dell’infortunio occorso alla citata Pernilla Wiberg prima delle Finali di Vail, quando era assolutamente in corsa per il successo nella Overall… Seizinger perse dunque due coppe al fotofinish (1993 e 1995), pianse a lungo in entrambe le occasioni, ma si sarebbe rifatta con gli interessi, vincendo nel 1996 e nel 1998 e rimanendo ancora oggi l’unica atleta in grado di conquistare due ori olimpici consecutivi in discesa libera (Lillehammer 1994 e Nagano 1998).

L’ultimo precedente, il più entusiasmante di tutti, è recente: finali francesi a Meribel (sede di gara femminile per i Giochi 1992), annata 2014-2015, un gigante al termine della stagione. L’allora Anna Fenninger (ora Veith), austriaca, a quota 1453 punti, inseguiva sua maestà Tina Maze (1471, ma la slovena arrivò ad avere a gennaio anche quasi 300 punti di margine sulla rivale). Le due si ritrovarono incredibilmente prime e seconde, nell’ordine, a metà gara, situazione mai verificatasi prima e dal pathos ai limiti dell’assurdo. L’austriaca seppe mantenere i nervi saldi, prendendosi tappa e Coppa, con la slovena (terza poi in gara, dietro anche Eva-Maria Brem) seconda in classifica per 22 punti. Leggendario.

Tina Maze, Anna Fenninger e Lindsey Vonn 2015 ©Agence Zoom

Va ricordato, infine, che nell’anno del trionfo di Petra Vlhova, comunque meritato alla fine per svariati motivi, stagione 2020-2021, una lanciatissima Lara Gut-Behrami non poté completare la sua possibile rimonta dato che alle Finali di Lenzerheide vennero cancellate entrambe le gare veloci, discesa e superG, molto più favorevoli a lei, e in stagione non si disputarono nemmeno il gigante di Semmering (cancellato per nebbia dopo la prima manche) e i due superG previsti a St. Moritz. Considerati i punteggi finali di Petra (1416) e Lara (1256), la ticinese poteva e può avere più di un rimpianto per l’epilogo conclusivo.

Lara Gut-Behrami e Petra Vlhova
Federica Brignone, Lara Gut-Behrami e Petra Vlhova ©Agence Zoom

Come finirà nel 2025-2026?

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