Una data iconica, il 27 febbraio. E due campioni provenienti dall’Appennino. Entrambi oro olimpico in slalom, ovviamente in anni differenti. Parliamo di Alberto Tomba e Giuliano Razzoli.
Il fuoriclasse bolognese ha già un titolo olimpico in saccoccia (slalom gigante) quando si approccia allo slalom speciale del 27 febbraio 1988. Giochi di Calgary. Giornata pessima, visibilità precaria, cielo tetro. Come a Innsbruck ’76 (vinse Gros) o Sarajevo ’84 tra le donne (si impose Paoletta Magoni). In fondo porta bene. In Coppa Alberto ha vinto 4 slalom in quella stagione, Sestriere, Campiglio, Kranjska Gora (davanti a Pramotton) e Bad Kleinkirchheim. Solo l’austriaco Gstrein l’ha battuto a Lienz, il 12 gennaio 1988, per 27 centesimi.
Tino Pietrogiovanna gli porta il caffè in camera alla mattina. Sarà lui a tracciare sulla neve artificiale di Mount Allan la prima manche. Tomba pesca l’11, non un gran numero in quelle condizioni difficili. E giustamente non forza: alla fine si trova terzo dietro Frank Wörndl, oro iridato in carica, ma mai vincente in Coppa del Mondo, e lo svedese Nillson, campione del mondo a Bormio ’85. Prima della seconda manche fa ricognizione con il suo idolo Stenmark, che rimonterà dalla undicesima fino alla quarta posizione. Nevica, per la prima volta dai Giochi! Tracciatura tedesca. Tomba è perfetto nella prova decisiva, fatta eccezione per una piccola sbavatura al termine del muro finale. Ma vince lo stesso, per 6 centesimi. Il Festival di Sanremo, su Raiuno, tra le 21.50 e le 21.59 si ferma per seguire la discesa degli ultimi sei atleti nella seconda manche: telecronaca di Marco Franzelli da studio, mentre Alfredo Pigna è in diretta da Calgary su Raitre. Ventisette milioni di italiani rimangono incollati alla televisione!
Ventidue anni dopo. Ancora Canada, ma Vancouver questa volta. O meglio, Whistler Mountain. Ancora un sabato, ancora il 27 febbraio, 2010 si intende. Ancora una giornata coperta. E ancora un emiliano! Giuliano Razzoli, che si era imposto per la prima volta in Coppa del Mondo a Zagabria nel gennaio 2010, davanti a Manfred Mölgg. Sul pendio non difficile della Lower Dave Murray, tremendamente simile a quello croato, il “Razzo”, una vita passata a combattere anche con guai alla schiena che a un certo punto sembrava drammatici e irrisolvibili, domina la prima manche e poi tiene a bada la rimonta di Ivica Kostelic nella seconda, salvando l’oro per 16 centesimi. Mette in riga una schiera di campioni: il citato Kostelic, argento, e vincitore poi della Coppa del Mondo generale 2010-2011; André Myhrer, svedese, bronzo, e oro olimpico successivamente a Pyeongchang 2018. Benjamin Raich, campione uscente. E dulcis in fundo Marcel Hirscher, quinto, colui che dominerà la scena per quasi tutto il decennio successivo.
Ventisette febbraio 1988 e 2010. La storia è lì.