Sölden, un mese a quota 50! Denise Karbon: «Che magia vincere lì»

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Dal 30 ottobre 1993, e allora sembrò quasi una follia, persino un azzardo, al 25 ottobre 2025, che cade esattamente fra un mese in concomitanza con la Nationalfeiertag, la festa nazionale austriaca: quella femminile sarà la cinquantesima gara nel circuito maggiore su pista e ghiacciaio Rettenbach, sopra Sölden, in Tirolo, nella bellissima valle dell’Ötztal, lungo il fiume Inn. Per chi c’è stato, un luogo di villeggiatura meraviglioso, anche d’estate. Tutte e 49 le competizioni precedenti di Coppa del Mondo sono state disputate in slalom gigante, con qualche evento saltato qua e là, o per mancanza di neve (è capitato anche quello, pur in ghiacciaio) o per condizioni meteo proibitive. Tra uomini e donne.

Ma quella che doveva essere solo una prima “prova” stagionale, relativa se vogliamo, e anche in alternanza biennale magari assieme a una località diversa, per esempio Tignes, con il tempo si è trasformata in un vero e proprio opening, come si dice oggi, anche perché vi gareggiano assieme, pur in giorni diversi, donne e uomini, nella stessa località, nella medesima specialità, su pista identica, tracciatura a parte. E non capita poi così spesso per il resto dell’annata agonistica. Un evento insomma, che coincide anche con l’inizio della stagione turistica per il ghiacciaio austriaco e per tutto il comprensorio, nonché un momento di incontro (come poi ce ne saranno raramente, dopo) tra atleti, stampa, sponsor, diventato ormai un appuntamento tradizionale. 

Federica Brignone al centro del podio a Sölden il 24 ottobre 2015, prima vittoria in Coppa del Mondo per lei, davanti a Shiffrin e Weirather ©Pentaphoto

Il primo vincitore nel 1993 fu il francese Franck Piccard, più un velocista a dire il vero, oro olimpico a Calgary 1988 in superG e argento in discesa ad Albertville 1992 (bronzo in Canada quattro anni prima sempre in libera), progressivamente trasformatosi in gigantista; tra le ragazze si impose l’austriaca Anita Wachter, che in quel momento era la detentrice della Coppa del Mondo femminile. In generale, su quel pendio difficile, hanno saputo trionfare fior di campioni, l’elenco è facilmente reperibile. L’Italia vanta una bella tradizione sul Rettenbach, soprattutto grazie alle ragazze. Gli azzurri (maschi) non ci hanno mai vinto e hanno ottenuto “solo” due secondi posti (Blardone, 2004; Mölgg, 2012); diverso il discorso al femminile, con i trionfi di Marta Bassino (2020), Federica Brignone (2015, 2024, più tre secondi posti!) e, prima in assoluto per l’Italia, Denise Karbon, nel 2007, esattamente il 27 ottobre. E proprio con la “fatina” di Castelrotto vogliamo evocare quell’epoca e celebrare al meglio i 50 giganti di Sölden. Al maschile, il primatista di successi è l’americano Ted Ligety, con 4; al femminile, ecco Tina Maze (Slovenia) e Lara Gut-Behrami (a quota tre, e la svizzera avrà ancora una chance fra un mese per arricchire il suo bottino).

Hermann Maier in trionfo il 23 ottobre 2005 ©Agence Zoom

Denise Karbon, cosa ricorda del trionfo datato 2007? 

  «Intanto, era e rimane una delle competizioni più difficili in assoluto, soprattuto al femminile. Dipende molto anche dalle condizioni che riesci a trovare sui ghiacciai prima della gara, almeno per noi funzionava così. Ricordo bene l’anno che ho vinto a Sölden anche perché siamo stati molto fortunati, nei giorni precedenti abbiamo fatto bellissimi raduni, con ottima neve, per preparare bene la competizione, insomma abbiamo trovato una situazione ideale. E quindi sono arrivata in Tirolo abbastanza tranquilla, sicura di avere una buona forma, e anche buone sensazioni. Mi sentivo pronta. Poi in realtà dico così, ma chi gareggia lì sa benissimo che le buone sensazioni non le avrà mai giù per il Rettenbach. Magari in partenza o verso la fine. Ma sul muro c’è sempre da lottare. Quello lo sapevo: ero pronta a farlo e a non spaventarmi anche se gli sci sbattono tanto, se perdi un po’ linea, se magari una cosa non va così bene. E così con questo atteggiamento ero partita. L’idea era di lasciar correre gli sci al massimo e attaccare sempre, anche magari commettendo qualche errore. Importantissimo stare sempre sopra gli sci su quel pendio, comandarli, non farsi pilotare. Poi è andata bene, certo. Ero molto contenta già dopo la prima manche e sono riuscita a confermarmi nella seconda. Sono stata un po’ una sorpresa, sapevo che le altre ragazze, le concorrenti, erano forti. Io sinceramente non pensavo alla vittoria, no, ma in un buon risultato sì, quello sicuramente. E soprattutto in una buona sciata, all’attacco. Ci ho comunque creduto tanto. E alla fine ero felicissima, perché c’è sempre un gran peso che cade quando rompi il ghiaccio dopo tanti mesi di allenamento e pure di alti e bassi, è normale. Però quando la stagione inizia bene, è ancora più bello. Una sensazione per me indescrivibile aver vinto a Sölden. E da lì è cresciuta la mia autostima e la stagione si è trasformata in trionfale, almeno tra le porte larghe». 

Denise Karbon in azione sul Rettenbach il 27 ottobre 2007, giorno del suo trionfo a Sölden. Prima italiana a riuscirci ©Agence Zoom

Di cosa si occupa oggi Denise Karbon?

«D’estate trascorro tanto tempo con i miei bimbi, faccio la mamma diciamo. Per il resto do una mano con la preparazione atletica per le categorie più piccole. E in inverno alleno, tra i cuccioli, dove c’è anche la mia Pia, che ha già 10 anni. Il tempo vola davvero… Alleno per il Seiser Alm Ski Team (di Castelrotto, che è “casa” per Karbon, NdR). Sono di fatto due Sci Club uniti: seguo i piccoli tra allenamenti e gare. In autunno e primavera sono poi occupata con i corsi di formazione e di aggiornamento per i maestri, faccio l’istruttrice per il collegio dell’Alto Adige e lì partiamo a metà ottobre e andiamo avanti quasi fino a Natale, con un blocco abbastanza intenso tra Val Senales, Solda e a Kronplatz, quando aprono gli impianti. Così pure in primavera da metà marzo, fino a tutto aprile, con altri moduli che seguo con più continuità. Mi piace lavorare con i giovani, o i giovanissimi, dove il tempo, il cronometro, conta relativamente. Conta la sciata, anche l’eleganza perché no. E’ bello, mi ritrovo anche con tanti ex atleti e ritrovo in qualche modo il mio ambiente. Sono molto contenta». 

Federica Brignone e Marta Bassino, rispettivamente seconda e prima classificata a Sölden 2020 ©Pentaphoto

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