Serena, sorridente, scesa a Denver dopo il lungo periodo in quota a Copper Mountain. Sofia Goggia sta man mano riprendendosi la sua routine, dopo un’estate così diversa dal solito, senza i soliti chilometri nella gambe del Sudamerica. «Sono ancora un po’ arrugginita, ma sono a posto».
Qualche dolorino, nulla di preoccupante, nessun vero intervento anche sullo scarpone per adattarsi alla nuova situazione. C’è Beaver Creek come prossima destinazione dell’avventura americana, l’emozione del cancelletto di partenza della Coppa del Mondo, con uno sguardo intanto sempre rivolto alla sua Atalanta impegnata in Champions League con il Real Madrid. Pista nuova, approccio diverso, ovvero quello del passo alla volta. Il tempo c’è tutto, continua a ripetere di non porsi obiettivi stagionali, ma intanto si parte. Prima la velocità e da gennaio anche il gigante.
Ha ripreso in Val Senales e poi a Sölden. E lì ha fatto un po’ fatica. Anche i primi giri a Copper Mountain non sono stati immediati: ha sciato solo nella parte alta, quella dove si va più piano. Poi i tracciati si sono allungati e la velocità pure. Così alla fine del primo periodo di allenamento è arrivata quella molla interiore che le fatto dire: ok ci siamo. «Non sono mai stata l’emblema della felicità, ma quei momenti erano gioia pura».
Anche il gigante non fa più paura. Il timore di riaffrontare quel percorso come in passato un po’ c’era, ma quella sensazione della brutta inforcata dell’infortunio è diventata presto un ricordo. La tabula rasa da cui riprendere il volo, sta riprendendo le caratteristiche della Sofia di prima. Libera fisicamente e mentalmente, dopo le fragilità passate nei mesi scorsi, pronta a riprendersi la scena. Non si pone traguardi, ma sappiamo qual è la sua storia: è tornata, uscendo ancora una volta da quella terra bruciata di un infortunio. «È stato durissimo ma paradossalmente, ora che sono tornata sugli sci, sembra che non mi sia successo nulla. L’incubo che ho vissuto per otto mesi è passato, tornando a essere quella di prima».