Ski Team Alta Badia e il progetto europeo che contrasta l’abbandono

Come la maggior parte dei club, lo Ski Team Ski Team Alta Badia Ladinia da anni stava perdendo atleti dalle categorie Allievi in poi. Grazie ad un finanziamento dell’Unione Europea, lo sci club ha creato DC4SKI, grazie al quale lo sci club è arrivato ad una ritenzione del 100%. Abbiamo chiesto loro come hanno fatto.

 «Il nostro primo obbiettivo era capire le ragioni dell’abbandono: quali sono gli ostacoli che gli atleti e le loro famiglie vedono?», spiega la coordinatrice del progetto, Prof. Federiga Bindi, che ne ha scritto anche su Ski Racing e così continua: «Con l’aiuto di una psicologa abbiamo organizzato seminari con atleti, genitori, educatori, e allenatori. In parallelo il Dipartimento dello Sport dell’Università di Genova ha condotto un’indagine conoscitiva sui propri studenti ex atleti. Questo ci ha permesso di confrontare i dati generali con quelli specifici dello sci. Nel 2016, Kris Ochs and Dan Leever hanno dimostrato come il fattore più importante per la carriera degli atleti di Coppa del Mondo degli ultimi 30 anni sia il sostegno della famiglia. Conversamente, il nostro studio ha mostrato che il principale motivo di abbandono dello sport agonistico è il timore delle famiglie che non sia compatibile con lo studio, nonostante sia i dati che la nostra esperienza empirica mostrino che un buon atleta è spesso anche un buono studente. Un problema peculiare alle aree montane è quello che abbiamo definito la “ski fatigue”: mentre nel passato lo sci era l’opportunità di uscire dalla valle ed esplorare il mondo, con l’arrivo della ricchezza diffusa, le famiglie temono al contrario che a causa dello sci i loro figli perdano opportunità educative e di crescita personale e professionale. A livello universitario, il problema è ancora maggiore, data la diffusa insensibilità alla questione della conciliazione tra studio ed agonismo».

«Così però vengono totalmente persi di vista i vantaggi, sia diretti che indiretti, che derivano dal praticare sport agonistico», commenta il Presidente dello sci club Stefan Thaler: «Lo sport competitivo – qualunque esso sia – aiuta il processo di socializzazione, riduce i tempi di esposizione a telefonini e computer, e abitua ad uno stile di vita attivo e sano che verosimilmente continuerà nella fase adulta, con evidenti benefici a livello di salute generale. Nello sci alpino, oltre a questi ovvi vantaggi, l’agonismo permette di acquisire una buona conoscenza della montagna e di mantenersi in allenamento, fattore fondamentale per passare l’esame di maestro sci a causa de due test Eurotest (PFC-T) and Eurosicuritè (PFC-S). Gli agonisti acquisiscono anche “transferable skills”, ovvero competenze utili nel futuro, in particolare nella vita professionale, tra cui disciplina, ambizione, intraprendenza e indipendenza».

Martina Sverzellati, all’Università di Bolzano, ha poi studiato l’impatto dell’agonismo sull’economia delle aree montane. La ricerca focalizzata sul caso Alta ha mostrato una correlazione positiva tra agonismo, gare e sviluppo economico. «Sulla base di questi risultati, abbiamo elaborato una serie di soluzioni», commenta il Direttore Sportivo Thomas Valentini che continua: «Le parole chiave qui sono innovazione e cooperazione. Innanzitutto, abbiamo diversificato nell’allenamento sia sulla neve, che a secco. Un atleta di successo, che continua ad impegnarsi nel tempo, è un’atleta che continua a divertirsi nello sport. Questo è essenziale non solo da piccoli, bensì anche nella cruciale fase adolescenziale, in cui il corpo si sviluppa assai più velocemente della testa e la capacità di concentrazione è di corta durata. Assieme a tutte le associazioni sportive della valle, abbiamo creato due nuovi programmi, uno invernale (Multiski) ed uno estivo (Multisport), grazie ai quali i bambini possono provare tanti sport differenti, con grandi benefici sia in termini di divertimento, che di sviluppo fisico. Per gli adolescenti, abbiamo introdotto nuovi tipi di allenamento e nuove piste. Troppo spesso i club tendono a focalizzarsi solo sui pali, con il risultato che gli atleti alla fine si annoiano. Lo sci libero è essenziale, così come i fuori pista, i salti, e via dicendo. Anche sui pali si possono introdurre novità e divertimento: figure elaborate, alternanza di pali alti e pali nani, o parallelo, adorato dai ragazzi e stimolo a dare il massimo. Con la nuova pista da SX, abbiamo oggi 16 piste di allenamento diverse. Nel fuori stagione, ci alleniamo a secco cinque mattine alla settimana, oltre a fare acrobatica al mare, e abbiamo iniziato a portare gli atleti in luoghi diversi dai ghiacciai locali, incluso Francia, Germania e dieci giorni in Colorado in autunno».

Lo sci club ha poi accresciuto la collaborazione con la scuola superiore locale, le Scores Altes La Ila, creando l’Alta Badia Ski Academy. «I vantaggi dell’Accademy sono multipli. La presenza di un ristretto numero di atleti stranieri crea diversità, stimola la curiosità sul resto del mondo e dà ai nostri atleti una ragione concreta per praticare inglese e francese, oltre a creare una sana e divertente competizione», spiega ancora Thaler: «Grazie all’Accademy, abbiamo anche i mezzi per creare programmi differenziati. Gli Allievi e FIS che scelgono il programma Academy, sia locali che stranieri, hanno una serie di opportunità e privilegi. C’è poi anche l’opzione di continuare a far gare ma allenandosi solo il week-end. Se invece l’agonismo non interessa più, si può scegliere il programma Ski-Teach, specificamente pensato per preparare l’esame di maestro di sci».

«Terminato il progetto DC4SKI abbiamo iniziato un nuovo progetto chiamato ESKI – sempre finanziato da programma Erasmus+ Sport dell’Unione Europea – grazie al quale, in cooperazione con federazioni, club e università europei ed americani stiamo lavorando sull’innovazione nella formazione degli allenatori e sulla creazione di un network di accademie e di università di montagna», conclude Bindi.

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