«Era il mio compagno di camera e l'unico per cui facevo il tifo»
Compagno di squadra nazionale, di scuderia Salomon, di camera di albergo, di viaggi. Soprattutto amico. Davide Simoncelli appena ha saputo della notizia di Alberto Schieppati non ci ha pensato due volte ad affermare: «Ha fatto bene. Faceva troppa fatica, la vita viene prima di tutto. Ora fa bene a curarsi e riposarsi». ‘Albi’ mancherà a ‘Simo’, e siamo sicuri anche viceversa. Davide Simoncelli da tanti anni era il suo compagno di camera. Facevano coppia fissa, erano davvero uniti da un senso di stima e di amicizia: «Albi era l’unico che si mi arrivava davanti ero contento. Ero il suo primo tifoso. Adesso mi ha detto che mi vedrà a vedere alle gare, sarà lui il mio supporter». Insieme in giro per mezzo mondo. Alpi e Appennini, Scandinavia e Nordamerica, Asia e Sudamerica. Girovaghi dello sci, del Circo bianco, zingari della neve. Ovunque. ‘Simo’ ha vissuto questi quattro anni della malattia di Schieppati: «Quante volte l’ho visto tornare da un allenamento e dopo aver pranzato in fretta e furia rufugiarsi in camera spossato, stanco, febbricitante. Mi ricordo che spesso alternava momenti di sudorazione profonda e poi di caldo, tipici elementi dell’innalzamento repentino della temperatura. Ha stretto i denti fin quanto ha potuto, dopo Soelden e soprattutto al Tonale nell’ultimo training c’è stata una ricaduta. Ha fatto bene a lasciare, non vi era altra soluzione. Certo, mi mancherà non averlo in squadra». Pomeriggi in camera d’albergo. Riciordiamo a Bormio, proprio in questo periodo due anni fa. Davide e Alberto in camera, a letto, entrambi al computer. Noi con taccuino e macchina fotografica. Alberto aveva la febbre alta, ma non lo voleva dire, soprattutto non voleva dirselo. Cercava sempre di ridere, sorridere, guardare avanti, non pensarci insomma. Ora però è stato obbligato a mollare il colpo, a lasciare il mondo delle gare, una parte della sua vita. Ma come dice ‘Simo’, lo sci non è tutto.