In realtà il nuovo Dpcm, secondo noi, non chiude completamente lo sci. Leggiamo il punto (mm): Sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici; gli stessi possono essere utilizzati solo da parte di atleti professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paralimpoco (CIP) e/o dalle rispettive federazioni per permettere la preparazione finalizzata allo svolgimento di competizioni sportive nazionali ed internazionali o lo svolgimento di tali competizioni. Gli impianti sono aperti agli sciatori amatoriali solo subordinatamente all’adozione di apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e validate dal Comitato tecnico-scientifico, rivolte ad evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti.
A voi l’interpretazione, perché a noi non tutto sembra così chiaro. Si torna ai decreti della primavera, dove si potevano allenare solo le Nazionali (visto che gli sciatori non sono come status professionisti)? O si aprirà anche ai Comitati, agli sci club, insomma a chi fa attività agonistica? Ma, ci pare di capire, che le stazioni non chiudono definitivamente a tutti gli altri (la Val Senales è intenzionata a tenere aperto): ci saranno nuove linee guida per accedere agli impianti, quelle che dovranno essere definite, speriamo al più presto, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e validate dal Comitato tecnico-scientifico. O saranno quelle adottate sinora, per quest’estate?
Ci saranno nuove disposizioni per le stazioni con nuovi corridoi di accesso, nuove limitazioni sia nel numero dei skipass che potranno essere emessi, nuove disposizioni sul numero di persone che potranno accedere contemporaneamente ad un impianto? Sicuramente anche lo sciatore dovrà muoversi diversamente: prenotare il biglietto online, prima di tutto, evitare di far gruppo e via di seguito. Come in qualsiasi altra situazione nella vita di tutti i giorni. Aggiungendo la mascherina alla dotazione di serie che già di solito prevede maschera per gli occhi, guanti… Senza dimenticare che poi è un’attività all’aria aperta. Ipotesi, sia chiaro che facciamo noi, vediamo cosa dirà appunto il Comitato tecnico scientifico
Sabato a Breuil-Cervinia non ci sono stati problemi sulle piste: nessuna o pochissima coda alle seggiovie, seggiolini a volte vuoti e a volte con una sola persona. Spazi in pista immensi per un distanziamento sociale naturale. Certo, non si può negare che di prima mattina ci sia stato l’ingorgo alle casse. Una lunga fila «scomparsa intorno alle 10» hanno detto dalla Cervino Spa. Gli sciatori sono arrivati tutti insieme, non ha aiutato neppure il funzionamento a singhiozzo (per i primissimi giri) della telecabina a 6 posti. Per il resto è filato liscio. Tanti sci club si sono allenati in campo libero, tanti appassionati si sono divertiti, qualcuno anche in fuoripista. Una volta in pista, è stata a tutti gli effetti una giornata di piena normalità. Tutti con la mascherina, forze dell’ordine pronte ai controlli. La Cervino Spa ha fatto di più rispetto ai protocolli: davanti ai tornelli ha messo personale con pacchi di mascherine chirurgiche da distribuire gratuitamente e con termometri per la misurazione della temperatura. Chi ha polemizzato su funivie stracolme è perché non conosce il protocollo in Valle d’Aosta che prevede che le funivie viaggino al massimo della portata oraria e che non ci sia una riduzione della capienza. Sì, a questo punto forse andrà rivisto, ma Cervinia si può dire che abbia applicato le regole previste dal protocollo.
Però, davvero lo sci è così pericoloso? O meglio così tanto pericoloso rispetto ad un viaggio in metropolitana? Nessuno nega la situazione attuale, nessuno dice che tutti non debbano fare la loro parte per contenere la crescita dei contagi e che lo sci sia escluso da questa condizione, insomma non è una difesa di parte, ma cerchiamo di ragionare con il buon senso. Il principio è quello di evitare non solo assembramenti, ma anche semplici contatti tra sconosciuti. Si può fare. Con tanti sacrifici certo, da parte di tutti, impiantisti e sciatori, ma si può fare.