Nessuno attende l’inizio della stagione della velocità più di Bryce Bennett. In una lunga intervista data al sito ufficiale delle Olimpiadi, il 32enne nativo di Truckee, California, si è definito «molto preparato» ad affrontare l’opening di discesa libera oggi a Beaver Creek, proprio negli Stati Uniti.
Nonostante Bennett non abbia un gran trascorso sulla “Birds of Prey” (solo una top 10, nel 2018, in discesa e nessun piazzamento nei 30 in sette superG disputati), ha grande fiducia per questo inizio di stagione. Anche grazie a due training camp in Sudamerica molto produttivi, Bennett sente che «le sensazioni sugli sci sono diverse», migliori che mai.
Vincitore di due prove di discesa in Coppa del Mondo, Bennett ha le idee chiare per questa stagione: «Nessun uomo americano ha mai vinto la classifica di Coppa del Mondo di discesa libera. È certamente il mio obiettivo principale. So di poter essere competitivo in ciascuna discesa» afferma il due volte vincitore in Val Gardena.
I suoi risultati, in realtà, descrivono un atleta che va molto bene in un numero limitato di piste, e non così bene in tutte le altre. Delle sue otto top-5 in Coppa del Mondo, ad esempio, ben cinque sono arrivate sulla “Saslong” della Val Gardena. Eppure Bennett è in fiducia: «Generalmente inizio la stagione un po’ nel panico, non mi sento molto pronto. Quest’anno invece sono sintonizzato sulle giuste frequenze».
Bennett è un personaggio. Passa gran parte delle sue estati all’aperto, andando a pesca o in mountain bike, spesso accompagnato dalla moglie Kelley. La sua indole socievole e guascona lo rende molto popolare sia tra gli addetti ai lavori sia tra il pubblico generalista nordamericano. Questo mese uscirà la prima puntata di un podcast che ha pensato con alcuni compagni di squadra, “Downhiller No Filter”. Sa bene, tuttavia, che la cosa più importante sono i risultati: la Nazionale americana sta crescendo attorno a Bennett, chiamato scherzosamente “il dinosauro” dai compagni di squadra. «Stiamo tutti martellando, provando ad essere più veloci che possiamo» conclude Bennett.