Sono trascorsi otto anni dal trionfo olimpico. Sono passati otto stagioni agonistiche dove ha primeggiato, poi è caduto, quindi si è rialzato di nuovo. Giuliano Razzoli, Razzo, il Razzo di Minozzo, il campione olimpico di slalom di Vancouver. Adesso è un momento difficile per Razzo, che tribola ad abbassare i punti ed essere ancora competitivo. Eccolo sul palco della PodhioRace Generation alla fiera Skipass di Modena. E Razzo mi ha stupito ancora, ha colpito di nuovo. La sua celebrità nel mondo degli sport invernali, se non intatta, è ancora significativa. Davvero stridente il fatto che Razzo, fatto fuori dalla compagine azzurra di slalom che gareggia nel primo appuntamento a Levi il 18 novembre, è assai più conosciuto di tanti atleti ed atlete della nazionale italiana che al momento sono più sul pezzo in termini di risultati. Fa pensare allora a quanto è maestoso ed incredibile un titolo olimpico. Fa pensare che è stato un uomo d’Appennino a mettersi al collo la medaglia a cinque cerchi (e non è il primo e non sarà l’ultimo) E fa pensare se non è un’occasione mancata provare con insistenza a rilanciarlo. Io faccio il tifo per Razzo: al mondo dello sci serve un’altra sua resurrezione. Pochi hanno ancora un così importante seguito. Oggi ne ho avuto un’altra prova.