Milano, via Durini, pieno centro. Technogym. Peter Fill, Pietro, che racconta le sue gesta, le sue imprese. Mostra le due Coppe del Mondo, parla di cosa significa vincere a Kitzbuehel e di alzare per due volte al cielo la sfera di cristallo. Guglielmo Bosca, Gugu, suo giovane compagno di squadra, è venuto in religioso silenzio a sentire i racconti del Capitano, ad ascoltare la sua grandezza. Fa strano vedere Pietro e Gugu. Uno indiscusso prim’attore, l’altro in platea quasi defilato in mezzo a tifosi e appassionati che pendono dalle labbra di Peter Fill. Uno vincente, l’altro sulla via della maturazione e della crescita nell’impervio cammino della Coppa del Mondo. Pietro è il presente, il grande, grandissimo presente. Gugu è il futuro, la speranza, una carriera ancora tutta da vivere e da inventare. Ma ha una grande fortuna. Si allena con Pietro, può fare affidamento alla poderosa squadra azzurra di velocità. Gugu è figlio di un sistema difficile come è oggi il panorama dello sci giovanile italiano. Ma per il momento è lì, ce l’ha fatta a sopravvivere. Certo, è in rampa di lancio, ma almeno c’è. Alè Gugu.
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