C’è scritto Sabo all’ingresso, non Gross, tantomeno Stefano Gross. Sabo perché è un Sabin, figlio di Igino. A Pozza di Fassa, anzi Poza con una z sola come è scritto in ladino. Una crostata, un caffè. Ricordi e realtà, passato e presente. Parliamo, ci confrontiamo. Sereno, ma più del solito Sabo. Il podio di Val d’Isere lo ha riportato in fretta e furia ai vertici dello slalom mondiale. Oltre due anni fa l’ultimo podio (che poi è stato l’ultimo della squadra azzurra fra le porte strette), ora ancora sui gradini della gloria. Sempre lui. Le foto di quando era piccolo, i trofei di quando da grande ha iniziato a essere protagonista. I campanacci dei tre podi di Adelboden, le coppe di Shladming, di Wengen di Kranjska Gora. Delle grandi classiche insomma. Vessili di una carriera sfavillante, oggi più che mai attuale. Sabo è tornato. Continua così Sabo.
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