Parola di De Chiesa – Tracciatura lenta che svilisce la gara e stanca
In telecronaca mi ero entusiasmato per gli 11 metri tra una porta e l’altra dello slalom di Zagabria (ad eccezione di qualche repentino restringimento delle maglie), gentile concessione di Brunner, l’allenatore degli americani che finalmente ha dato un po’ di respiro a questo specialità sempre più soffocata! Sbagliato… Avrei dovuto altresì sottolineare l’eccessiva tortuosità del disegno e l’ormai endemica mania di svilire la bravura degli slalomisti, ridotti a battersi su ritmi femminili. A Zagabria, stessa partenza e medesimo arrivo per 210 metri di dislivello: Hirscher ha fatto un secondo in più della Shiffrin nella prima manche e un secondo in meno nella ripresa. Se affermo che Hirscher va più forte dell’americana non penso di essere smentito: allora perché farlo scendere su un tracciato che ne mortifichi l’abilità? Sulla Crveni Spust, monumento ai Kostelic, fino a 3 anni fa si facevano 3/4 secondi in meno per manche, come su tutte le altre piste del mondo: i pali arrivavano in faccia a velocità supersoniche, c’era ritmo, brio, uno spettacolo fantastico! Ma vi ricordate lo slalom di Sestriere, uno dei preferiti di Alberto Tomba? Nel 2004, sulla Giovanni Alberto Agnelli, Bode Miller vinse lo slalom toccando punte di 60 km orari, così come non avrete dimenticato la vittoria a Chamonix, nel 2005, del nostro Giorgio Rocca: andate su Youtube o dove volete a pescare quella gara, vi renderete conto che oggi lo slalom è diventato…. slow slalom! Oltretutto, gli slalom lenti e lunghi, sui mini-sci sciancrati, stravolgono di fatica, come avete visto a Zagabria nelle ultime porte, sbagliate banalmente anche da grandissimi campioni. Per definizione e tradizione, lo slalom è uno sprint improntato allo spettacolo puro, non una maratona dove, tra l’altro… il latte di mamma non basta!