La velocità scorre nel sangue di Dominik Paris, che a 36 anni è sempre alla ricerca di fiducia e di dettagli per continuare a restare al vertice. «Si impara sempre in questo sport complesso – dice – si analizzano gli errori e si prova a cambiare un po’ atteggiamento su certe cose. Mi sembra di essere riuscito a lavorare bene, con buone sensazioni sia sul fisico, sia sui materiali. L’importante è avere armonia tra tecnica e attrezzatura: quando c’è quella, la fiducia cresce, e con la fiducia riesco a spingere di più».
Perché quando si vola a 140 chilometri orari tutto deve essere perfetto. «E io non ho voglia di finire nelle reti, quindi preferisco avere certe sensazioni sicure prima di spingere davvero». Sempre alla ricerca del limite, ma con maggiore esperienza e consapevolezza. «Dopo tanti anni e tanti successi, l’anima c’è ancora e anche la voglia di andare veloce, però piano piano questa disposizione a essere sempre oltre i limiti va a calare» aggiunge il gigante della Val d’Ultimo che solo dopo i Giochi Olimpici di Milano Cortina 2026 deciderà che cosa fare.
Ha domato piste come la Streif di Kitz o la Stelvio di Bormio, ma forse avrebbe potuto vincere ancora di più. Pura considerazione, nessuna recriminazione dalle sue parole: «Con l’esperienza posso dire che forse avrei potuto essere anche un po’ più bastardo e ottenere un risultato migliore, ma io sono contento di come mi sono comportato: sono in pace con me stesso».
A febbraio il grande appuntamento a cinque cerchi, la possibilità di giocarsi una medaglia olimpica sulla pista Stelvio che ha sempre amato. «Gareggiare a Bormio è sempre bello, soprattutto quando mi sento bene. È una pista che richiede tantissimo, sia fisicamente che mentalmente. So dove passare, vediamo come riuscirò a mettere insieme tutto».

Si correrà nel mese di febbraio e non a dicembre. Condizioni per certo differenti che Dominik Paris ha già bene chiare nella mente: «Sarà molto diverso: ci sarà più luce, quindi sarà più facile per tutti. A dicembre la testa fa una grande differenza, mentre a febbraio bisognerà stare attenti ai dettagli, vedremo come saranno le condizioni e come prepareranno la pista, perché anche quello conta molto».
Durante il media day della Fisi, il jet azzurro si è anche soffermato sugli aspetti legati alla sicurezza, di grande attualità in questo momento. «Il rischio fa parte del nostro sport – aggiunge – È difficile eliminarlo del tutto. Anche se si lavora tanto sulla sicurezza, noi non abbiamo una macchina intorno, come nell’automobilismo. Quindi una percentuale di rischio rimane sempre».
Intanto tra un allenamento e l’altro, Domme ha partecipato alla première di Downhill Skiers – Ain’t No Mountain Steep Enough, il nuovo documentario diretto da Gerald Salmina (già autore di Streif – Una discesa infernale, uscito nel 2014) e prodotto da Red Bull Media House. All’evento di Vienna hanno partecipato anche Marco Odermatt, Aleksander Aamodt Kilde, Vincent Kriechmayr, Cyprien Sarrazin, Daniel Hemetsberger e Justin Murisier.
«Non ho voluto guardare il film prima della première, aspettavo di viverlo sul grande schermo per la prima volta – ha detto Dominik Paris – ed è stato qualcosa di davvero speciale per tutti noi». Gli fa eco Marco Odermatt: «Si alternano cadute terribili e momenti di pura felicità. Ed è questo contrasto a rendere il film così unico».
Ora Dominik Paris torna in pista. Fino al 7 novembre si allenerà a Pitztal insieme agli altri azzurri: Mattia Casse, Giovanni Franzoni, Guglielmo Bosca, Christof Innerhofer, Florian Schieder, Nicolò Molteni, Max Perathoner, Benjamin Alliod, Marco Abbruzzese, Leonardo Rigamonti e Gregorio Bernardi.
«Poi si parte per l’America – chiude Domme – a fine novembre inizieranno le gare e lì si capirà davvero come è andata la preparazione. L’obiettivo è essere regolari in Coppa e ottenere i risultati migliori possibili». Con lo sguardo alla discesa di Bormio, di metà febbraio.




