Il classico domanda e risposta per un canale storicamente olimpico come NBC OLYMPICS, uno dei broadcaster più importanti al mondo. Mikaela Shiffrin non si sottrae a un rituale inevitabile prima dei Giochi di Milano-Cortina 2026. Da non trascurare il fatto che l’intervista, di cui ripotiamo in seguito alcuni estratti, è stata realizzata nell’ambito della sua collaborazione con Lilly per promuovere la sensibilizzazione sull’Alzheimer sintomatico precoce (ESAD). Shiffrin, la cui nonna paterna era affetta da Alzheimer ed è morta nel 2014, spera di aiutare gli altri a riconoscere l’importanza di agire tempestivamente e a comprendere le opzioni terapeutiche oggi disponibili per l’Alzheimer sintomatico precoce.
«Qualcosa di nuovo e fresco per questa stagione c’è. E’ stato un lungo lavoro in corso d’opera, ma qualcosa che abbiamo implementato nella nostra squadra, ancora più che in passato – non è che prima non ci fosse, ma solo per dire che sta diventando sempre più una priorità – è davvero una comunicazione molto aperta e onesta su tutti gli aspetti di quello che facciamo. Ciò include le diverse sfumature che vanno oltre il semplice allenamento fisico sulla neve. Mi sono resa conto di quanto possa essere difficile, a esempio, sulle piste, se una giornata di allenamento non sembra del tutto produttiva, riuscire a dire in tempo reale: “Non credo che questo sia positivo”. O per i miei allenatori: probabilmente è ancora più difficile venire da me e parlare in maniera franca, perché ho un curriculum in questo sport che, onestamente, rende difficile per le persone dirmi cosa devo fare con lo sci o cosa devo fare per essere ancora più performante. Penso che ci sia forse un certo grado di esitazione, perché ho fatto tanto in passato e ho avuto tutto questo successo. Quindi è quasi come dire: forse è meglio non smuovere le acque. Con questa squadra, con Karin, con (l’allenatore) Jamo (Haarala), con mia madre (anche lei allenatrice) e oltre, è stato un momento incredibile, quasi come un fiore che sboccia: vedere quanti feedback positivi. E io apro la porta e dico: “Non dovete aver paura di dirmi cosa pensate”. Nel peggiore dei casi, si scatenerà una discussione. Nel migliore dei casi, mi ricorderete qualcosa che potrei aver dimenticato riguardo alla mia tecnica, alla tattica, alla pianificazione e alla logistica. Mi sembra che si sia aperto un mondo di creatività che era appena agli albori e a cui ora abbiamo accesso».
SUL PODCAST CON IL FIDANZATO, KILDE

«Probabilmente potrei condividere tutto quello che voglio, ma vorrei che fosse ascoltato (dice sorridendo). Nelle ultime settimane ho avuto un paio di conversazioni davvero molto interessanti e divertenti. È stato anche un lavoro in evoluzione, perché non sono abituata a condurre un’intervista. Non è facile trovare domande nuove e originali. Molte cose sono state già dette e ridette. È difficile trovare un modo per parlare con qualcuno in modo che si apra. La mia naturale tendenza è essere introversa e quindi è anche quella di non fare domande. Una delle cose più belle, e forse inaspettate, di questo podcast è che sto imparando come stimolare questi feedback. Ho avuto un paio di conversazioni con i miei compagni di squadra e non vedo l’ora di averne altre. Anche con un membro dello staff, che penso sarà davvero molto interessante da ascoltare. Il mio obiettivo attuale è semplicemente quello di iniziare ad approfondire questi discorsi, ma nei prossimi anni vorrei espandermi ad altri sport e ad altri ambiti. Mi piacerebbe poter intervistare conduttori di talk show o di podcast, perché penso che siano conversazioni davvero interessanti».
SU PETRA VLHOVA
«Ci scambiamo messaggi. Durante lo scorso inverno ci siamo tenute in contatto. Mi scrive dopo le gare e lo ha fatto anche dopo il mio ritorno (dall’infortunio della scorsa stagione). Anche solo per sapere come stavo. Per quanto mi riguarda ne sono felice, e so che probabilmente sembra ovvio, ma non lo si sottolineerà mai abbastanza: perché con gli infortuni, per un atleta, è così difficile spiegare quanto sia impegnativo, le persone semplicemente non sanno cosa sta succedendo nel corpo e perché è così complicato tornare alla forma migliore. Anche con il mio infortunio dell’anno scorso, che è stato di breve durata, nel quadro generale degli infortuni al ginocchio, alle ossa e di tutte le cose che possono succedere, sono riuscita a tornare nella stessa stagione, giusto? Petra è stata fuori gioco per un’intera stagione e mezza. Quindi sono davvero entusiasta di vedere qualsiasi post che ha pubblicato con gli scarponi da sci, sulla montagna. Sembra che si senta molto più stabile e strutturalmente forte rispetto a quando ha cercato di tornare sulla neve lo scorso autunno e lo scorso inverno, il che è fondamentale, perché quella è la base. Da lì può partire e iniziare a rafforzarsi sulla neve, ma significa che deve lavorare a pieno regime e questo richiede tempo. Spero davvero che riesca a tornare in pista in questa stagione. Soprattutto spero che sia un ritorno forte e che lei si senta completa, fisicamente, come persona e come atleta. Allora sarà un vero piacere gareggiare di nuovo con lei».

SULLE GARE DI VELOCITA’
«Non so se potrei mai dire di essere soddisfatta completamente di qualcosa, ma sulla mia carriera in velocità sì, sono felice e orgogliosa. Le gare di discesa libera e superG sono state fin dall’inizio un bellissimo progetto, appassionante per me. Voglio dire, lo è sempre stato, ma era semplicemente così: emozionante. Chi poteva sapere cosa sarei riuscita a fare? È stato possibile solo perché ho lavorato molto sulla mia tecnica e ho costruito una solida base nelle discipline tecniche, appunto (slalom e slalom gigante), che poi ho potuto trasferire in parte alle discipline veloci. Penso che la velocità mi abbia reso un’atleta migliore e una sciatrice migliore. Ho appena fatto un paio di giorni di superG (allenamento) la scorsa settimana, e questo continua a rendermi una sciatrice più completa e a tutto tondo. Quindi lo adoro, e anche se non gareggerò alle Olimpiadi, non è fuori discussione per me nel complesso. Forse è solo una di quelle cose in cui i tempi non coincidono. Una cosa che mi sta molto a cuore riguardo ai Giochi, soprattutto quest’anno, è che abbiamo una squadra di atleti (statunitensi) incredibile, con diversi contendenti alle medaglie. Non voglio occupare un posto che non mi sono guadagnata e che non merito. Quindi mi sta bene rinunciarci, quando sarà il momento, se le cose andranno così».




