Incredulo, quasi esterefatto. Perchè anche i robot hanno un’ anima. Perchè anche i soldati hanno un anima come cantavano The Killers. Ha allargato le braccia, non perchè non hai mai creduto nelle sue potenzialità (esattamente l’opposto) ma perchè era tale la felicità e la commozione che non si poteva fare altrimenti. Un podio che sa di consacrazione, un podio che completa un cammino. E’ sempre stato uno diverso Giovanni Franzoni, oggi splendido terzo nel superG in Val Gardena. Pochi anni fa, quando primeggiava nel circuito istituzionale giovanile, era uno differente dalla massa. Ha sempre avuto quella consapevolezza, quella determinazione, quel desiderio di fare le cose con un obiettivo. Non ha mai fatto le cose a caso, ha sempre avuto un fine. Ha sempre dato la giusta importanza alle situazioni. Anche quando dominava la scena in lungo e in largo nelle rassegne juniores, sapeva che bisognava dare il peso che meritano quelle vittorie. I campioni fanno così. Sanno che bisogna primeggiare nel processo certo, ma sono consapevoli tuttavia che esaltarsi in maniera smodata è sbagliato perchè i traguardi veri sono altri. Voleva arrivare in Coppa del Mondo e lasciare il segno. Nemmeno arrivare solo per onor di firma.

Eccolo Gio: «Gareggiare per eccellere, altrimenti non ha senso, altrimenti sto a casa mia a fare altro». Severo con se stesso. Forse troppo? Ognuno è fatto a suo modo e se questa rigidità porta ai risultati come quello odierno ben venga. Continua il 2001 di Manerba del Garda: «Follia totale il podio, a maggior ragione in Val Gardena sulle nevi di casa. In discesa ieri ho fatto una buona gara, oggi davvero non dico di essere stato perfetto ma fluido, deciso, efficace si. Alla grande…Ma sai che non ci credo ancora? Pazzesco davvero».
Franzoni ha lacrime di gioia al traguardo, singhiozza mentre sale sul podio. Per la felicità di essere a posto con se stesso, appagato di un grande risultato, di aver fatto il proprio dovere. Ma anche per la profonda tristezza della scomparsa del suo amico Matteo Franzoso. Chiosa: «Non ho ancora metabolizzato il lutto, ma posso dire che questa immensa tragedia mi da una forza di fare le cose ancora al meglio, con la massima serietà, con impegno totale. Con Franz ho mille ricordi. Abbiamo vinto le prime gare di Coppa Europa lo stesso fine settimana a Zinal, abbiamo esordito insieme in Coppa del Mondo a Lake Louise, eravamo compagni di camera all’esordio a Kitzbuehel che per un discesista è il massimo. Lo poterò sempre nel mio cuore». Oggi anche Franz era a fianco a Gio su quel podio. Ne siamo certi. E gioivano insieme, se la ridevano. Prima di fare il solito pisolino come erano abituati.





