Si parla tanto di esasperazione nei Pulcini. Qual è il tuo punto di vista?
«È difficile trovare il giusto equilibrio, ma bisogna farlo. Non bisogna avere programmi estivi esagerati, inoltre gli allenatori devono capire che i ragazzi hanno scelto di fare agonismo, ma non sono ancora atleti costruiti. Spesso sono i tecnici che sbagliano l’approccio».
C’è un numero di giornate che non va superato?
«È difficile parlare di giorni, ma io più che sulla quantità mi soffermo sul metodo: se un bambino vuole sciare e si diverte ben venga, ma se da Baby si pensa solo ai pali, allora lì diventa un problema: crei un disadattato e non un atleta».
Quindi tranquilli nei Pulcini e poi a tutta?
«In queste categorie si cerca di ragionare a livello nazionale per dare una calmata al movimento, poi però i Comitati ti guardano già dall’ultimo anno Allievi.
Nei Children bisogna cambiare marcia in termini di quantità e qualità, se si vuole fare un certo tipo di percorso. Essere già in squadra al primo biennio Aspiranti non è scontato che paghi, specie se parliamo di settore maschile».
Cosa pensi del Criterium Nazionale?
«Ben venga, a Cortina è stata una bella festa di sport e sci. Mi piace variare le discipline, come per esempio le gimkane veloci, che servono per andare incontro alla multidisciplinarietà. Sono contento anche delle prove di skicross nei Ragazzi, la specializzazione porta all’esasperazione e all’abbandono».
Il settore Pulcini del Drusciè come si posiziona?
«Sono una cinquantina gli atleti, seguiti da sei allenatori coordinati da Michele Canei e Davide Crepaz. Il club cresce e anche nelle categorie inferiori c’è vitalità. Questi numeri non prevedono una presenza di SuperBaby, perché vengono coinvolti nel progetto avviamento».
Come mai niente SuperBaby?
«Perché sono troppo piccoli e non si può parlare di agonismo, siamo convinti che debbano essere le scuole di sci a occuparsi di loro. I nostri 100 piccoli sciatori sono seguiti dalla scuola sci Cortina che si prende cura anche del Junior Team, un’altra forma di vivaio che tiene in considerazione anche i ragazzi delle scuole medie. Ognuno deve fare il proprio lavoro, in giro osservo poco rispetto dei ruoli»