Non c’è una gara che le ha fatto scattare la scintilla, non c’è un lavoro particolare che l’ha fatta esplodere. Marta Bassino da tempo era considerata un talento e con i dovuti tempi è maturata, semplicemente sciando e facendo il suo percorso. Che definisce «naturale». E senza mai essere spinta dalla sua famiglia e da papà Maurizio (ne parleremo sul prossimo numero di Race ski magazine). Quando ho cambiato marcia? «Forse l’anno scorso, ma non penso sia stata una sola gara – racconta -. Mi vedo cresciuta e consapevole e non ho modificato nulla nella preparazione, se non che quest’anno non siamo andati in Sudamerica».

Il fatto di aver vinto su piste diverse e in condizioni di neve differenti la rende ancora più felice. «È una cosa bellissima, oltre che positiva, sono contentissima – racconta -. È stata una delle piste più toste, condizione di neve così estreme le troviamo poche volte, forse lo scorso anno a Sestriere». Non può festeggiare con il suo fans club, ma il tifo lo sente a distanza. Quando torna a casa vede la sua famiglia, poi basta perché in questa situazione di emergenza sanitaria «meno persone vedo e meglio è».
Un tifo virtuale, una sciata solida, una marcia in più delle altre, anche di una grande interprete del gigante come Tessa Worley. Una Marta che assume un’altra dimensione, torna a indossare il pettorale rosso di leader della disciplina, senza però avere pressione. E a domanda sul rapporto con lo skiman risponde subito: «Il mio Petru… È fondamentale, abbiamo un rapporto speciale, ma come si crea in generale tra atleta e skiman. È una persona di cui mi fido ciecamente, anche in una situazione come quella di oggi: arrivo e sento che gli sci vanno bene».
«Oggi era difficile trovare buone sensazioni giù di là, ma è così per tutte». E tra le difficoltà è emersa ancora una volta una Bassino che scia in scioltezza e con facilità anche sul ghiaccio estremo di Kranjska Gora.