E’ arrivato il giorno di Alexander Aamodt Kilde, la prima vittoria in carriera. Non possiamo parlare di una sorpresa, ma di una conferma di crescita. Se ne è parlato già molto di questo giovane atleta e le sue doti non sono in discussione. Va però sottolineata l’enorme fortuna di far parte di un team ristretto, ma di immenso valore, guidato dai due fuoriclasse Aksel Lund Svindal e Kjetil Jansrud, perfettamente affiatati tra loro. L’assenza di Svindal per il resto della stagione lo promuove titolare, utilizzando il gergo calcistico. E lui non delude, anzi, vince.
UN GRANDE TEAM – Vincere non è semplice per nessuno, ma le condizioni perché ci siano tutti i presupposti sono fondamentali. Kilde sta sfruttando al meglio l’appartenenza alla squadra di velocisti norvegese e senza dubbio sta “rubando” molti segreti ai due campioni, al momento più blasonati di lui. Non conosciamo i dettagli del budget federale impegnato per questa squadra, ma per quanto sia importante, risulta più semplice gestirlo al meglio con pochi atleti, ma di vertice. Allenamenti, trasferte, allenatori, fisioterapisti e skimen (aziendali) di qualità non mancano di certo. Di conseguenza, le condizioni per fare risultato ci sono tutte.
GIOVANE E TALENTUSO – Dalla parte di Kilde, oltre all’ottimo clima di squadra, c’è ovviamente la giovane età (non ancora ventiquattrenne). Non dimentichiamo però il talento, senza il quale non si va da nessuna parte. La crescita alla quale stiamo assistendo non può essere un caso. A inizio stagione partiva con numeri proibitivi in discesa libera, mentre aveva già agguantato i top 30 in SG durante lo scorso inverno. Ora si trova già in mano un podio in super G e una vittoria in discesa.
SEMPRE IN SPINTA E ATTEGGIAMENTO SPREGIUDICATO – Tra i punti in comune con Svindal e Jansrud, sottolineiamo la grande potenza, il fisico completamente formato e la grande continuità ed efficacia in curva, trovando sempre spinta sullo sci, anche in condizioni particolarmente difficili. Spregiudicato nell’approccio alla gara, si nota la determinazione e la voglia di dare sempre il 100%, cosa non facile in discesa libera, soprattutto quest’anno, di fronte ad un numero imbarazzante di infortuni rispetto al quale sembrerebbe impossibile rimanere indifferenti. Quante volte si è pensato che la Norvegia avrebbe vissuto anni bui nello sci dopo il ritiro dei suoi pochi ma grandi campioni. Ebbene, pare ci sia da aspettare ancora molto: se il futuro delle discipline tecniche sembra nelle mani di Henrik Kristoffersen, chissà che quelle veloci non riservino un destino simile anche ad Aleksander Kilde.