Luca Rossi: «Vietato arrendersi»

Non sempre quando ci metti anima e corpo, un obiettivo viene raggiunto. Non sempre quando ti prefiggi una meta riesci a conquistarla. E allora cambi prospettiva e abbandoni i tuoi sogni. Quello di Luca Rossi era fare lo sciatore vero, ma la strada era diventata troppo tortuosa. «La mia famiglia faceva fatica a pagarmi la quota dello sci club e i materiali, così ho sempre lavorato in estate per permettermi lo sci d’inverno, la mia passione infinita – racconta -. A dodici anni andavo al campo da golf a Courmayeur o in un centro sportivo in Val Ferret per finanziarmi: dovevo farlo, era una necessità». Lo dice con orgoglio, lo sostiene come chi aveva dentro il fuoco e guardava sempre avanti con determinazione e fiducia verso quel fine ultimo, sciare. Il suo passato agonistico può essere considerato più che buono, da Children e da Aspiranti, sempre nell’orbita del Comitato ASIVA anche se mai ufficiale. Non ha concluso la categoria Giovani per questioni finanziarie, un capitolo comunque terminato con grande dignità e con la consapevolezza di aver fatto il possibile per emergere. «Il fatto di non essere riuscito a fare l’atleta di alto livello, mi ha spinto a concentrare tutti gli sforzi nello studio e nella formazione».
E dunque a capofitto nell’avventura universitaria a Genova, con gli studi all’ISEF, concluso con una laurea a pieni voti. Quindi dopo il corso maestri, ecco quello allenatori, terminato nel 1996.


UN LUNGO PERCORSO
«Una selezione davvero rigida che è stata equiparata a quella di terzo livello – prosegue -. Quell’anno solo il sottoscritto e Daniele Collomb eravamo in quota alla Valle d’Aosta, a dimostrazione dei numeri limitati dei partecipanti e dei risultati mai scontati».
Alla teoria e alla didattica, Luca Rossi ha sempre affiancato il lavoro sul campo. La sua vita da allenatore, come quella di atleta passa ed è passata dallo sci club Crammont Mont Blanc, il sodalizio di Pré-Saint-Didier. Una prima esperienza con la preparazione atletica e con i corsi di avviamento all’agonismo, poi il rapporto professionale si è intensificato e ancora oggi coordina tutto lo staff tecnico. «Ho seguito tutta l’evoluzione dello sci club e da quando ho iniziato a lavorare con Ottavio Bieller (presidente, ndr) mi sono impegnato nella crescita della società. Certo, ho avuto la fortuna di avere carta bianca, estrema fiducia, così ho dedicato tutto il mio tempo e la mia professionalità per arrivare ai numeri di oggi: circa 200 agonisti». Un’avventura condivisa all’inizio con lo stesso presidente e con Lorenzo Carrel che ci ha messo il cuore e grande motivazione, così come Matteo Belfrond arrivato da nove anni con ulteriori stimoli per proseguire con questo percorso. Non bisogna però dimenticare tutto il gruppo di colleghi che prima di tutto, però, sono grandi amici sui campi da sci e non solo.

SCOMMESSA SENIOR
Il tecnico ha poi parlato del progetto Senior: «Abbiamo cercato di credere nel riscatto di questi ragazzi, dal momento che questa categoria è difficile da gestire, soprattutto se vuole puntare all’alto livello». Il club ha provato questa strada prima con Laurent Praz, poi con Nicolò Nogara, in ultimo con Nicola Quaquarelli e Davide Brignone, costruendo programmi di rilancio, offrendo opportunità e coprendo le necessità. Perché dietro a questo progetto c’è una linea, una convinzione, quasi una religione. «Se hai voglia e ci credi, è giusto avere sostegno. Il nostro dovere è quello di dare una speranza anche oltre alla categoria Giovani, ma senza illusioni e senza vendere cose irrealistiche». Il 43enne direttore tecnico valdostano ha le idee chiare anche sui futuri progetti. «L’impegno e l’amore per lo sci e la montagna prima di tutto. Fino a sedici anni vincere serve a poco.
Nel nostro mondo in tanti vendono favole, cercando di creare illusioni che poi diventano tali alla prima difficoltà». Ed ecco alcuni punti chiave, quasi delle leggi in casa Crammont. «Lavorare bene spesso non significa lavorare tanto, è necessario sdrammatizzare le gare nei Pulcini. Il risultato? Conta dopo gli Allievi, prima è più importante chiedere impegno e analizzare la crescita sportiva della persona».

“ho avuto la fortuna di avere carta bianca,
estrema fiducia, così ho dedicato tutto il mio tempo e la mia professionalità per arrivare ai numeri
di oggi: circa 200 agonisti”

E lo sci estivo? «Trascorrere mesi sui ghiacciai come fanno certi club mi sembra assurdo, fuori luogo. Ci sono realtà che sciano più delle squadre, con programmi faraonici. Io penso ai fratelli Bosca: sono in Coppa del Mondo, ma senza aver vissuto a 3.000 metri. Non c’è la ricetta giusta intendiamoci, ma nemmeno l’equazione matematica più scio in estate più vado forte d’inverno». Rossi, da 23 anni allenatore del Crammont e da 16 direttore tecnico, ha conosciuto parecchi atleti, ognuno con la propria storia, mentalità e approccio. «I ragazzi a volte hanno poca sostanza, per questo sono rammaricato – conclude -, lotterò sempre con i miei tecnici affinché nessuno si arrenda nello sport, così come nella vita di tutti i giorni». Luca Rossi è ormai navigato e ha l’esperienza, che più di una volta lo ha messo in evidenza a livello regionale e nazionale, ma lui ha sempre voluto continuare con il club. D’altronde il Crammont è una famiglia. E come tale non deve essere abbandonata.

I BIG – Ha accompagnato in particolare gli atleti nati tra il 1986 e il 1988 dalla categoria Ragazzi fino al termine dei Giovani, fra questi Ivan Cavallino che è entrato in squadra nazionale e tanti altri nati negli anni ‘90. Qui spiccano i nomi che ancora oggi sono in azzurro, ovvero Guglielmo e Giulio Bosca e Martina Perruchon. Nicola Quaquarelli ha invece lasciato da un paio di anni l’attività agonistica dopo aver fatto parte del gruppo Osservati FISI. Luca Rossi ha cercato di valorizzare anche i Senior, sostenendoli nel loro percorso.

Articolo tratto da Race ski magazine 146 di novembre 2017. Se vuoi acquistare la copia o abbonarti visita il nostro sito.

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