Ti guarda con quegli occhi verdi e penetranti che sembrano quelli di un huskj. Un ragazzo silenzioso, o meglio, uno di quelli che modera le parole e difficilmente parla a sproposito. Non è certo un lungagnone Tobias Kastlunger. E il fisico, seppur solido, è ancora in via di costruzione. Sono passate quattro ore dalla medaglia d’argento del gigante dei Campionati del Mondo Junior in Val di Fassa. Tobi, come lo chiamano i suoi compagni di squadra, non si rende ancora conto di quello che ha combinato. Un podio pesante, di valore, che esalta la sua abilità e capacità tecnica fra le porte larghe. È all’Hotel Maida a Pozza di Fassa. Ha la faccia stranita, chissà cosa passa nella testa del piccolo Tobi. Fa un po’ di stretching, poi pedala a fianco di Samuel Moling. «Il sogno c’era – ci dice Kastlunger – ma sarei stato contento anche di una top ten dal momento che diversi atleti al via come Braathen, Maes e Radamus si sono qualificati in Coppa del Mondo e hanno un livello al momento superiore. Poi invece è arrivato questo argento pazzesco…».
Tobias Kastlunger vive a San Vigilio di Marebbe e sciisticamente è cresciuto con lo sci club locale, poi l’affiliazione al Brunico, quindi il passaggio al Kronplatz Ski Team, prima di essere tesserato dalla scorsa stagione con le Fiamme Gialle ed entrare a maggio in squadra nazionale giovanile. L’anno scorso ha vinto la classifica di gigante del Gran Premio Italia Giovani, garanzia per entrare in azzurro. Al suo fianco sempre Klaus, il papà, una figura indispensabile anche se da questa stagione si trova a proprio agio con lo staff della nazionale. «Con papà ci alleniamo nei momenti liberi, in cui non sono impegnato con la squadra – fa sapere Tobias – spesso a casa e in particolare al Passo Furcia. Da soli o con lo sci club. La mia specialità preferita? Il gigante ovviamente, ma non voglio assolutamente tralasciare lo slalom».

Klaus lo allena da quando aveva tre anni. «Una passione smodata, un amore incondizionato per lo sci – interviene il padre – è il suo vero punto di forza». Tobias è l’atleta che tutti gli allenatori vorrebbero avere. Un po’ come quell’alunno che sognano i professori. L’approccio del diciannovenne all’impegno agonistico è totale. Marco Maffei, il preparatore della squadra giovanile, racconta di averlo visto lamentarsi una sola volta, al secondo stage di allenamento al Centro Coni di Formia. «Ora basta, quando è basta si deve staccare» sbottava Tobias in palestra durante un esercizio sulla resistenza alla forza veloce. «È successo proprio così, l’unica volta che l’ho visto in difficoltà e rassegnato – dice Maffei – ma dopo cinque minuti ha ripreso per concludere la sessione di allenamento». Sempre il primo ad arrivare in palestra e in pista, l’ultimo ad andare via. Impegno e dedizione totale, quel desiderio di non rimanere mai indietro. «C’è tanto da lavorare – aggiunge Tobias – questi risultati sono solo l’inizio: se voglio fare il salto di qualità non devo concentrarmi solo sulla qualità, ma anche sulla quantità e l’intensità».
Un bulldozer instancabile. Come quando a inizio preparazione era più indietro rispetto agli altri ragazzi. Le trazioni non erano il suo pane, poi si è massacrato da solo in palestra per essere alla pari degli altri. Sulla neve la stessa storia. Sempre quel giro in più, sempre quel volere provare lo sci, la sua adattabilità, la neve. L’anno scorso ci aveva colpiti a una tappa del Gran Premio Italia di Artesina: prima di una video-intervista si aggiustava maschera e giacca, per mettere in bella i mostri i marchi. Il giusto atteggiamento di riconoscenza verso chi sta credendo in lui. Negli ultimi due anni Kastlunger è cresciuto ancora dal punto di vista tecnico. «La sua ascesa continua e questa medaglia arriva proprio al momento giusto – sostiene il responsabile Simone Stiletto – dobbiamo farlo sciare meno sugli spigoli, li cerca troppo in curva». Tobias è un tipo riflessivo. Fra i suoi idoli ci sono Manfred e Manuela Moelgg. Suo papà li ha allenati per parecchi anni, è stato vicino a loro anche nei momenti più delicati post infortuni. Una questione di stima che va oltre all’aspetto agonistico e ai risultati comunque soddisfacenti che hanno conquistato in carriera. «Sono l’esempio di chi non molla mai, di chi ci crede sempre ed è consapevole che il lavoro alla fine paga sempre». E Tobias ha proprio questa testa.