In pista con Federica Brignone nella “sua” Courmayeur. «Felice e positiva, un po’ di dolore è inevitabile»

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Courmayeur si è svegliata con una bella spolverata di neve, un colpo d’occhio fantastico mentre le ultime nuvole lasciano spazio al cielo azzurro che fa da contrasto alla catena del Monte Bianco. Nel primo pomeriggio è tornato a splendere il sole sulle piste del comprensorio valdostano, che in questi giorni accoglie a braccia aperte anche alla campionessa di casa Federica Brignone, sempre in pista.

Questa mattina si è allenata sulla Youla Lazey, quando ancora qualche nuvola nascondeva il terreno, rendendo tutto un po’ più difficile. Pendio facile, neve soffice appena caduta, un gigante semplice e ritmi che giro dopo giro si alzano. Al suo fianco i tecnici Fisi, mamma Ninna Quario, il fratello Davide e alcuni allenatori dello sci club Courmayeur. In pista anche Luca Rossi, presidente delle Funivie che quando può resta vicino ai tracciati di allenamento. 

Cinque-sei giri di gigante, un’altra sessione di lavoro fino alle 10.30, cercando velocità e fiducia, sensazioni e ritmo. Un po’ di dolore c’è, ma è sopportabile. E lungo il tracciato si vede già qualche bella sequenza. 

Federica, sei finalmente tornata nei pali. Che sensazioni hai avuto?
«Sì, finalmente sono tornata nei pali ed era un grande punto interrogativo. È vero che oggi le condizioni erano facili: neve morbida, pista di casa, tutto semplice. Sto riuscendo a sciare, però sento ancora la tibia, un po’ di dolore c’è, quindi stiamo valutando giorno per giorno. Nonostante questo sono molto felice». 

Nei giorni precedenti avevi già provato a sciare in gigante, ma con condizioni difficili.
«Sì, avevo provato due giorni di gigante ma c’era sempre nebbia totale: non vedevo una porta dall’altra. Sembrava destino che non dovessi allenarmi. Anche stamattina inizialmente era tutto chiuso e pensavo “no, anche oggi no” e invece abbiamo lavorato bene. Ora procediamo giorno per giorno per capire come evolve la gamba perché sono le prime volte in un tracciato». 

Federica Brignone a Courmayeur
Federica Brignone a Courmayeur

La preparazione atletica come procede?
In palestra posso fare tutto e sto andando molto bene, ma ho ancora qualche problema di flessione; il fastidio c’è, ormai ci sono abituata, ma sta reagendo bene». 

E la reazione sugli sci?
«Deve adattarsi: torsioni, pressioni, le sensazioni sono completamente diverse. Le prime volte in gigante è stato un disastro, ora pian piano va meglio».

Però in pista abbiamo visto delle belle curve…
«Sì. Se non ho male, mi fido. L’ho capito anche quest’estate facendo altri sport. Ovviamente dovrò mettere gli sci sul duro, in condizioni difficili, e quella sarà un’altra storia. Ma in queste condizioni semplici mi sto fidando. Oggi facevo un po’ più fatica nelle prime porte del muro, spostando un po’ gli sci, ma ci sta: è solo l’inizio e c’è molto margine di miglioramento».

Federica Brignone a Courmayeur
Federica Brignone a Courmayeur

E tra i pali del gigante scia pure tuo fratello!
«Sì perché lui dice che non può dirmi cosa provare senza essere lui stesso a testarlo. Così una o due volte l’anno mette gli sci per provare ciò che poi mi suggerisce. Gli altri anni lo faceva anche per motivarmi; quest’anno non c’è la sfida, ma vuole comunque provare le cose sulla sua pelle per capire se quello che mi dice è davvero utile».

Prosegue il percorso al J Medical?
«Ho finito la settimana scorsa e ho portato via tutto. Ci tornerò per qualche controllo, ma non sono più fissa lì. Ora mi alleno a Courmayeur: sci la mattina e palestra a casa nel pomeriggio. Grazie alla FISI ho tutto il team a disposizione: fisioterapista, preparatore e mio fratello. In questo momento non potrei fare altro: i tempi sono stretti e stiamo bruciando le tappe per provare questa sfida quasi impossibile. Li ringrazio perché sono davvero bravi e lavorare insieme è un piacere. Il J Medical è stato importantissimo: ci sono stata più di otto mesi e non l’ho mai vissuto come un peso, anche se ovviamente preferisco stare in pista». 

Federica Brignone a Courmayeur
Federica Brignone a Courmayeur

E poi, come spinta, ci sono la bandiera e le parole del presidente Mattarella.
«Mi ha tolto quasi un peso. Ho fatto di tutto per tornare sugli sci anche perché pensavo di poter essere una possibile candidata. Con il mio palmarès sapevo che era probabile, sentivo di meritarmelo. Quando è arrivata la notizia è stato come ricevere una conferma: tutto quello che ho fatto aveva un senso. Non lo considero un premio, ma qualcosa che mi ha alleggerita. Ora vediamo cosa succederà: non posso sapere come reagirà la mia gamba quando aumenteremo i carichi. Stiamo procedendo per gradi e sta andando meglio delle aspettative, anche se il dolore c’è». 

Al Quirinale avevi poca voce: emozione o influenza?
«Che postumi… Avevo la febbre da una settimana e sono stata afona per più di cinque giorni. Si sente ancora che la voce non è al massimo. Mi è tornata solo mercoledì mattina. È stato emozionante, ma anche un po’ imbarazzante perché non riuscivo a fare uscire le parole. Ho cercato di dire poche cose, semplici e sincere, e spero di aver trasmesso l’amore che ho per questo sport». 

©Quirinale

Courmayeur è casa tua. Quanto conta essere qui in questa fase?
«Tantissimo: è la mia comfort zone. Di solito faccio atletica qui e poi giro per il mondo; quest’anno invece sono stata via per otto mesi e rientrare è stato come tornare nella mia area protetta. Conosco le piste, ho amici ovunque. È un ambiente sereno che mi fa bene. Di solito quando torno d’inverno mi ricarico; ora sto iniziando qui e questo mi aiuta. Però ho voglia anche di tornare ai raduni, stare con le ragazze, riprendere la routine perché a casa non è la stessa cosa». 

Molti infortuni in questo inizio stagione. Hai sentito Lara Gut-Behrami?
«Sì, ci siamo scritte. Mi è spiaciuto molto per lei. Quest’anno mancano la numero uno e la numero due del mondo, oltre a tante altre, per il momento. Negli anni olimpici gli infortuni aumentano: c’è più pressione, più stress, più voglia di conquistarsi un posto. Si spinge di più, si rischia di più, spesso con condizioni non ideali. Questo sport va sempre più al limite e purtroppo gli infortuni fanno parte del gioco. È uno sport pericoloso e bisogna accettarlo».

 

A fine mattinata

Davide Brignone: «Avanti gradualmente, magari anche con gli sci lunghi»

Mentre Federica Brignone si pregusta già un bombolone di fine mattinata da Chez Croux insieme alla sua crew, ne approfittiamo per scambiare due considerazioni anche con il fratello Davide, dopo le prime 48 ore a una intensità maggiore. 

A che punto siete?
«Oggi e ieri sono stati i primi due giorni in cui ha potuto fare un gigante un po’ più lungo. Le condizioni della neve, per ora, sono molto facili, ma lei sta iniziando a mettere un po’ più di intensità. Si sente meglio e stiamo procedendo step by step. Continua a migliorare e questo è l’aspetto più importante. Non c’è ancora stato un momento di stop nella sua progressione e questo è fondamentale».

Qual è il programma delle prossime settimane?
«Andremo avanti gradualmente, in base a come si sente, aumentando ogni volta qualcosa per avvicinarci a ciò che poi dovrà fare in gara. L’idea è di continuare con il gigante, ma probabilmente introdurre anche gli sci lunghi e, man mano, cercheremo condizioni e piste più simili possibile a quelle delle competizioni».

Come la vedi dal punto di vista fisico?
«La vedo bene. Ha sempre un po’ di dolore, ma ce lo aspettavamo: nessuno poteva immaginare che, otto mesi dopo l’infortunio che ha avuto, potesse essere già a questo punto. Tutti parlano quasi di un miracolo. Il dolore fa parte del gioco, ma sembra essere sostenibile e questo, al momento, va bene». 

E dal punto di vista mentale?
«Mi sembra abbastanza solida. Ci sono alti e bassi, è normale, ma la fiducia non manca. Non la vedo spaventata, non ha reazioni da “Oddio, cosa succede adesso”. Direi che è riuscita a voltare pagina, e questo è molto importante».

Domani altra giornata di allenamento, alla presenza anche di alcune ragazze della squadra B, un confronto utile per Federica, che può avere dei riferimenti e proseguire verso il sogno chiamato Milano Cortina 2026.

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