Il mondo cambierà, anche quello dello sci

Il mondo non sarà più lo stesso. Facciamocene una ragione. Durante questi interminabili giorni di reclusione forzata, assistiamo impotenti a una crisi mai vista prima per le nostre generazioni. Mancano soluzioni e idee chiare. Manca la conoscenza di una cura efficace per questo dannato virus e, allo stesso tempo, non si vedono interventi validi all’orizzonte per contrastare un’emergenza economica che con ogni probabilità sarà più grave di quella sanitaria.

Un gruppo di sciatori del Gb Ski Club durante gli allenamenti ©Mafalda Rigatti Di Grazia

REINVENTARE IL SISTEMA – Soffrono tutti e soffre anche lo sport, comprensibilmente in secondo piano, per ora. Ma lo sport è vita, salute, energia, passione. Senza questi elementi, i primi a essere penalizzati saranno i nostri figli. Mancano le condizioni per riprendere la pratica dello sci: più passa il tempo, maggiore sarà l’incidenza delle ristrettezze economiche. I sacrifici dei genitori saranno orientati sui bisogni essenziali, con conseguente e inevitabile riduzione del numero di praticanti, già oggi in calo nello sci, uno sport sempre più d’elite. Occorre reinventare il sistema. Vanno fatte accurate analisi su possibili programmi di rilancio che consentano di limitare i danni, senza false illusioni di contributi concreti e all’altezza da parte dello Stato. Il risparmio sarà il comune denominatore, per tutti o quasi. In quest’ottica, sarà forse possibile ridimensionare la quantità del lavoro, più che la qualità. Quante volte abbiamo additato il numero eccessivo di gare, o di giornate in ghiacciaio, specialmente in giovane età. Sarà doveroso pensarci bene, per il futuro. Il virus passerà, prima o poi, ma lascerà un segno indelebile. Chiunque verrà toccato da questo disastro: gli sci club vivono grazie a genitori e sponsor. Viene da chiedersi quante di queste preziose associazioni sopravviveranno.

Una classica cartolina dai ghiacciai estivi. Qui è Val Senales a

LA RIPRESA ECONOMICA, LENTA PER IL TURISMO – Tutto lascia pensare che la ripresa economica – quando avrà inizio – sarà graduale, ma soprattutto lenta. Il turismo sarà uno di quei settori che tarderà a riprendersi, con tutte le limitazioni del caso. Gli assembramenti di persone di cui si sente tanto parlare in questi giorni, verranno controllati e limitati. Ne deriva una minor affluenza in alberghi, ristoranti, bar e molto probabilmente, impianti sciistici. La produzione industriale si adeguerà ai bisogni e consumi della gente, alimentando solo parzialmente un sistema in sofferenza. Le casse dello Stato vedranno minori entrate, inevitabilmente. Le tasse potranno anche essere confermate o aumentate, ma chi le paga? Con quali risorse? E basate su quali redditi? Questo scenario apocalittico non è purtroppo solo un’ipotesi, anche se è chiaro come il sole che ognuno di noi spera che non si avveri.

La coda a Les 2 Alpes di una mattina d’estate

RIORGANIZZARSI: MENO GARE E ALLENAMENTI – E allora, come ci si riorganizza? Parlavano della quantità: meno gare e meno allenamenti lontano da casa, potrebbe essere questa una ricetta. Siamo la nazione che organizza più gare di sci al mondo. La stessa nazione che cresce piccoli campioncini come funghi, per poi perderne gran parte per strada, senza che possano competere nei circuiti che contano per davvero. Perché non sfruttare in qualche modo questa crisi per rivedere l’approccio allo sci? Quante volte abbiamo sentito dire e a nostra volta ribadito che lo sci deve essere divertimento? Agli stessi corsi per allenatore o maestro di sci viene ricordato spesso. Torniamo a sciare con equilibrio, non solo fisico, ma anche mentale. Convinciamo tutti, ma proprio tutti, che il percorso agonistico di un atleta deve essere graduale, richiedendo lavoro e sacrificio in proporzione all’età. Sono in pochi a poter parlare di una vera e propria carriera da atleta. Occorre aver percorso tutte le tappe, dalla categoria Baby alla Coppa del Mondo. E ciò richiede programmazione sensata, non solo talento. 

Durante la ricognizione sulla Streif di Kitzbuehel

CAMBIERÀ LA COPPA DEL MONDO – La Coppa del Mondo, molto probabilmente, subirà cambiamenti radicali. Gli sponsor non potranno confermare lo stesso tipo di supporto. Alcuni salteranno, altri ridurranno gli investimenti. Non è da escludere che i calendari tornino a essere più umani, con meno viaggi, meno spese e meno eventi, auspicando però che la FIS intenda organizzarli con la massima efficienza, con un approccio più moderno e vicino al professionismo, potenziando il ritorno d’immagine, rivedendo regolamenti che limitano la presenza di un maggior numero di sponsor e della loro visibilità. Senza questo cambiamento epocale, è facile immaginare che anche gli atleti di vertice si troveranno in difficoltà, senza poter contare sullo stesso supporto di partner e sponsor personali, alcuni di essi già in sofferenza prima di questa pandemia.

Massimo Rinaldi ©Fisi Pentaphoto

GLI SFORZI DELLA FISI – La Federazione dovrà fare un lavoro immane per tenere in piedi l’attività delle squadre nazionali e dei Comitati regionali, anche in questo caso, studiando un progetto sostenibile. Si spera – poco a dire il vero – che arrivino aiuti dal governo, ma per ora, lo sci e lo sport in generale devono mettersi in coda, una lunga coda che sta facendo l’Italia intera. Se a tutto questo aggiungiamo che altre nazioni sono già intervenute in tutti i settori con finanziamenti a fondo perduto, è triste ma realistico constatare che il divario economico rischia di aumentare enormemente, condizionando anche lo sport e lo sci nazionale.

Nessuno ha la bacchetta magica, ma considerati i fatti, più che le opinioni, è chiaro che occorre puntare al massimo risultato con le poche risorse che saranno disponibili nei prossimi mesi, se non anni. Purtroppo, non basta lo slogan «Andrà tutto bene!».

Nessuno ha la bacchetta magica, ma considerati i fatti, più che le opinioni, è chiaro che occorre puntare al massimo risultato con le poche risorse che saranno disponibili nei prossimi mesi, se non anni. Purtroppo, non basta lo slogan «Andrà tutto bene!».

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