Mikaela Shiffrin esce ancora a testa bassa. Sbaglia, si ferma a bordo pista, cade in un profondo sconforto. Non ne è andata dritta una in questa Olimpiade e lei, l’americana che condivide la vita con Aleksander Aamodt Kilde, spiega: «Il 60% delle uscite che ho fatto nella mia carriera, è arrivato a questi Giochi Olimpici».
Il perché sia arrivato il terzo out dopo quelli di gigante e slalom è un mistero. «Una bella domanda» aggiunge. Aveva fatto una bella discesa questa mattina, la medaglia d’oro era praticamente sua, conoscendo l’enorme potenzialità nello slalom. E invece di nuovo fuori. «Ho fatto una prima parte davvero buona, sono entrata a tempo e a ritmo, direi abbastanza bene. Gli allenatori mi hanno detto via radio che in quel punto c’era un buco, ma non è colpa di quello perché molte donne sono state in grado di fare quel passaggio senza problemi. Forse ero troppo veloce per gestirlo, o forse non mi sono mossa abbastanza velocemente».
Poi l’errore e l’uscita in un amen. «Mi sono sentita in piena accelerazione nelle prime porte: ho avuto le stesse sensazioni per altre 47 volte differenti nella mia carriera. Gli equilibri, le intensità, la concentrazione e le sensazioni che avevo sugli sci hanno sempre funzionato. Non ho mai avuto problemi a uscire, soprattutto così presto». E aggiunge: «Questo evento mi lascia senza parole».
Mikaela parla anche delle pressioni: «Non ne ho sentite, in realtà quelle ci sono sempre quelle – spiega -. Io però mi sono sentita sciolta, rilassata ed ero consapevole del mio piano: ero concertata e stavo sciando bene, ma non ha funzionato».