Anche quest’anno, come succede ormai da sempre, gli specialisti del gigante hanno trovato una Gran Risa preparata a regola d’arte dagli esperti organizzatori badioti. Infatti, la pista ha retto egregiamente ai passaggi di tutti gli atleti e ne è dimostrazione la qualifica per la seconda manche con il pettorale 72 di Luca Aerni e il super miglior tempo dell’ extraterrestre Hirscher, ultimo ma solo in partenza, nella frazione decisiva. Come detto, il terreno perfettamente barrato ha consentito agli atleti di esprimersi. I ragazzi hanno avuto la possibilità di sfruttare al meglio le nuove sciancrature ridando, a mio avviso, un pò più di spettacolarità a questa disciplina. Entrambi i tracciatori hanno disegnato percorsi finalmente più veloci rispetto ai giganti precedenti, questo particolare, molto apprezzato dal sottoscritto, ha messo in difficoltà numerosi concorrenti, forse non più abituati a gestire e dosare linee dirette e curve prima del palo. Chi non è riuscito ad interpretare in questa maniera la gara, facendo linee più conservative e creando attriti nella seconda parte di curva, ha accumulato inevitabilmente centesimi di secondo di ritardo ad ogni porta.
HIRSCHER IRRAGGIUNGIBILE, KRANJEC EFFICACE – Non ho più parole, e ne sono già state scritte ovunque, per definire Marcel Hirscher che, in solo mezza seconda manche, ha dimostrato a tutti, per l’ennesima volta, quanto irraggiungibile sia il suo livello. Sempre più extraterreste dal cancelletto al traguardo, sempre più umano in tutti gli altri aspetti della sua vita: rispettoso, educato e disponibile. Bellissima, ed estremamente efficace, la sciata dello sloveno Zan Kranjec che coglie il suo primo podio in carriera puntando su pulizia delle linea e semplicità del gesto: visivamente sembrava che non facesse fatica! Grande costanza quella dello sloveno che ha piccoli e costanti passi si è fatto largo tra i grandi della disciplina.
ITALIA SOLO DE ALIPRANDINI, I FRANCESI FANNO FATICA – Per quel che riguarda gli italiani, l’unico che poteva realisticamente ambire al podio è il trentino Luca De Aliprandini: la sua sciata molto diretta risulta efficace grazie ad una forte entrata curva sopra al palo. Certo, sta facendo troppi errori, ma la strada sicuramente è quella giusta. Momento complicato per i big francesi. Certo, in questi ultimi anni ci avevano abituati anche troppo bene, ma oggi va così. Alexis Pinturault e i suoi colleghi mi sono sembrati stanchi e va da se, che se non si è al 100 per 100, l’espressione tecnica viene a mancare: meno attivi del solito in entrata curva e con velocità più elevate la loro azione risultava fuori tempo e quindi controproducente. Un grande in bocca al lupo va a Stefan Luitz, partito alla grande nelle prime due gare e infortunatosi nei primissimi secondi di gara. Che dire? Questo è lo sport, una montagna russa di emozioni che ti fa passare dalla gioia allo sconforto in pochi attimi, e viceversa; insegnamenti che gli sportivi provano quotidianamente e fanno dello sport una scuola di vita che cresce persone con forti valori e qualità umane uniche.
PARALLELO – Infine due parole sul parallelo serale del lunedì: è stato divertente e coinvolgente, la tracciatura abbastanza spettacolare, i distacchi minimi. Parecchie manche, infatti, si sono decise con gap inferiori ad un decimo di secondo, comprese le due finali principali, e i vincitori mai scontati. Il miglior tempo lo ha fatto segnare Hirscher, tanto per cambiare, nella small final 19.05. Questa volta a sorridere è stato Matts Olsson, costante in tutte le manche e capace, con una partenza perfetta in semifinale, di beffare proprio il campionissimo austriaco. Questo è il parallelo, è lo scontro diretto, è l’essere più veloce di un avversario alla volta e non il più veloce in assoluto. E’ chiaro che non ha senso sommare i punti conquistati in questa gara alla classifica di gigante, ma adesso queste sono le regole e si rispettano. Nel futuro prossimo della FIS c’è la volontà di aumentare il numero di questi eventi e dedicare una Coppetta a questa specialità: la scelta è giusta e sono proprio curioso di vederne l’evoluzione in ogni suo aspetto, ossia tecnico, fisico, dei materiali e via dicendo.