Fabrizio Martin alla guida dello slalom femminile francese: «Le potenzialità ci sono»

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La prossima sarà la quinta stagione per Fabrizio Martin con i colori francesi. Seguendo soprattutto lo slalom femminile, partendo dalla C, proseguendo in Coppa Europa sino alla Coppa del Mondo. Una squadra giovane che in pratica ha allenato in tutti questi anni, arrivando al massimo circuito.

Come sta lo slalom rosa oltralpe?
«È un progetto che è partito proprio con la squadra C, con l’obiettivo di far crescere il gruppo con calma. Come un po’ per tutte le atlete, il debutto in Coppa Europa non è stato facile, con il primo traguardo di entrare nelle trenta. Adesso sono arrivate in Coppa del Mondo e anche qui la prima tappa è stata quella di qualificarsi per la seconda manche, traguardo che tutte le ragazze del gruppo sono riuscite a realizzare, con diverse top 15. I segnali di una crescita costante ci sono stati».

Quali sono le prospettive?
«Stiamo lavorando sulle due discipline: Doriane Escane è al momento la più polivalente, ha vinto in Coppa Europa sia in gigante che in slalom, in due stagioni comunque condizionate da due rotture del crociato, mentre Marie Lamure, sempre nel circuito continentale, ha ottenuto podi in entrambe le discipline. Vale un po’ lo stesso discorso per Clarisse Breche che, dopo un infortunio, deve ritrovare fiducia tra le porte larghe. Più gigante per tutte, mantenendo le caratteristiche di ogni atleta per trovare più continuità in slalom: adesso in Coppa del Mondo non basta più una bella manche».

D’altronde sono all’età giusta: Doriane Escane è un po’ la veterana del gruppo con i suoi 25 anni, poi hai tutte ventiduenni, Clarisse Breche, Marion Chevrier, Marie Lamure, oltre a Caitlin McFarlane e Chiara Pogneaux che ne hanno ventuno….
«Il potenziale c’è, segnale di un movimento in crescita, anche se adesso è importante e fondamentale concretizzare di più. Il tredicesimo posto di Chiara Pogneaux nel secondo slalom di Levi, ha dato un po’ la scossa alle altre: se ce l’ha fatta lei, possiamo farcela tutte. Sono molto legate come gruppo, fanno preparazione insieme nel centro di Albertiville, in inverno facciamo tante sessioni di allenamento sugli sci, visto che nessuna di loro rientra nel proprio club, ma si affida esclusivamente alla Nazionale. Così si tirano a vicenda in pratica tutto l’anno».

Dove vi allenate?
«In Francia c’è tanta più attività turistica che agonistica: non ci sono veri centri di allenamento, ma troviamo comunque grande disponibilità da parte delle stazioni sempre pronte ad accoglierci. Noi abbiamo la fortuna di avere spazi per tracciare a Courchevel, visto che tre nostre atlete arrivano proprio dal Club des Sports di Courchevel, così come è capitato ad esempio a Serre Chevallier, a Meribel o a Font Romeu».

Più turismo che agonismo, dicevi. Ma come sta la base?
«Direi bene, ci sono due Comitati, Savoie e Mont Blanc che hanno strutture e staff tecnici di prim’ordine che portano avanti programmi importanti, ma ci sono eccellenze anche in altre regioni. Possiamo dire che in quei due Comitati c’è maggiore densità, negli altri individualità. Nel mezzo poi, sono nati team privati, penso all’Orsatus, che coprono un po’ il buco tra Comitato e Nazionale, visto che sono pochi i club strutturati per seguire le squadre Giovani. Anche con loro abbiamo comunque un confronto costante».

Resta il fatto che nello slalom non è facile emergere.
«Se lo sci si è globalizzato sempre di più, lo slalom più di qualsiasi altra specialità dello sci alpino. D’altronde possono farlo un po’ tutti: dalle piste di plastica agli ski-dome, sino alla stazioni con una pista e uno skilift…».

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