Un messaggio social dietro l’altro, per annunciare il ritiro dall’attività agonistica e aprire le porte al futuro. Carlotta Welf, Carlotta Saracco, Héloïse Edifizi e Carlotta Da Canal hanno detto basta. Due i fattori comuni: gli anni in squadra azzurra e gli infortuni che hanno messo i bastoni tra le ruote a giovani della Coppa Europa. Chi più e chi meno, tutte hanno dovuto lottare contro problemi alle ginocchia, interventi e lunghi mesi di riabilitazione.
Carlotta Saracco, 24 anni dell’Esercito, cresciuta nell’Equipe Limone, società di casa, ha senza dubbio dovuto fare un continuo slalom tra gli stop. Due presenze in Coppa del Mondo, una partecipazione ai Giochi Olimpici giovanili e tanta sfortuna. «È stato un viaggio fantastico, nonostante i tanti infortuni che mi hanno impedito di continuare, ho realizzato molto più di quello che mai avrei immaginato e di questo ne sarò per sempre orgogliosa e grata – scrive – Grazie a chi ci è stato e mi ha supportato, gioito con me per i miei successi e spronato nei momenti difficili. Se oggi sono la persona che sono lo devo solo a questo grande capitolo della mia vita». I ringraziamenti alla famiglia, al Centro Sportivo Esercito che le ha aperto le porte all’età di 17 anni, allo sci club e agli sponsor.
Non da meno gli intoppi che hanno rallentato l’ascesa di Carlotta Welf, 23 anni di Gressoney-La-Trinité, anche lei dell’Esercito dopo i primi passi con lo sci club Gressoney. L’ultimo ed ennesimo stop a gennaio, ancora il ginocchio. E pensare che il giorno prima era tornata a vincere una Fis di gigante a Bardonecchia. «Prendo questa decisione a cuor leggero, consapevole di quello che ho fatto e di quello che forse avrei potuto fare – racconta – Non è stato facile ma purtroppo i risultati scarseggiavano e gli infortuni hanno giocato un ruolo fondamentale. Con quest’ultimo ho capito che il mio fisico non c’è la fa più a sostenere determinati carichi e ho deciso di mettere un punto al mondo delle gare». E poi i ricordi: «Sono stati anni bellissimi, ho conosciuto molte persone, fatto nuove esperienze, mi sono tolta alcune soddisfazioni ma sono anche consapevole che forse avrei potuto togliermene altre. Ma il passato non si può cambiare». Giro di saluti anche per la valdostana e di ringraziamenti alla famiglia, all’Esercito che non lascerà e che le riserverà un nuovo ruolo.
A salutare pettorali e cancelletti di partenza anche Héloïse Edifizi, cresciuta nel Club de Ski, società della Valtournenche che l’ha aiutata anche nelle ultime stagioni fuori dalla squadra nazionale. Nell’affrontare il consueto bilancio di stagione, ha deciso di chiudere e di guardare al futuro. Una stagione estiva di lavoro al centro sportivo di Valtournenche e a cavallo (da sempre fa equitazione per divertimento), poi sguardo al corso maestri. «Ho apprezzato molte piccole cose, a volte anche minuscole e che potrebbero sembrare insignificanti – dice – Ricorderò sicuramente il fatto di aver sciato per il puro piacere di farlo. Non nego di essermi procurata diversi mal di testa nel tentativo di capire cosa fare in futuro ma la risposta non doveva arrivare solo dalla testa. Guardando avanti non vedo più solo cancelletti e pettorali ma vedo comunque ancora molta neve, seggiovie, piste innevate e paia di sci». Durante la sua migliore stagione, l’infortunio al crociato; anni prima un profondo taglio alla coscia: 300 punti di sutura.
E proprio pochi giorni fa è stata la volta anche di Carlotta Da Canal, cresciuta nello sci club Chamolé al fianco di Jean Daniel Pession, terribilmente scomparso sabato in un incidente in montagna insieme alla compagna Elisa Arlian. Carlotta, 24 anni di Charvensod, è poi approdata al Centro Sportivo Carabinieri, che ringrazia per quanto fatto e che le ha offerto un posto anche per un futuro ancora da scrivere. «Sono stati anni indimenticabili in cui ho vissuto delle emozioni fortissime, in positivo e in negativo – racconta – È stato uno sport che mi ha fatto crescere tanto, anche come persona. Sono partita senza avere l’ossessione di arrivare da qualche parte, mi sono avvicinata allo sci per gradi, iniziando da bambina. Difficile scegliere gli attimi più belli, tra quelli passati nello sci club, in Comitato, in squadra e nel gruppo sportivo: sono state tutte tappe fantastiche della mia crescita. Il momento più brutto? Sicuramente l’infortunio del 2020, consapevole che purtroppo fa parte del gioco». E poi un pensiero a “Jeanda” e a quegli anni in club, in un gruppo unito in cui era presente anche lui. «Una bruttissima notizia che ci ha colpito». Ora all’orizzonte la laurea in Giurisprudenza.
E allora in bocca al lupo per il futuro che verrà.