Camille Rast: «Lo slalom è una questione di cuore. A Kranjska Gora una liberazione. Amo l’Italia»

In America ne parlerebbero come “the next big thing”, una campionessa pronta a sbocciare. Intanto nei primi due appuntamenti di Coppa del Mondo 2024-2025 è stata la migliore della squadra svizzera, tra Sölden (12ª, in contumacia di Lara Gut) e Levi (5ª). Camille Rast, 25 anni, dal Canton Vallese, a caccia del primo podio (o della prima vittoria) nel circuito maggiore, si racconta a cuore aperto a Race Ski Magazine. 

Camille, com’è andata l’estate?»
«In generale l’estate è andato bene. Non ho realizzato nulla di particolare, solo smesso di fare gare di bici “downhil”, così ho avuto più tempo per andarci sì in bici, ma da sola, ed esclusivamente per divertirmi, senza prendere troppi rischi ed evitando la pressione della competizione. Poi, certo, fisicamente per la prima volta ho terminato una stagione, quella precedente, in buona salute e mi sono potuta allenare bene, senza problemi, durante l’estate, in modo da sentirmi prontissima a tornare sulla neve. Dopo questa buona preparazione fisica sugli sci mi sono certamente sentita al meglio, ho potuto allenarmi bene anche in Argentina e poi quando siamo tornate qua in Europa ero davvero pronta e con tanta voglia di iniziare a gareggiare. A livello di materiale quest’anno non ho cambiato tanto, ho preso le basi che avevo, lavorando su quello».

Contenta del 5° posto a Levi?
«Per me Levi è sempre stata una gara un po’ difficile mentalmente, perché non mi piace la prima parte del pendio. Questo bellissimo risultato è dunque arrivato in maniera un po’ inaspettata. Ma sono veramente felice del modo in cui alla fine ho messo tutti pezzi assieme per sciare forte già a Levi. Non vedo l’ora di continuare la stagione!».

Camille Rast

È vero che lo slalom è una questione di cuore per te? Ti vedremo anche in superG?
«Sì, per me lo slalom è sempre stato, fin da piccola, una disciplina veramente speciale, forse non riesco a spiegarlo a parole. In slalom non puoi fare solo due giorni di allenamento così tanto per e… pensare che vada già tutto bene. No, non funziona così: si deve trovare la fiducia pian piano per andare poi sempre più forte. Forse lo slalom è più una questione di cuore per me perché ho anche una storia che fa ridere:  il mio primo giorno di slalom con i pali normali ho preso subito un palo sul naso, da bambina, e da lì il mio l’allenatore mi ha sempre fatto diversi scherzi. Prima di vedermi in superG vorrei sentirmi bene e fare delle belle gare sia in slalom sia in gigante; già due discipline non sono facili da portare avanti. Quelle che ne fanno almeno tre e vanno forti sono più esperte di me, quindi ho ancora tempo. In gara magari più avanti in carriera; per ora  faccio un po’ di superG solo in allenamento, giusto per divertirmi».

È vero che d’estate ami staccare completamente?
«Sì mi piace fare diverse cose alternative e vedere altra gente: vado in bici e ogni tanto anche a cavallo. Mi piace il contatto con l’animale perché ti fa stare tranquilla. Poi per me la bici è una seconda passione e amo andare in giro con il pulmino, è vero, a fare delle gare o a scoprire nuove zone. Ho viaggiato quasi tutti gli anni d’estate con il mio pulmino, assieme agli amici, abbiamo fatto tanti viaggi con la bici, molte gare. Però adesso ho detto basta. E’ troppo impegnativo avere  una doppia carriera in Coppa del Mondo».

Camille Rast a Levi ©Agence Zoom

La stagione scorsa due quarti posti, in slalom, come migliori risultati. Quasi una liberazione?
«Già quello di Kranjska Gora è stato una prima liberazione, per me. Sapevo che avevo le capacità per sciare bene, ma non ero mai riuscita a mettere tutto insieme in una competizione. In Slovenia la gara e le condizioni erano molto difficili e a me piace quand’è così, perché si deve sempre trovare una soluzione. E in quel caso ne ho trovata una particolare: mi è venuto in mente quando ero piccola e andavamo giù su un percorso di allenamento o gara in tutte le condizioni e nonostante le difficoltà mi divertivo tantissimo! Per quello in partenza prima dello slalom di Kranjska Gora mi sono detta “dai tira fuori la piccola Camille che è in te e divertiti!”. E poi tutto il mese di gennaio è andato molto bene anche per il fatto che le gare sono state ravvicinate e a me piace questo ritmo serrato».

Che rapporto hai con l’Italia?
«L’Italia mi piace tantissimo, mi dicono sempre che non sono svizzera al 100%, che dovrei avere da qualche parte un po’ di sangue italiano, scherzando! Perché in realtà sono al 100% del Canton Vallese. Mi piace la mentalità molto più sciolta, forse anche semplice, dell’Italia, in confronto alla Svizzera, soprattutto in squadra la Svizzera tedesca è molto più inquadrata. Mi piace anche andare in vacanza in Italia perché ci sono diverse regioni e trovi di tutto. Ho imparato l’italiano nel circuito con il mio Skiman qualche anno fa e questo ora mi permette spesso di chiacchierare con le azzurre. In effetti ci troviamo sempre a Ushuaia con le gigantiste nello stesso albergo. Poi, durante l’inverno, siamo sempre un po’ tutte insieme. C’è Lara Colturi che gira in slalom e gigante, ci vediamo e chiacchieriamo. Fa bene vedere altra gente oltre alle persone della tua squadra, anche per parlare di altre cose». 

Ci racconti qualcosa della Camille fuori dal mondo dello sci?
«Sono una persona timida, ma a cui piace scoprire il mondo: per quello ho fatto tanti giri con il pulmino e con la bici, in Europa. Ho preso in qualche modo da mio papà che ha fatto gare di motocross e quando ero piccolissima andavo sempre in giro con lui e mia mamma per vedere le sue competizioni. Mi piace anche uscire dal mondo dello sci e vedere per esempio gli amici della scuola con cui posso parlare di altro tranquillamente».

Stare in giro tanto è pesante?
«Se vogliamo fare questo circuito, dobbiamo girare il mondo per le gare e devo dire che a me non crea problemi, assolutamente. Ogni tanto fa bene tornare a casa a vedere la famiglia e gli amici, ma quando abbiamo un inverno pianificato bene, non mi disturba stare in giro. Anzi».

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