Lo slalom speciale femminile che ha chiuso l’anno solare 2025 dello sci alpino ha portato con sé parecchie problematiche e strascichi polemici, oltre alla percentuale più alta di sempre di atlete uscite rispetto al numero delle partenti, a un passo dal 50%. Record negativo storico.
Ma non c’è stata solo la preparazione e la tenuta della pista (imbarazzante) su cui discutere, a Semmering. No. Ci si è messa di mezzo anche la tracciatura svizzera nella prima manche (complicata, piena di figure. Regolare, certamente, ma che andava a creare ulteriori problemi su un manto già devastato dalle condizioni meteo e con neanche 30cm di neve) e quella francese della seconda. O meglio, un passaggio di questa.
Cos’è successo dunque nella parte finale della ricognizione pre manche-decisiva, quando tutte le atlete, tranne 3, avevano già terminato la visione del percorso? Facciamo chiarezza. A tracciare era stato in questo caso l’allenatore transalpino, Vincent Blum. Che ha inserito un passaggio particolare, lunga seguita da una doppia, dando la possibilità alle atlete di gestirlo in modi diversi: «Sì, è stata una scelta tattica elaborata durante gli allenamenti – le sue parole -. È anche una possibilità per il tracciatore. Altrimenti disegniamo sempre la stessa gara regolare, senza asperità, come robot». Scelta legale e convalidata dalla FIS. Combinazione già vista in passato per le donne a Jasna e in questa stagione a Val d’Isère, per gli uomini. Gli allenatori presenti hanno approvato la scelta. Solo Shiffrin ha protestato e ha fatto cambiare questa figura dopo che le colleghe avevano “superato” il passaggio durante la cosiddetta “race inspection”, tranne le due atlete che si erano attardate con lei in ricognizione, la lettone Germane e la norvegese Westhoff.
Va detto che far cambiare una porta quando il 99% delle atlete non ha visto quel passaggio, non può essere considerato il massimo della correttezza, anche se poi tutte l’hanno potuto visionare al video (e approvare, senza troppi problemi). La velocità comunque era limitata e certamente l’allenatore francese non avrebbe mandato le atlete allo sbaraglio o verso dei pericoli, non era questa la sua intenzione.

Il problema principale dello slalom di Semmering è stato sicuramente un altro, chiaramente legato alla preparazione della pista. Su quel passaggio “incriminato” descritto invece, tutti gli allenatori, anche quelli americani, si sono poi trovati d’accordo con il tecnico francese, andando anche a parlare con lui, senza capire troppo la polemica creata da Shiffrin.
Shiffrin che probabilmente, ma è un nostro pensiero, ha visto in questa porta e soprattutto nella tracciatura della prima manche (disegnata da Denis Wicki, 64 anni, tecnico svizzero e allenatore personale di Rast, dopo aver impostato da giovanissima quel gioiellino polivalente che risponde al nome di Michelle Gisin), un modo per metterla in difficoltà.

E in effetti la prima manche, su un manto già pesantemente rovinato dal caldo e dalla poca neve, è stata una trappola infernale: 68 porte presenti sul tracciato, difficoltà ovunque, segni, buche, gara più volte interrotta, porte che saltavano e andavano risistemate, con 39 ragazze uscite: record storico. In negativo. Il tracciato era stretto, con una serie di figure forse anche esagerate, nel quale Shiffrin ha intravisto una strategia studiata appunto a tavolino per crearle difficoltà. Legittima, sia chiaro, anche se forse sarebbe stato meglio utilizzarla con altre condizioni di neve. Non a caso comunque Rast, abituata a tracciati simili in allenamento, ha fatto segnare il miglior tempo a metà gara.
Il “giochino” però, ammesso sia stato tale, è saltato giusto nel finale di gara, perché Shiffrin, da fuoriclasse qual è, non si è certo persa d’animo, ha rimontato i 54 centesimi di svantaggio che aveva dopo metà gara (chiusa in quarta posizione), cosa che non le capitava dal 2013 (!), e, su una seconda manche disputata in condizioni ancora brutte, ma con disegno tutto sommato regolare, ha infilato il 5° successo consecutivo della stagione tra i rapid gates. Come nel 2018-2019, per aprire la stagione. GOAT non per caso.

Nel dopo gara Mikaela, mettendo assieme tutto quando descritto, era furibonda. E ora scriverà anche una rapporto che manderà direttamente alla FIS. Essere la sciatrice più forte della storia dà all’americana in qualche modo il privilegio, lo status e l’autorevolezza per poter alzare la voce a nome di tutte le colleghe, perché quello di Semmering è stato uno slalom al limite della regolarità, forse oltre, e la statunitense non ha avuto problemi a dirlo. Per questo, tanto di cappello. Shiffrin, nonostante la vittoria, ha vissuto lo slalom di Semmering come una gara frustrante e pericolosa: «Lo facciamo solo per voi», ha sentenziato subito, e sarebbe bastata anche solo questa frase per riassumere il suo stato d’animo.
Ma non era finita. Ancora Mikaela: «Non mi sono sentita bene sugli sci, neanche nella seconda, è una di quelle gare dove non ti spieghi tutto fino in fondo, è un sollievo avercela fatta e sono contenta per il pubblico, che ringrazio e per il quale, in giornate come queste, è giusto dare il massimo. A fine ricognizione della seconda manche ho avuto chiaro che gestire quella figura (una lunga seguita da una doppia, NdR), con una certa velocità e in quelle condizioni, sarebbe stato pericoloso. No, non ci sta proprio che venga messa una soluzione di quel tipo, poi hanno sistemato tutto, ma eravamo solo in tre, perché le altre avevano già finito (hanno visionato il passaggio al video successivamente, approvandolo come detto, NdR). È stato un momento strano in mezzo a una giornata strana, in assoluto dobbiamo essere più unite e comunicare meglio in occasioni come questa. Per fortuna nessuna si è fatta male, siamo sopravvissute a condizioni di questo tipo, ma c’erano tantissime ragazze spaventate a dover scendere in quella situazione coi numeri alti. Non può e non deve essere così, il limite è stato superato».

Dulcis in fundo, non è mancata nemmeno una velata polemica sulla tracciatura svizzera della prima manche, che per mettere in difficoltà lei ha falcidiato letteralmente la gara, “uccidendo lo spettacolo e terrorizzando le ragazze”, secondo il Shiffrin-pensiero; per Mikaela si è trattato di «un modo poco sportivo di tracciare». Fine.
O forse no…?




