«È preoccupante che le ungheresi e le finlandesi entrino nella top 30, mentre le nostre atlete no. Devono essere più severe con se stesse, sfogarsi, trasformare la frustrazione in energia». L’esperto della SRF, l’azienda radiotelevisiva pubblica della Svizzera tedesca e romancia, Didier Plaschy, ex atleta vincitore anche in Coppa del Mondo, perde le staffe dopo la batosta subita dalla squadra svizzera nello slalom di Levi. Cosa risponde il responsabile dello sci alpino Hans Flatscher alle critiche? Difende soprattutto Wendy Holdener.
Ma per Plaschy, ex slalomista con 2 vittorie e tre podi nel circuito maggiore, tra fine anni ’90 e inizio 2000, Wendy Holdener e compagne non sono state all’altezza delle aspettative a Levi e non hanno mostrato il loro vero potenziale. Raramente si sono sentite parole così chiare alla SRF, dicono. In realtà il risultato non è così negativo (tre atlete a punti e Holdener, ottava, migliore delle rossocrociate. Cosa dovrebbe dire, allora, la povera Italia dello slalom?), ma Plaschy non ha usato mezzi termini.
Che Wendy Holdener non scii in modo completamente libero? «Non può essere», afferma, «non nella sua sedicesima stagione». Anche il fatto che solo due delle altre nove rossocrociate abbiano ottenuto punti – Camille Rast (15ª, alle prese con i noti problemi all’anca) e Mélanie Meillard (22ª) – lo infastidisce.
La seconde linee guidate da Eliane Christen, con anche Aline Danioth e Aline Höpli, hanno deluso, perdendo troppo tempo già nella prima manche e mancando così il passaggio alla seconda. Plaschy allarga il discorso: «Lara Colturi, Emma Aicher o Zrinka Ljutic saranno al massimo livello quando una Mikaela Shiffrin o una Wendy Holdener smetteranno. Dal punto di vista svizzero, naturalmente, ci sarà anche una Camille Rast, classe ’99, e ora si tratta di convincere pure una Mélanie Meillard del proprio valore. Ma mi aspetto semplicemente che le due o tre giovani slalomiste, che poi non sono più così giovani, siano pronte non appena avverrà il cambio della guardia. Le altre ci sono già , ma abbiamo sicuramente bisogno di più atlete svizzere. Una Camille o una Mélanie non saranno sufficienti. Dopotutto, siamo la Svizzera, quindi dobbiamo stare al passo con le altre», ha dichiarato il vallesano alla SRF.

Cosa deve succedere esattamente, secondo lui, affinché le cose migliorino in futuro? «Sono sempre favorevole a essere severi con se stessi. Bisogna anche stringere i denti quando le cose non vanno bene. Si può anche andare nel bosco e sfogarsi. Il miglior motivatore è la rabbia e la frustrazione che si provano dentro di sé. Si tratta poi di utilizzare questa energia nell’allenamento, perché si vuole fare meglio. Quindi bisogna stringere i denti e cercare di trasformare l’energia negativa in positiva».





