Kolly, altro ritiro precoce. Pichler: «Gli infortuni pesano, ma…»

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Noémie Kolly non tornerà sulle piste da sci dopo il grave infortunio patito lo scorso inverno; a 27 anni ha infatti annunciato il suo ritiro. La decisione arriva a sei mesi di distanza dalla lesione al legamento crociato anteriore, con lacerazione del legamento collaterale, il tutto al ginocchio sinistro, subìta in seguito a una caduta durante un allenamento a Copper Mountain (USA), avvenuta nel mese di dicembre 2024. Attualmente Noémie è ancora in fase di riabilitazione.

«Questo nuovo infortunio al ginocchio è stato un duro colpo», ha dichiarato la stessa Noémie Kolly. «Dall’inizio della riabilitazione, i dolori ricorrenti mi hanno portato a mettere seriamente in discussione il mio futuro sportivo». È così giunta alla conclusione che «non posso più impegnarmi completamente e non sono più disposta a fare i sacrifici che lo sport agonistico richiede». Kolly ha vinto la medaglia d’argento nella discesa libera ai Campionati mondiali juniores del 2019 ed era considerata una grande speranza svizzera in velocità. Si era già fatta male nell’estate del 2019, saltando completamente la stagione successiva. Al suo debutto in Coppa del Mondo era entrata direttamente in classifica, piazzandosi al 29° posto nella discesa di Garmisch 2019. Nel 2022 Noémie Kolly ha pensato per la prima volta al ritiro, quando, dopo una caduta durante gli allenamenti, ha dovuto lottare con forti dolori alla schiena che potevano essere risolti solo con la rimozione di un disco intervertebrale. Ha partecipato in totale a 31 gare di Coppa del Mondo, classificandosi tre volte tra le prime 15 (miglior risultato il 12° posto nel superG di Crans-Montana 2021). 

Non sono pochi i ritiri precoci, definiamoli così, soprattutto a livello femminile. Ne abbiamo parlato con Karoline Pichler, atleta di talento (argento mondiale juniores in gigante nel 2014, dietro Marta Bassino; tre vittorie tra le porte larghe in Coppa Europa) tartassata dagli infortuni in carriera, ritiratasi nell’aprile 2024, e che oggi si occupa del marketing di Carezza Dolomites. «Ovviamente ognuno ha la sua storia e una propria motivazione per smettere – ci dice la simpatica “Karo” – Io posso ribadire che ho smesso potendo dire “ho dato tutto e forse anche qualcosa di più”. Mi posso definire contenta di quello che sono riuscita a raggiungere, anche se non era ciò che avevo prefissato, no, essendo sempre stata molto ambiziosa. Però oggi dico che sono soddisfatta di quello che ho fatto, di essere arrivata a un certo livello per poi decidere di smettere perché ho sentito che era arrivato il momento. Magari tante ragazze non hanno la possibilità di decidere in autonomia perché vengono lasciate a casa o perché il fisico non glielo permette, e lì poi diventa molto difficile accettare il fatto di dover smettere, se non sei tu stessa a decidere». 

«Kolly è un’atleta non più giovanissima comunque, ha 27 anni, e con una buona esperienza alle spalle. L’ultimo infortunio l’avrà condizionata, ma le motivazioni che portano a un addio sono molto soggettive. Sicuramente in Austria e Svizzera c’è pressione, questo sì ma in Svizzera, lo so bene avendo parlato tante volte con atlete o allenatori rossocrociati, il tempo viene comunque dato agli atleti. Quello giusto. A differenza dell’Italia, dove molto presto vieni considerata “vecchia” e hai meno tempo rispetto ad altre Nazioni. Non dico che sia sbagliato, per carità, ma in Svizzera non hai quella pressione di dover dimostrare tutto a ogni gara con la paura di essere lasciata a casa, perché lì succede raramente. Penso comunque che il motivo principale di tanti ritiri precoci sia proprio legato agli infortuni. Arrivi a un certo punto e non sei più disposta a prenderti troppi rischi e a quel punto sai che non andrai da nessuna parte. Soprattutto se non sei la campionessa del secolo, ma un’atleta diciamo “normale”, di talento magari, ma come altri. Io per esempio ho dovuto prendermi tanti rischi e spendere moltissima energia per farlo. Per fortuna ho sempre avuto un carattere positivo, per cui sono riuscita comunque a dare tutto anche dopo svariati infortuni. Adesso però se ci ripenso dico: “Ma come ho fatto?”. Perché non è normale che tu torni sugli sci dopo dopo così tanti problemi e ti prendi ancora rischi eccessivi. Negli ultimi anni ho speso più energie per tutto ciò e non per pensare alla parte tecnica o ad altro, e da giovane forse non ci facevo neanche caso. Più avanti con l’età ci pensi eccome».

Karoline Pichler ©Pentaphoto

Ancora Karoline: «Certo, rispetto a molte atlete straniere, va detto, noi abbiamo la grande fortuna dei Gruppi Sportivi militari, che ti permettono una carriera agonistica da giovane, senza avere quanto meno la pressione di doverti guadagnare dei soldi perché comunque hai uno stipendio fisso. Questo è davvero un super supporto. All’estero non è così, quanto meno non in tutte le Nazioni. In Germania sì, è tutto molto simile all’Italia; in Svizzera e Austria molto meno. Chiaro, magari hanno sponsor più importanti essendo lo sci alpino lo sport nazionale. Però secondo me anche questo supporto dal Gruppo Sportivo non deve essere sottovalutato perché è quello che permette a un atleta giovane di continuare per tanti anni a inseguire i propri sogni». 

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