Il primo giamaicano ai Giochi nello sci alpino è un dj che ha iniziato a sciare a trent’anni

Fai parte della squadra di bob giamaicana? quante volte se lo sarà sentito chiedere Benjamin Alexander, quando girava con quella divisa che non passa inosservata.
Forse nemmeno lui ci crede di essere il primo giamaicano ai Giochi Olimpici per lo sci alpino. Perché da giovane tutto si immaginava di fare, eccetto forse solo lo sci.

Lui è nato in Inghilterra, a Wellingborough nel cuore delle Midlands, papà giamaicano e mamma inglese: è andato a studiare ingegneria e robotica a Londra e, un po’ per fare due soldi, un po’ per passione, ha iniziato a fare il deejay. E ha iniziato nei peggiori club di periferia, dove una sera sì e l’altra anche, scoppia una rissa. Ma alla fine ci è riuscito, è andato a vivere a Ibiza, ha girato mezzo mondo facendo girare i dischi.

Un giorno arriva una chiamata dal Canada, vieni per qualche serata a Whistler? Tentenna un po’ ma perché devo andare al freddo? Alla fine accetta. Quando è là, dopo il dj-set, lo caricano sull’elicottero, lui vede le facce entusiaste dei suoi compagni di viaggio per le discese che faranno, e arriva il colpo di fulmine.
Voglio provare anch’io. A 32 anni, senza quasi aver visto la neve prima. Siamo nel 2016. Inizio drammatico, solo cadute, come è normale che sia. Ma lui insiste, poi guardando i Giochi di Pyeongchang, vede che la Giamaica ha solo tre atleti, e solo per bob e skeleton. Nella sua testa tornano gli studi universitari, così nel calcolo delle possibilità e nell’analisi costi-benefici del fallimento, ha concluso che era possibile mettere in piedi un team giamaicano anche per lo sci.

Sì, ma come? Prima di tutto ottenere la cittadinanza giamaicana, e quello non è stato un problema, poi cercare un contatto della Jamaican Ski Federation e quello che sì è stato un problema. Alla fine alla sua mail risponde il presidente, Richard Salm, un discreto sciatore inglese che l’aveva fondata per far gareggiare il figlio Andrew, avuto dalla moglie giamaicana. In un pub di Londra, decidono che si può fare, ma di strada ce n’è ancora tanta, perché non vai alle Olimpiadi così, senza aver mai gareggiato.

Ma lui ormai ce l’ha nel mirino questo sogno, mette sul piatto tutti i suoi risparmi e trova un coach negli Stati Uniti, Gordon Gray, che quando lo vede rimane quasi interdetto, hai una tecnica atroce, ma non hai paura. Per darvi un’idea nella prima stagione, quella del 2019/2020 aveva 609.20 punti Fis in gigante ed era 5665esimo al mondo. Adesso è rimasto oltre la tremillesima posizione, ma i punti sono scesi a 117.33 dopo una programmazione ingegneristica su come e dove abbassarli (non senza qualche polemica per una gara a Malbun a metà gennaio in Liechtenstein…).
Così, adesso a 37 anni il sogno si è avverato, parte per Pechino.

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