Il diario del viaggio all’Inferno di Murren

Continua la serie di racconti di Gianmario Airaghi e del Team Italia: questa volta tocca all’Inferno Rennen di Murren. Un racconto che vi proponiamo con qualche giorno di ritardo. Perché? Perchè l’iPhone con le foto è stato perso durante la gara, ma incredibilmente è stato ritrovato, consegnato all’organizzazione e inviato a casa….

Sabato 26 gennaio a Murren, nell’Oberland Bernese, si è disputata la seconda prova del Super Drey, il trittico di gare per amatori di discesa libera: una delle gare più antiche del mondo, il mitico Inferno Rennen. Correva l’anno 1928 e un giovanotto di nome Sir Arnold Lunn decise, con un gruppo di amici, di risalire dal villaggio di Murren fino alla cima dello Schilthorn e di scendere con gli sci fino a Lauterbrunnen. 14,9 km da percorrere tutto d’un fiato, in condizioni di tracciato che oggi si definirebbero da ‘freerider’.
I 17 amici la definirono, la discesa dell’ inferno.
Dal 1928, ogni anno si svolge questa gara con un numero di partecipanti limitato dall’organizzazione a 1850.
Nella storia di questa competizione, un solo vincitore italiano, il mitico e compianto Giovanni Marciandi, nel 1954.
Più di 300 volontari, ottimamente coordinati da Manuela Kohler, segretaria dell’Inferno Office, garantiscono sicurezza ed efficienza a tutti i partecipanti.
La ‘4 giorni dell’Inferno’ comprende, gara con sci di fondo la sera di mercoledì, con percorso all’interno del paese, slalom gigante al giovedì, venerdì sera processione notturna per esorcizzare il diavolo e serata danzante con musica dal vivo e… tanta birra.
Questa del 2019 è la 76esima edizione dell’Inferno di Murren.
1850 iscritti provenienti da 25 nazioni, compresi Kenia, Nuova Zelanda, Mauritius, Australia.
L’Europa è ben rappresentata; noi italiani siamo in 21, compresi noi del Team Italia.
È ora di immergersi nel sogno, sì perché partecipare all’Inferno è un sogno non per tutti: è il mito delle gare per amatori.
Arrivo a Lauterbrunner intorno alle 16 di mercoledì, il termometro segna -8, il cielo è sereno. Alzo lo sguardo, e sopra di me si ergono maestose le vette di Eiger, Monch e Jungfrau.



Salgo in funivia con due amici a Gruntschalp da cui proseguiamo in treno fino a Murren. Qui non circolano auto e scendendo dal treno colpisce il ‘rumore del silenzio’.

Tutto è ovattato, lo scricchiolio della neve sotto i piedi è l’unico suono che ci accompagna in hotel. Fa freddo, -13 . È in svolgimento la gara di fondo all’interno del paese, e, con i bagagli caricati su una slitta, cerchiamo di non farci travolgere dai concorrenti.
Osservo il panorama con un sorriso ebete stampato sul viso. È uno spettacolo puro: scorgo le luci di Wengen in basso, la pista del Lauberhorn, Eiger e Monch con le vette illuminate dal sole tramontante e la Jungfrau. È troppo vicina quasi la tocco.
Giovedì. Sole, -14 a Murren paese. Salgo in funivia verso Birg, da lì su in vetta al Piz Gloria – Schilthorn.
Da quassù la vista è uno spettacolo impagabile, un mare di nuvole ricopre il fondovalle, sembra un mare di latte. Ho portato con me sci da gigante, inizio la prima discesa dallo Schilthorn, pendenza 79%, è un baratro, il tratto non è battibile dai gatti ma è molto dura si scia a meraviglia.



Sono all’inizio dell’Inferno. Ispezione preliminare, saggio il terreno: neve dura, sono in ombra, temperatura -18, scendo. Passo le prime due porte in velocità ed entro nel traverso alto, vado via veloce. Ora sono in pieno sole. Scorro veloce il secondo traverso e arrivo nella parte più complicata del percorso. Osservo le traiettorie, prendo mentalmente i punti di riferimento. Oltrepasso i tornantini di Tore Muttlerenhorn, oggi sono belli ma sabato saranno gradoni canalati. Sono a Tor Hohenlucke, provo la traiettoria di curva per poter arrivare alla salita del bosco più in alto possibile. La salita è dura, si racchetta fino alla sommità, ma pare tutto ok. Passo da Winteregg e imbocco la stradina di 6 km fino a Lauterbrunnen, nessun problema e poche difficoltà. Neve e sole magnifici mi fanno compagnia nel pomeriggio.



Venerdì. Vengo raggiunto da Chico, Andrea, Luciano e Lorenzo. All’appello del Team Italia, manca, per motivi lavorativi, Marcello che ci raggiungerà in serata.

In mattinata ispezioniamo attentamente la pista di gara con i preziosi consigli di Chico e Andrea, veterani dell’Inferno.
Nel pomeriggio non si può scendere sulla pista di gara e noi optiamo per una sciata a Wengen, ci aspetta la Lauberhorn!
Sabato è il gran giorno.
Esco dall’hotel, sci in spalla, attraverso il paese di Murren. La salita in funivia verso lo Schilthorn è regolamentata dai pettorali. Ho il 687. Il mio start è alle 11,42’20”. Alla stazione della funivia sono raggiunto dai miei compagni di squadra. C’è Marcello, lui partirà presto mentre Luciano e Lorenzo scenderanno nel primo pomeriggio.
Ultimi suggerimenti e consigli tra tutti. Oggi percorso completo, è dal 2013 che ciò non accadeva: gara duro, il maltempo incombe e … il diavolo ci osserva.
Arriviamo a Birg, dove l’organizzazione ha previsto il ritiro delle giacche, che appositamente impacchettate, provvederà a spedirle all’arrivo. Siamo in cima. La gara è già iniziata, sullo schermo scorrono i tempi di coloro che stanno scendendo. Sono le 10,20 e Marcello si avvia alla partenza: good luck ingegnere. Chico, io e Andrea i prossimi a partire. Ecco, sullo schermo appare il tempo intermedio di Marcello; è ottimo, anche il secondo è strepitoso, grande gara siamo elettrizzati. Usciamo alle 11.20, fa freddo, eseguiamo esercizi di riscaldamento, la gara viene interrotta per incidente. Si alza l’elicottero. Nel frattempo entro nella tenda di partenza e fotografo una bottiglia appesa al centro, su cui, è stampato il diavolo; il contenuto è rosso! Chiedo ad un cronometrista ‘cosa è quest?’ ‘Snaps, Inferno snaps’, mi risponde e ride di gusto.



La gara riprende e a ogni 12” c’è uno start. Chico è partito, ora tocca a me!

Il respiro si fa profondo, il battito accelera, il freddo è sparito, gli scarponi aprono il cancelletto, si va. Giù a tutta.
Dopo quattro spinte, subito in posizione, la velocità sale rapidamente, passo la curva dei pesci rossi (denominazione data dai veterani del Team Italia, se sbagli l’ingresso-curva finisci nelle reti, come i pesci…) e giù a tutta in posizione di massima velocità lungo il primo traverso. Il sole risplende, la visibilità è ottima, il tanto temuto brutto tempo ha deviato il suo percorso. Giunto a Tore Engetal imbocco il secondo traverso lunghissimo che mi conduce a Tore Obere Hubel. Le gambe danno le prime stilettate.’Se alzi lo sguardo vedi l’ombra del diavolo che sogghigna…’ Entro nel tratto cruciale del percorso, il più difficile e pericoloso.
Una lunga curva sulla sinistra e giù in picchiata nel cuore dell’Inferno. Il tratto di Tore Muttlerenhorn non dà respiro, a sinistra il baratro a destra la roccia, La pista è un gradino unico, anzi la scalinata di Piazza di Spagna! Gli sci sbattono, i quadricipiti urlano pietà e il diavolo si liscia il pizzetto…
Giù, un sobbalzo e sono nel Cannone, un tratto ripidissimo ad imbuto con una curva secca a sinistra e successivo tornantino sulla destra (il cannone è una denominazione in puro stile Team Italia, se sbagli la frenata finale, dove il terreno è ghiaccio puro con gradini da 50 cm, sei sparato nel vuoto, come una cannonata) mi porterà a tutta velocità verso Tor Hohenlucke o curva della casetta (luogo in cui si dichiara forfait e ci si ritira). Viaggio veloce, una esse e sono nel bosco, la velocità diminuisce rapidamente sulla salita, arranco spingendomi allo spasimo con le racchette.
Vengo superato da alcuni concorrenti, non mollo, il respiro si fa affannoso, i polmoni bruciano. Il cuore batte all’impazzata, lo senti rimbombare nelle tempie, la vista si appanna e se guardo sulla destra lo vedo, è lui..
il diavolo e ride, ride. Scollino e mi trascino in posizione verso Tore Winteregg.
Imbocco la stradina che, dopo 6 km, mi condurrà al traguardo. Incontro difficoltà solo sui tornanti, scavati, ghiacciati e con sassi affioranti, la mia condizione è buona, le gambe pure, ho solo la sensazione che gli sci non scorrano. Vengo superato da un ragazzotto ad una velocità doppia; mi chiedo come ci sia riuscito, vedo il traguardo .
Ziel, sono arrivato. W l’Inferno.


Raggiungo gli amici, grandi complimenti reciproci, sorrisi, pacche sulle spalle. Ottimo risultato di squadra, il Team Italia è andato a bersaglio: 3 Silber e 3 Bronze.
Un plauso particolare a Marcello per l’ottimo tempo realizzato, a Luciano per una bellissima gara che gli è valso il 36° di categoria e a Chico con un Silber che vale oro!
Non posso non citare Andrea e Lorenzo, ottimi sciatori che hanno meritato un Bronze, ci riproveremo il prossimo anno tutti insieme.



Per la cronaca, la 76° edizione dell’Inferno Rennen di Murren, è stata vinta da Mathias Salzmann, con quarto posto assoluto dell’altoatesino Alexander Zoschg; in campo femminile si è imposta la bravissima Marianne Rubi.

Il prossimo appuntamento sulle nevi di Davos, a marzo, per il tradizionale Parsenn Derby.

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