Ski College Limone, un successo decennale

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Stefano Dalmasso apre la porta della sede nel cuore di Limone: la nuova casa dello Ski College è tutta legno e design, moderna e accogliente. Ci sono le nuove divise, ci sono le copie di Race ski magazine sul tavolo, ci sono le coppe. «Solo una minima parte – scherza Steu -, ormai non sappiamo più dove metterle. In questi anni abbiamo creato un team che ha saputo raccogliere tanti risultati, ma il nostro obiettivo principale è sempre quello di costruire basi solide per i nostri atleti perché arrivino preparati quando passano tra i grandi. Non a caso abbiamo investito sui Giovani». Stefano risponde al telefono, è Alessandro Bossi, il nuovo responsabile proprio di questo gruppo. Bisogna organizzare le nuove sessioni di allenamento, dopo le abbondanti nevicate, ma c’è anche da mettere in piedi le prossime gare organizzate dalla società limonese. Dalmasso è il punto di riferimento per tutti ed è sempre ancora in pista. «Sono il direttore tecnico, ma seguo direttamente il gruppo Children.

In fondo è un lavoro che mi piace, più che stare dietro alla scrivania». Presidenti, vice presidenti, consiglieri. Allenatori vecchi e giovani. Ma l’anima è proprio Stefano che è da sempre in questo club. «Mi avevano chiesto di seguire il gruppo quando a Limone venne realizzato lo Ski College all’inizio degli anni 2000, sull’esempio di altre realtà che erano nate in Italia. Da ormai molte stagioni, però, siamo un club autonomo. Ovviamente collaboriamo con la scuola, un Liceo Sportivo che fa parte del Liceo delle Scienze umane e Linguistico De Amicis di Cuneo, offrendo agli atleti-studenti la possibilità di allenarsi con noi, ma abbiamo una struttura tutta nostra, aperta a chiunque». E come tutti i club è organizzato per gestire al meglio l’attività agonistica e promozionale. «Abbiamo un bel numero di ragazzi, soprattutto liguri che a Limone hanno la seconda casa per le vacanze sulla neve. Manteniamo un buon rapporto tra allenatori e atleti, al massimo uno a sette e così lo staff tecnico è salito a dodici tecnici – aggiunge l’ex coach della nazionale francese e italiana -, sette seguono direttamente la parte agonistica, gli altri sono impegnati nella pre
agonistica. Non abbiamo una scuola sci di riferimento, preferiamo lavorare in proprio: i genitori conoscono il nostro metodo di lavoro sulla neve e ci affidano i loro figli. Abbiamo voluto differenziare al massimo l’offerta con due gruppi, gli Aquilotti per i più piccoli, l’Experience per chi ha già maggiore confidenza sugli sci». Uno staff giovane, ma molto preparato. Detto di Alessandro Bossi che segue la categoria Giovani, insieme a Fabio Peyracchia e l’ex skiman della nazionale azzurra e storico coach limonese Carlo Fiandrino, e detto di Steu nei Children con Gianluca Caramello e Nicola Andreani, a seguire il gruppo Pulcini è Mattia Rista fianco a fianco con Ruggero Barbera e Luisa Baessato.

Nell’avviamento sono in sei ovvero Umberto Quirino, Lorenzo Ferrari, Alessandra Orlando Angelica Risso e Nicole Dalmasso. E poi c’è Gabriele Pisanu, medico sociale dello sci club e specializzando in ortopedia e traumatologia. L’arrivo alla presidenza di Simone Azzoaglio ha dato nuovo slancio al club. «E non parlo tanto di risorse economiche – ancora Steu -, anche se la sua banca è uno dei nostri sponsor; abbiamo la fortuna di avere tanti altri partner che credono in quello che facciamo e ci sostengono. Simone è un manager che lavora soprattutto sul territorio: sa come bisogna gestire al meglio un’attività e conosce benissimo quali sono i problemi attuali. Soprattutto nello sport, visto che prima di tutto è un grande appassionato. Non lo conoscevo prima, ma da quando è entrato con noi, posso dire che un amico. Ha portato il suo entusiasmo, ma al tempo stesso grande professionalità per poter offrire sempre più qualità, ascoltando le esigenze delle famiglie». Dalmasso e gli allenatori escono dalla sede.
È tempo di foto. Gruppi e ritratti. Il direttore tecnico non si sofferma solo sulla sua realtà ma ci tiene a sottolineare una sua battaglia, quella dello skipass regionale. «Sappiamo benissimo tutti che lo sci è sempre più costoso, soprattutto in Piemonte dove siamo gli unici senza uno ski-pass regionale, serve cambiare marcia per poter ritrovare il giusto slancio. E noi ci stiamo impegnando ancora di più su quest’aspetto».

ALESSANDRO ROSSI: «LOTTO CONTRO ESASPERAZIONE
E ABBANDONO»

Come è nata la proposta dello Ski College Limone?
«Lo scorso marzo ad Alagna durante i Campionati Regionali Children ho avuto un primo contatto con Stefano Dalmasso per allenare i Giovani. La prima intenzione era rimanere con il Varallo, dal momento che amo il mio territorio e sono davvero legato al mio club con cui ho gareggiato e mosso i primi passi da tecnico. In seguito questa opportunità mi ha galvanizzato e dopo alcuni ragionamenti ho scelto questa strada».

Come organizzi l’attività della tua categoria?
«Mi prendo cura di tredici Giovani. Otto ragazzi, ossia Lo Forte, Barone, Marengo, Morselli, Mulè, Ferrecchi, Bella e Andreis. Poi cinque ragazze, ovvero Badarello, Edelson, Quirino, Allasina e Gallina.
Ci alleniamo tutti i fine settimana e durante i giorni feriali sono sempre a disposizione, sia per chi studia e soggiorna a Limone, sia per chi viene dalle valli cuneesi o dalla Liguria. Gareggiamo fra circuiti delle NJR e FIS Cittadini: non sono un grande amante delle gare a priori, vedo in giro un’esasperazione costante che logora e frena gli atleti che lasciano troppo presto l’agonismo. Un fattore che ho vissuto anche io, sempre dietro all’ossessione dei punti».

E allora cosa bisogna fare?
«Ognuno deve capire il proprio livello e lavorare per migliorarlo. Senza però pretendere miracoli. Il mio obiettivo è tenere alta la voglia di allenarsi e poi gareggiare, cercando di portare i ragazzi fino al termine della categoria. Inutile imbattersi in circuiti come il Gran Premio Italia se poi non si hanno le capacità. Ovvio che poi smetti precocemente».

Diventerai istruttore in primavera. Cosa ricordi della selezione?
«Speriamo! Ricordo che sono stati giorni incredibili per l’emozione del gigante prima e degli archi successivamente. Mi sono preparato bene e con motivazione, vado più forte in gigante adesso a venticinque anni, rispetto a prima. Un dato che deve far riflettere sul precoce abbandono all’agonismo».

Articolo tratto da Race ski magazine 148 di febbaio 2018. Se vuoi acquistare la copia o abbonarti visita il nostro sito.

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