La Stelvio è un serpente innevato lungo 3270 metri, una lingua bianca, un budello di ghiaccio con dossi, contropendenze, salti. Questa picchiata pazzesca parte da 2255 metri e arriva in paese a Bormio, 1245. Oltre un chilometro di dislivello, di quadricipiti che bruciano, di lotta contro la forza centrifuga, di timore ma anche di entusiasmo. Il direttore tecnico Max Carca parla poco ma chiaramente: «Si può fare bene. Ho fuducia. Fill, Innerhofer, Paris, sono competitive le nostre punte». Eccoci allora in ricognizione sulla mitica pista Stelvio, che ritorna dopo la parentesi di Santa Caterina Valfurva. Prima di tutto un applauso va agli organizzatori: le truppe dei lisciatori hanno lavorato tutta la notte per ripulire la pista. Solo nella parte alta fino al salto de La Rocca c’è ancora neve sul pendio. E da questo punto allora inizia la nostra ricognizione con i coach azzurri.
Incontriamo Giuseppe Butelli al Canalino Sertorelli. «Si arriva assai veloci in questo punto. C’è una curva a sinistra da fare in spinta con il piede destro. E ‘ un tratto importante, infatti puoi perdere fino a 10 chilometri orari».
A Fontana Lunga c’è Lorenzo Galli: «E’ uno dei punti dove è necessario far correre lo sci. Oggi si arriva un po’ più piano, a maggior ragione è importante non fare attriti sulla neve inutili che potrebbero frenare l’azione». Ecco Patrick Staudacher a Pian dell’Orso: «Questa doppia è da fare bene. Soprattutto non stare attaccati alla prima porta. Se sbagli, ti complichi la vita». Le linee, già. Importanti davvero. I tempisimi sono sempre fondamentali, anche se una pista così tecnica può far recuperare errori. Arriviamo alla Carcentina, il punto più spettacolare del pendio. Ci dice Raimund Plancker: «Sbatte, è una diagonale in contropendenza. E’ fondamentale l’ingresso, scegliere i tempi ideali, altrimenti sbagli linea e perdi tempo. Le rughe del terreno sono insidiose, lo sci sbatte, anche se il settore quest’anno non è ghiacciatissimo». Eccoci da Max Carca al Ciuk, prima del Salto di San Pietro: «Salto spettacolare, ma non difficile. Se sei raccolto vai via bene».
Alla Konta c’è Alberto Ghidoni: «Un punto dove non bisogna abbassare la guardia, arrivi stanco. Devi essere sveglio a non addormentarti». Massimo Rinaldi è sulla picchiata Feleit. «Il punto criuciale dello schuss finale è un piccolo salto. Se arrivi largo perdi velocità e non punti verso il traguardo con la traiettoria più efficace». E poi è tutta questione di muscoli, di cuore, di adrenalina. Appuntamento alle 12.30, invece che 11.45, così si finisce di pulire dalla neve la parte alta: sarà spettacolo sicuramente! Ed ecco gli 8 azzurri in cerca di gloria: 11 Dominik Paris, 13 Peter Fill, 18 Christof Innerhofer, 39 Mattia Casse, 43 Emanuele Buzzi, 52 Werner Heel, 53 Matteo Marsaglia e 58 Davide Cazzaniga.